domenica, giugno 26, 2011

I principi della neolingua


Appendice
I principi della Neolingua
La Neolingua era la lingua ufficiale in Oceania ed era stata inventata per venire incontro alle necessità ideologiche del Socing, o Socialismo Inglese. Nell'anno 1984 non c'era ancora nessuno che usasse la Neolingua come unico mezzo di comunicazione, sia a voce che per iscritto. Gli articoli di fondo del giornale erano scritti in Neolingua, ma essi costituivano un tour de force che poteva essere compiuto soltanto da uno specialista. Ci si riprometteva che la Neolingua sostituisse infine l'Archelingua (ovvero l'inglese comune, come si potrebbe anche chiamare) press'a poco attorno all'anno 2050. Nel frattempo, tuttavia, essa guadagnava costantemente terreno, dal momento che tutti i membri del Partito tendevano sempre più a usare parole e costrutti grammaticali in Neolingua, nei discorsi giornalieri. Il sistema in uso nel 1984, e incorporato nella decima edizione del Dizionario della Neolingua, era del tutto provvisorio e conteneva molte parole superflue e forme arcaiche che sarebbero state soppresse a tempo debito. La nota presente considera, pertanto,
solo il sistema finale, e ulteriormente perfezionato, quale si trova incorporato nell'undicesima edizione del suddetto Dizionario.
Fine della Neolingua non era soltanto quello di fornire un mezzo di espressione per la concezione del mondo e per le abitudini mentali proprie ai seguaci del Socing, ma soprattutto quello di rendere impossibile ogni altra forma di pensiero. Era sottinteso come, una volta che la Neolingua fosse stata definitivamente adottata, e l'Archelingua, per contro, dimenticata, un pensiero eretico (e cioè un pensiero in contrasto con i principi del Socing) sarebbe stato letteralmente impensabile, per quanto almeno il pensiero dipende dalle parole con cui è suscettibile di essere espresso. Il suo lessico era costituito in modo tale da fornire espressione esatta e spesso assai sottile a ogni significato che un membro del Partito potesse desiderare propriamente di intendere. Ma escludeva, nel contempo, tutti gli altri possibili significati, così come la possibilità di arrivarvi con metodi indiretti. Ciò era stato ottenuto in parte mediante l'invenzione di nuove parole, ma soprattutto mediante la soppressione di parole indesiderabili e l'eliminazione di quei significati eterodossi che potevano essere restati e, per quanto era possibile, dei significati in qualunque modo secondari. Daremo un unico esempio. La parola libero esisteva ancora in Neolingua, ma poteva essere usata solo in frasi come "Questo cane è libero da pulci" ovvero "Questo campo è libero da erbacce". Ma non poteva essere usata nell'antico significato di "politicamente libero" o "intellettualmente libero" dal momento che la libertà politica e intellettuale non esisteva più, nemmeno come concetto, ed era quindi, di necessità, priva di una parola per esprimerla. Ma, a parte la soppressione di parole di carattere palese mente eretico, la riduzione del vocabolario era considerata fine a se stessa, e di nessuna parola di cui si potesse fare a meno era ulteriormente tollerata l'esistenza. La Neolingua era intesa non a estendere, ma a diminuire le possibilità del pensiero; si veniva incontro a questo fine appunto, indirettamente, col ridurre al minimo la scelta delle parole.
La Neolingua era fondata sul ceppo della lingua quale noi la conosciamo, sebbene numerose frasi in Neolingua, pur se non contengano parole di nuovo conio, sarebbero scarsamente intelligibili per chi parla la lingua d'oggigiorno. Le parole in Neolingua erano divise in tre classi distinte, che prendevano il nome di Vocabolario "A", Vocabolario "B" (detto anche delle parole composte), e infine Vocabolario "C". Sarà più semplice esaminare ciascuna classe per conto proprio, ma le particolarità riguardanti l'applicazione delle regole grammaticali verranno trattate nella sezione dedicata al Vocabolario "A", dal momento che le medesime regole sono in vigore per tutte e tre le sezioni.
Vocabolario A. Il vocabolario A consisteva nelle parole in uso per il disbrigo degli affari giornalieri, per operazioni come mangiare, bere, lavorare, vestirsi, salire le scale, guidare veicoli, fare giardinaggio, cucinare e simili. Era composto quasi interamente di parole che noi possediamo già (parole come battere, correre, cane, albero, zucchero, casa, campo) ma, a paragone con il vocabolario attuale, il loro numero era estremamente ridotto, mentre i loro significati era no assai più rigidamente definiti.
Tutte le ambiguità e sfumature di significato erano state completamente eliminate. Nei limiti del possibile, una parola in Neolingua appartenente a questa classe era semplicemente una specie di suono staccato che esprimeva una sola idea chiaramente intesa. Sarebbe stato del tutto impossibile usare il Vocabolario per scopi letterari, ovvero per discussioni politiche o filosofiche. Era destinato soltanto a esprimere pensieri semplici e definiti, che chiamassero in causa oggetti concreti e azioni materiali.
La grammatica della Neolingua aveva due principali caratteristiche. La prima era una quasi completa intercambiabilità tra le parti del discorso. Ogni parola della lingua (e per principio ciò si applicava anche a parole del tatto astratte come se ovvero quando) poteva essere usata sia come verbo, sia come nome o come aggettivo o avverbio. Tra forme verbali o nominali, quando appartenevano alla stessa radice, non sussisteva alcuna variazione, e questa regola era quella che determinava la scomparsa di non poche forme arcaiche. La parola pensiero, per esempio, non esisteva da sola e in questa forma, in Neolingua. Il suo posto era stato preso dalla parola pensare, che serviva sia per il nome che per il verbo. Non era seguito alcun principio etimologico: in taluni casi era il nome originale che veniva mantenuto, in altri era il verbo. Anche quando un verbo o un nome di significato analogo non erano connessi tra loro etimologicamente, l'uno o l'altro dei due era frequentemente soppresso. Non c'erano, per esempio, parole come taglio, dal momento che il suo significato era espresso a sufficienza dal nome coltello. Gli aggettivi erano formati mediante l'aggiunta del suffisso evole al nome-verbo, e gli avverbi mediante l'aggiunta del suffisso mente. Così, per esempio, velocitevole, significava "rapido" e velocitamente significava "rapidamente". Taluni degli aggettivi odierni come buono, forte, grande, nero, molle, erano mantenuti, ma il loro numero era alquanto basso. C'era infatti scarso bisogno di essi, dal momento che qualsiasi significato aggettivale poteva essere facilmente ottenuto aggiungendo l'evole al nome-verbo. Non era mantenuto nessuno degli avverbi attuali, se si eccettuano quelli che già finiscono in mente: la terminazione mente era invariabile. La parola bene, per esempio, era stata sostituita con buonamente.
Oltre a ciò, ogni parola (e questo, per principio, riguardava ogni parola che esistesse nella lingua) si sarebbe potuta rendere negativa aggiungendo l'affisso s, ovvero poteva essere rafforzata con l'affisso plus, o, se si fosse voluto ancor più sottolineare il rafforzamento, con bisplus: così, per esempio, sfreddo significava "caldo", mentre plusfreddo e bisplusfreddo significavano, rispettivamente, "molto freddo, e "eccezionalmente freddo". Era anche possibile, come del resto nella lingua attuale, modificare il significato di quasi tutte le parole con le proposizioni ante, post, sopra, sotto ecc.
Con simili metodi si era riusciti a realizzare una enorme diminuzione del vocabolario. Si prenda per esempio la parola buono; non c'era bisogno di adoperare la parola cattivo, dal momento che l'identico significato era espresso egualmente bene (e anzi meglio) dalla parola sbuono. Tutto quel che c'era da fare, semmai, in ogni caso in cui due parole formavano una coppia naturale di opposti, era di decidere quale dei due sopprimere. Buio, per esempio, poteva essere sostituito da sluce, ovvero luce da sbuio, a preferenza. La seconda caratteristica della grammatica in Neolingua consisteva nella sua regolarità. Con le sole pochissime eccezioni che sono elencate sotto, tutte le coniugazioni seguivano le stesse regole.
Cosi, in tutti i verbi, il passato e il participio passato erano gli stessi e finivano in ato. Il passato di dormire era dormato, e quello di correre era corrato, e così via; in tutta la lingua forme come disteso, emerso, inciso, insorto, preteso, ecc, erano state del tutto abolite, per dare luogo a distendato, emergato, incidato: sorgato, pretendato, ecc. Il plurale si faceva sostituendo l'ultima vocale, qualsiasi essa fosse, con "i " sia che il nome fosse maschile o femminile, per esempio:
donna, donni; scopa, scopi; uomo, uomi, ecc.
Le sole classi di parole cui era permesso di declinarsi irregolarmente erano i pronomi, gli aggettivi relativi e dimostrativi e i verbi ausiliari. Tutti questi seguivano le regole antiche, eccetto il pronome il quale, che era stato soppresso come inutile, e la totale eliminazione del condizionale. Si riscontravano inoltre alcune irregolarità nella formazione delle parole, derivate dalla necessità di un fraseggiare rapido e facile. Una parola difficile da pronunziarsi o che avesse corso rischio d'essere fraintesa era ritenuta ipso facto una cattiva parola: di quando in quando, allora, per ragioni di eufonia, talune lettere straordinarie venivano inserite in una nuova parola ovvero venivano ritenute alcune forme arcaiche. Ma tutto ciò va messo in relazione segnatamente con il vocabolario B. Il perché veniva data tanta importanza a ogni facilitazione della pronuncia verrà illustrato, più sotto, in questa stessa nota.
Vocabolario B. Il vocabolario B consisteva di parole che erano state create deliberatamente per scopi politici, vale a dire parole che avevano non solo, in ogni caso, un significato politico, ma che erano per l'appunto intese a imporre un atteggiamento mentale, in una direzione desiderata, nella persona che ne faceva uso. Senza una profonda conoscenza e comprensione del Socing era piuttosto difficile usare correttamente di queste parole. In certi casi esse venivano tradotte in Archelingua, ovvero con certe parole tolte dal Vocabolario A, ma esse richiedevano, in questi casi, comunque, lunghe e complicate parafrasi, senza contare la perdita di alcune importanti sfumature. Le parole del vocabolario B costituivano una sorta di stenografia verbale, che riusciva spesso a concentrare un intero sistema di idee in poche sillabe, ed era nello stesso tempo più accurata e flessibile che non la lingua ordinaria.
Le parole B erano, in ogni caso, parole composte6. Consistevano in due o più parole, ovvero porzioni di parole, combinate assieme in una forma che fosse di semplice pronunzia. L'amalgama che ne risultava era sempre un nome-verbo, e si coniugava secondo le regole ordinarie. Per fare un solo esempio, la parola pensabuono, che significava, a un dipresso, "ortodossia" e anche, se si doveva considerare verbo, "pensare in maniera ortodossa", si fletteva cosi: nome-verbo pensabuono, passato e participio passato pensabuonato; participio presente, pensabuonante, aggettivo (irregolare) pensabenista; avverbio, pensabuonamente.
Le parole B non erano costruite in nessun sistema etimologico. Le parole di cui erano fatte potevano venire da qualsiasi parte del discorso, e avrebbero potuto essere messe in un ordine qualsiasi, ovvero potevano essere amputate in qualsiasi modo che potesse favorirne la pronunzia, mentre mantenevano quelle caratteristiche che potessero suggerire la loro derivazione. Nella parola psicoreato (delitto di pensiero), per esempio, la parola reato veniva dopo, mentre nella parola reasesso (immoralità sessuale), mutilata dell'ultima sillaba, la precedeva. Per la gran difficoltà di raggiungere sempre forme eufoniche, formazioni irregolari erano più frequenti nel Vocabolario B che non in quello A. Per esempio le forme aggettivali di Miniver, Minipax, Minamor, erano, rispettivamente, Miniverista, Minipaxiere, Minamorasta per il semplice fatto che verèvole, paxèvole e amorèvole erano considerati di pronunzia troppo difficile. Come principio generale, tuttavia, tutte le parole del Vocabolario B si declinavano e si coniugavano nel modo usuale.
Alcune delle parole B possedevano significati così sottili e delicati di sfumature che divenivano pressoché inintelligibili per chi non conoscesse la lingua nel suo insieme. Si prenda a esempio la seguente tipica frase che ricorreva spesso in articoli di fondo del giornale:
Archepensèvoli spanciasentire Socing.
Una parafrasi il più possibile abbreviata e che peraltro trascurava non poche sfumature di tale frase può essere resa in Archelingua, così: "Coloro le cui idee furono formate innanzi la Rivoluzione non possono avere una comprensione emotiva dei principi del socialismo inglese". Ma questo, come s'è detto, non rappresenta una traduzione adeguata. Tanto per cominciare, per capire tutt'intero il significato della frase in Neolingua citata di sopra, si sarebbe dovuta avere un'idea il più possibile chiara e completa di che cosa s'intendeva per Socing. Oltre a ciò, solo una persona che fosse profondamente radicata nella dottrina del Socing avrebbe potuto apprezzare la forza di una parola come panciasentire, che conteneva un significato di cieca, entusiastica accettazione, difficile a immaginarsi oggigiorno, e allo stesso modo anche quella d'una parola come archepensare, che era strettamente connessa con l'idea della malvagità e della decadenza. La speciale funzione di talune parole in Neolingua come, per esempio, archepensare, non consisteva tanto nell'esprimere significati, quanto nel distruggerli. Codeste parole, che erano necessariamente in numero limitato, avevano avuta, i loro significati allargati tino a includere in se medesimi intere batterie di parole che, essendo state sufficientemente ricoperte da un unico termine comprensivo di esse tutte, potevano essere cancellate e dimenticate. La più grande difficoltà cui andavano incontro coloro che compilavano il Dizionario della Neolingua non consisteva tanto nell'inventare le nuove parole quanto nel rendersi perfettamente conto di quel che volevano dire, di renderei conto, cioè, quali sistemi di parole e di frasi esse venivano a sopprimere con la loro esistenza.
Come abbiamo già veduto nel caso della parola lìbero, parole che un tempo avevano avuto un significato eretico venivano pur mantenute, talvolta, per via della convenienza, ma il significato sfavorevole era come purgato. Innumerevoli altre parole, come onore, giustizia, morale, internazionalismo, democrazia, scienza e religione avevano semplicemente cessato del tutto di esistere. Poche parole avevano la funzione di ricoprirle, e ricoprendole le abolivano. Tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti di libertà e di eguaglianza, per esempio, erano contenute nella semplice parola psicoreato, mentre tutte le parole che si raggruppavano attorno ai concetti di obbiettività e razionalismo erano contenute nell'unica parola archepensare. Una precisione maggiore sarebbe stata pericolosa; ciò che si richiedeva in un membro del Partito era un atteggiamento simile a quello degli antichi ebrei che sapevano, senza peraltro conoscere gran che oltre a quel fatto, che tutte le altre nazioni diverse dalla loro adoravano "falsi dei". Non era necessario sapere che quegli dei si chiamavano Baal, Osiride, Moloch, Astaroth e simili: probabilmente, meno cose si conoscevano attorno a essi, tanto più l'ortodossia ci avrebbe guadagnato. Si conoscevano Geova e i comandamenti di Geova: e si sapeva quindi, che tutti gli dei che portavano nomi diversi, o diversi attributi, erano falsi. In modo pressoché analogo, un membro del Partito sapeva quel che costituiva la condotta giusta, e in certi termini estremamente vaghi e generali egli sapeva quali generi di traviamenti erano possibili da essa. La sua vita sessuale, per esempio, era interamente regolata dalle due parole in Neolingua reasesso (e cioè immoralità sessuale) e sesbuono (castità). Reasesso copriva tutti i significati negativi: la fornicazione, l'adulterio, la pederastia e altre perversioni, e oltre al resto, naturalmente, i normali rapporti sessuali fra uomo e donna, fine a se stessi. Non c'era bisogno di enumerarli separatamente, poiché essi erano colpevoli tutti nello stesso modo e, per principio, tutti erano punibili con la morte. Nel vocabolario C, che consisteva in parole scientifiche e tecniche, avrebbe potuto essere necessario dare definizioni specializzate di talune aberrazioni sessuali, ma i cittadini ordinari non avevano bisogno di quelle parole. Essi sapevano quel che s'intendeva per sesbuono, e cioè rapporti sessuali tra marito e moglie al solo scopo di procreare la prole, e senza alcun piacere fisico da parte della donna: tutto il resto era reasesso. In Neolingua era assai raramente possibile seguire un pensiero eretico al di là della pura e semplice percezione, appunto perché esso era eretico: oltre quel punto, le parole che sarebbero state necessarie non esistevano.
Nessuna parola del vocabolario B era ideologicamente neutra. Gran parte erano eufemismi. Parole, a esempio, come svagocampo (campo per lavori forzati) o Minipax (Ministero della Pace, e cioè Ministero della Guerra) significavano quasi esattamente l'opposto di quel che parevano, in un primo momento. Talune parole, d'altra parte, manifestavano una schietta e spregiativa comprensione della vera natura della società dell'Oceania. Un esempio era la parola prolenutro, che stava a significare tutti gli intrattenimenti da pochi soldi e le notizie di varietà che il Partito teneva in serbo per le masse. Altre parole ancora erano ambivalenti e avevano significato positivo ove fossero applicate al Partito e ai suoi membri, e significato negativo ove fossero applicate, invece, ai loro nemici. C'erano inoltre parole in gran numero che, a prima vista, sembravano abbreviazioni pure e semplici e che derivavano il loro colore ideologico non dal loro significato ma dalla loro struttura.
Per quanto si poteva, tutto quel che aveva o che poteva avere un significato politico, di qualsiasi genere, veniva sistemato nel Vocabolario B. I nomi di tutte le organizzazioni, gruppi di popolazioni, dottrine, paesi, istituzioni, edifici pubblici, ecc. era invariabilmente ridotto a una forma semplice e familiare; vale a dire una sola parola di pronunzia facile, e col minor numero possibile di sillabe, che potesse preservare il colore della sua derivazione originale. Nel Ministero della Verità, per esempio, l'Archivio, in cui lavorava Winston Smith, si chiamava Arvo, il Reparto Amena si chiamava Ream e il Reparto dei Tele-programmi si chiamava il Telerep. Tutto ciò, non era stato però escogitato col. solo intento di risparmiare tempo. Anche nelle prime decadi del ventesimo secolo, le frasi e le parole abbreviate erano state una delle caratteristiche principali del linguaggio politico. E fu anche notato che la tendenza a usare le abbreviazioni era particolarmente sentita nei paesi a regime totalitario e nelle organizzazioni totalitariste. Si possono prendere, a esempio, parole come Nazi, Gestapo, Comintern, Inprecorr, Agitprop. In principio codesta pratica fu adottata spontaneamente, d'istinto, ma nella Neolingua essa fu sfruttata deliberatamente. Era stato notato infatti che, abbreviando un nome, si restringeva e si alterava con sottigliezza anche il suo significato, e se ne tagliavano fuori e abolivano tutte quelle idee accessorie che potevano restarvi apprese. Le parole Internazionale Comunista, per esempio, richiamavano un quadro composto di una universale fratellanza umana, bandiere rosse, barricate, Carlo Marx e la Comune di Parigi. La parola Comintern, invece, suggerisce soltanto l'idea d'una organizzazione ordinata e un ben definito corpo di dottrine. Si riferisce, insomma, a qualche cosa che si può facilmente identificare, e limitato, nei suoi scopi, come appunto una sedia o una tavola. Comintern è una parola che si può pronunciare quasi senza corredarla d'una immagine, mentre Internazionale Comunista è una frase su cui si è obbligati a indugiare, se anche per un breve momento. Nello stesso modo, le associazioni di idee create con parole come Miniver sono in numero minore e più facilmente controllabili che non quelle richiamate dal Ministero della Verità. Questa era la ragione che aveva determinato l'abitudine non solo di abbreviare le parole tutte le volte che fosse stato possibile, ma anche di preoccuparsi al massimo perche ogni parola fosse di facile pronunzia.
In Neolingua l'eufonia superava ogni considerazione che non riguardasse, naturalmente, l'esattezza del significato. La regolarità della grammatica le era sempre sacrificata tutte le volte che fosse sembrato necessario. E ciò era giusto, dal momento che i fini politici richiedevano in modo particolare parole brevi e scattanti, di significato esattissimo, e che potessero essere pronunziate rapidamente e soprattutto che ridestassero il minimo possibile di echi nella mente di chi parlava (come anche di chi ascoltava). Le parole del Vocabolario B guadagnavano di forza anche per il fatto che la maggior parte erano assai simili tra loro. Quasi invariabilmente, tali parole (pensabuono, Minipax, prolenutro, reasesso, svagocampo, Socing, ecc.) erano costituite da poche sillabe e si prestavano a un tipo di discorso saltellante e monotono.
E ciò era esattamente quel che si trovava in fondo agli scopi della Neolingua. L'intenzione era infatti di rendere il discorso, e specialmente il discorso su qualsiasi argomento che non fosse ideologicamente neutrale, indipendente il più possibile da una corrente di pensiero operante. Per gli scopi della vita quotidiana era senza dubbio necessario, almeno in certi casi, riflettere prima di parlare, ma un membro del Partito, richiesto di emettere un giudizio etico o politico, sarebbe stato capace di esprimere opinioni corrette in modo automatico così come un facile mitragliatore una scarica di pallottole. La sua educazione lo inquadrava, la lingua gli dava uno strumento garantito, e la tessitura delle parole, con i loro suoni aspri e una certa deliberata sgradevolezza che era in perfetto accordo con lo spirito del Socing, assisteva il processo fino in fondo.
E analogamente operava il fatto d'aver tanto poche parole da scegliere. Relativamente al nostro, il vocabolario della Neolingua era assai sottile, e ci si adoperava di continuo a trovare il mezzo di ridurlo ulteriormente. La Neolingua, infatti, era distinta da quasi tutte le altre lingue dal fatto che il suo vocabolario diventava ogni giorno più sottile invece di diventare più spesso. Ogni riduzione rappresentava una conquista, perché più piccolo era il campo della scelta e più limitata era la tentazione di lasciar spaziare il proprio pensiero. Si sperava, da ultimo, di far articolare il discorso nella stessa laringe, senza che si dovessero chiamare in causa i centri del cervello. Questo progetto era chiaramente ammesso nella parola in Neolingua ocolingo, che significava "parlare come un'oca"; come molte altre parole del vocabolario B, ocolingo aveva un significato ambivalente. Se le opinioni erano ortodosse, voleva tributare lode, e se il giornale avesse detto che uno degli oratori del Partito era un bisplusbuono ocolinghèvole significava infatti tributargli un complimento affettuoso e lusinghiero.
Vocabolario C. Il vocabolario C costituiva un supplemento degli altri e consisteva quasi interamente di termini scientifici e tecnici. Questi rassomigliavano ai termini scientifici in uso oggigiorno, ed erano costruiti con le medesime radici, ma si aveva cura di definire in modo preciso i significati e togliere loro tutti quelli, invece, che fossero indesiderabili.
Seguivano le stesse regole grammaticali che valevano per le parole degli altri due vocabolari. Pochissime parole del vocabolario C erano d'uso corrente nei discorsi quotidiani, ovvero in quelli di carattere politico. Qualsiasi operaio specializzato o tecnico avrebbe potuto trovare tutte le parole che gli erano necessarie nella lista dedicata alla sua specializzazione, ma dava di rado più che una fuggevole occhiata alle parole che componevano le altre liste. Solo pochissime parole erano comuni a tutte le liste, e non c'era alcun vocabolario che esprimesse la funzione della Scienza come abito mentale, ovvero un modo di pensiero che non fosse invece interessato esclusivamente alle sue specialità. Non c'era infatti alcuna parola per "Scienza", poiché tutti i significati che avrebbe potuto avere erano già a sufficienza espressi nella parola Socing.
Dai cenni di sopra si comprenderà che in Neolingua l'espressione di opinioni eterodosse al disopra di un bassissimo livello era praticamente impossibile. Era naturalmente possibile dire invece eresie di specie molto cruda e violenta, una sorta di bestemmie, insomma. Sarebbe stato possibile, per esempio, dire Il Gran Fratello è sbuono. Ma questa proposizione, che a un orecchio ortodosso sarebbe suonata come una assurdità palese di per se stessa, non avrebbe potuto essere appoggiata da alcuna dimostrazione, dal momento che le parole necessarie a quello scopo non c'erano più. Le idee contrarie al Socing si potevano rivestire di una vaga forma priva di parole, e si solevano definire in certi larghissimi termini che si potevano classificare insieme e che condannavano interi gruppi di eresie senza peraltro, così facendo, riuscire a definirsi. Si poteva, infatti, usare la Neolingua per scopi eterodossi solo traducendo, illegittimamente, alcune parole in Archelingua. Per esempio Tutti gli uomini sono eguali era una frase possibile in Neolingua, ma solo nel senso che la frase tutti gli uomini hanno i capelli rossi ha in Archelingua. Non conteneva nessun grammaticale, ma esprimeva una palpabile sverità... e cioè che tuta gli uomini siano di eguale formato, altezza, peso e forza, ecc. Il concotto di eguaglianza politica non esisteva più e quel significato secondario era stato infatti purgato dalla parola eguale. Nel 1984, quando l'Archelingua era ancora il mezzo normale di comunicazione, esisteva il pericolo teorico che, pure usando parole in Neolingua, ci si potesse ricordare del loro significato originario. In pratica non era difficile, per qualsiasi persona che avesse una solida esperienza di bispensiero, evitare quel pericolo, ma nello spazio di due generazioni anche soltanto la possibilità di quel pericolo sarebbe del tutto scomparsa. Una persona cresciuta con la Neolingua come sua sola lingua non avrebbe mai saputo che eguale aveva avuto un tempo anche il significato secondario di "eguale politicamente", e che la parola libero aveva avuto quello di "intellettualmente libero", così come una persona che non conosca affatto la tecnica del gioco degli scacchi non può essere a parte dei significati secondari delle parole regina o torre. Molti delitti ed errori si sarebbero trovati oltre la possibilità d'essere commessi, solo per il fatto che non avevano un nome e quindi non erano concepibili. E si sarebbe anche potuto prevedere che, con il passare del tempo, le caratteristiche distintive della Neolingua si sarebbero pronunciate sempre di più, le sue parole sarebbero diminuite vieppiù, i loro significati sarebbero diventati sempre più rigidi, e la possibilità di usarli a sproposito si sarebbe ridotta al minimo.
Il giorno che l'Archelingua fosse stata sostituita una volta per tutte dalla Neolingua, si sarebbe infranto l'ultimo legame con il passato. La Storia era già stata riscritta, ma frammenti di letteratura del passato sopravvivevano qua e là, ancora imperfettamente censurati; fino a quando fosse stato possibile conservare rudimenti di Archelingua, sarebbe pur sempre stato possibile leggerli. Nel futuro, tali frammenti, anche se avessero avuto la possibilità di sopravvivere, sarebbero stati inintelligibili e intraducibili. Non si poteva, infitti, tradurre qualsiasi proposizione in Archelingua in una corrispondente di Neolingua, a meno che essa non si riferisse a un qualche procedimento tecnico, ovvero a una azione giornaliera delle più semplici e ovvie, o fosse, a ogni modo, perfettamente ortodossa (pensabenista, in Neolingua) nelle tendenze che tradiva. Ciò significava, in pratica, che nessun libro scritto a un dipresso prima del 1960 si sarebbe potuto tradurre per intero. La letteratura pre-rivoluzionaria si sarebbe potuta soltanto sottoporre a un processo di traduzione ideologica, vale a dire a un'alterazione così nel senso come nella lingua. Si prenda per esempio, il ben noto passo della Dichiarazione d'Indipendenza:
Noi riteniamo che queste verità siano evidenti di per se stesse, che cioè tutti gli uomini sono creati uguali, che essi sono stati dotati dal loro creatore di certi inalienabili diritti, e che tra questi c'è la vita, la libertà e la ricerca per il raggiungimento della felicità. Che per assicurare tutti i diritti, i governi vengono istituiti fra tutti gli uomini, e derivano i loro poteri dal consenso dei governati. Che in qualsiasi caso in cui una qualsiasi forma di Governo divenga micidiale per questi fini, è nel diritto del popolo di alterarla o di abolirla, e di istituire un nuovo Governo...
Sarebbe stato assolutamente impossibile rendere tutto questo in Neolingua, rispettando il senso dell'originale. L'approssimazione maggiore cui si poteva giungere, sarebbe stato d'inghiottire tutto il passato nell'unica parola psicoreato.
Una traduzione completa e analitica avrebbe potuto essere soltanto una traduzione ideologica, nella quale le parole di Jefferson sarebbero state trasformate in un panegirico dello Stato assoluto.
Gran parte, infatti, della letteratura del passato era già stata trasformata in questo modo. Considerazioni di prestigio facevano ritenere opportuno, e anzi in certi casi desiderabile, conservare la memoria di alcune figure storiche, mentre si badava, naturalmente, di mettere al corrente le loro opere con la filosofia del Socing. Numerosi scrittori come, per esempio, Shakespeare, Milton, Swift, Byron, Dickens e qualche altro stavano ancora subendo il trattamento della traduzione ideologica. Una volta che tale lavoro fosse stato completato, i loro scritti originali, assieme a tutto ciò che sopravviveva della letteratura del passato, sarebbero stati distrutti. Codeste traduzioni erano un lavoro piuttosto lento e difficile, e non ci s'aspettava che fossero terminate innanzi la prima o la seconda decade del secolo ventesimoprimo. C'era anche una quantità enorme di letteratura puramente utilitaria (indispensabili manuali tecnici e simili) che doveva essere sottoposta allo stesso trattamento. Fu soprattutto per concedere un po' più di respiro al lavoro preliminare di traduzione, che l'adozione finale della Neolingua era stata fissata a una data così lontana come il 2050.


George Orwell (da "1984")

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