venerdì, dicembre 21, 2012

Il vero nemico

Non perdere la faccia

sabato, dicembre 01, 2012

sabato, novembre 03, 2012

Regolamento del Movimento 5 stelle - non statuto

 
non statuto
REGOLAMENTO


ARTICOLO 1 – NATURA E SEDE
Il “MoVimento 5 Stelle” è una “non Associazione”. Rappresenta una piattaforma ed un veicolo di confronto e di consultazione che trae origine e trova il suo epicentro nel blog www.beppegrillo.it.
La “Sede” del “MoVimento 5 Stelle” coincide con l’indirizzo web www.beppegrillo.it.
I contatti con il MoVimento sono assicurati esclusivamente attraverso posta elettronica all’indirizzo MoVimento5stelle@beppegrillo.it.
 
ARTICOLO 2 - DURATA
Il MoVimento 5 Stelle, in quanto “non associazione”, non ha una durata prestabilita.

ARTICOLO 3 – CONTRASSEGNO
Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso.

ARTICOLO 4 – OGGETTO E FINALITÀ
Il “MoVimento 5 Stelle” intende raccogliere l’esperienza maturata nell’ambito del blog www.beppegrillo.it, dei “meetup”, delle manifestazioni ed altre iniziative popolari e delle “Liste Civiche Certificate” e va a costituire, nell’ambito del blog stesso, lo strumento di consultazione per l’individuazione, selezione e scelta di quanti potranno essere candidati a promuovere le campagne di sensibilizzazione sociale, culturale e politica promosse da Beppe Grillo così come le proposte e le idee condivise nell’ambito del blog www.beppegrillo.it, in occasione delle elezioni per la Camera dei Deputati, per il Senato della Repubblica o per i Consigli Regionali e Comunali, organizzandosi e strutturandosi attraverso la rete Internet cui viene riconosciuto un ruolo centrale nella fase di adesione al MoVimento, consultazione, deliberazione, decisione ed elezione.
Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.

ARTICOLO 5 – ADESIONE AL MOVIMENTO
L’adesione al MoVimento non prevede formalità maggiori rispetto alla registrazione ad un normale sito Internet. Il MoVimento è aperto ai cittadini italiani maggiorenni che non facciano parte, all’atto della richiesta di adesione, di partiti politici o di associazioni aventi oggetto o finalità in contrasto con quelli sopra descritti.
La richiesta di adesione al MoVimento verrà inoltrata tramite Internet; attraverso di essa, l’aspirante Socio provvederà a certificare di essere in possesso dei requisiti previsti al paragrafo precedente.
Nella misura in cui ciò sia concesso, sulla scorta delle vigenti disposizioni di legge, sempre attraverso la Rete verrà portato a compimento l’iter di identificazione del richiedente, l’eventuale accettazione della sua richiesta e l’effettuazione delle relative comunicazioni.
La partecipazione al MoVimento è individuale e personale e dura fino alla cancellazione dell’utente che potrà intervenire per volontà dello stesso o per mancanza o perdita dei requisiti di ammissione.

ARTICOLO 6 – FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITÀ
SVOLTE SOTTO IL NOME DEL “MOVIMENTO 5 STELLE”

Non è previsto il versamento di alcuna quota di adesione al MoVimento. Nell’ambito del blog www.beppegrillo.it potranno essere aperte sottoscrizioni su base volontaria per la raccolta di fondi destinati a finanziare singole iniziative o manifestazioni.

ARTICOLO 7 – PROCEDURE DI DESIGNAZIONE
DEI CANDIDATI ALLE ELEZIONI

In occasione ed in preparazione di consultazioni elettorali su base nazionale, regionale o comunale, il MoVimento 5 Stelle costituirà il centro di raccolta delle candidature ed il veicolo di selezione e scelta dei soggetti che saranno, di volta in volta e per iscritto, autorizzati all’uso del nome e del marchio “MoVimento 5 Stelle” nell’ambito della propria partecipazione a ciascuna consultazione elettorale.
Tali candidati saranno scelti fra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettive, che siano incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato.
L’identità dei candidati a ciascuna carica elettiva sarà resa pubblica attraverso il sito internet appositamente allestito nell’ambito del blog; altrettanto pubbliche, trasparenti e non mediate saranno le discussioni inerenti tali candidature.
Le regole relative al procedimento di candidatura e designazione a consultazioni elettorali nazionali o locali potranno essere meglio determinate in funzione della tipologia di consultazione ed in ragione dell’esperienza che verrà maturata nel tempo.
Versione del 10/12/2009

sabato, ottobre 06, 2012

Il potere globale e sovranazionale (per sua natura costitutiva massonico e para-massonico)

Il Massone tecnocratico Mario Monti si fa alzare la palla dal para-massonico Council on Foreign Relations (consolidato pensatoio di grembiulini elitari) e schiaccia ogni residuo anelito di sovranità democratica per il popolo italiano





Come volevasi dimostrare.
Per inquadrare correttamente quanto è accaduto in data 27 settembre 2012 a New York, presso la Harold Pratt House (dal 1945 sede del Council on Foreign Relations nato nel 1921) sita tra Park Avenue e la 68esima strada, nell’Upper East Side, a Manhattan, occorre avere una visione complessiva di ciò che differenzia il potere globale e sovranazionale (per sua natura costitutiva massonico e para-massonico) da quella forma ormai decadente di modesto sotto-potere che è rimasto in dotazione precaria ai singoli stati nazionali europei (a meno che non si tratti di “nazioni kapò” come la Germania di Angela Merkel, esecutrice di progetti neo-quinquennali per conto terzi).
Cos’è, anzitutto, il Council on Foreign Relations (abbreviato: CFR )?
Si tratta di una delle tante associazioni para-massoniche palesi o segrete (in questo caso palese) la cui tradizione deriva direttamente dalla fine del XVIII secolo.
Questo tipo di associazioni possono essere definite para-massoniche in quanto sono sempre fondate da un nucleo ristretto di Liberi Muratori, i quali poi coinvolgono nelle loro attività sociali anche non-massoni (cosa che non potrebbero fare in Loggia, dove si può accedere soltanto dopo un lungo percorso preparatorio e una iniziazione ufficiale di tipo misteriosofico) per finalità più direttamente politiche, diplomatiche, civili, culturali o economiche di quanto (ufficialmente) può concedersi di fare una singola officina libero-muratoria o una federazione di logge (Comunione o Obbedienza che dir si voglia), vincolate a determinati principi rituali e sapienziali che limitano l’intervento diretto nelle questioni della Polis nazionale, inter-nazionale o globale.
E’ un po’ come il noto principio ecclesiastico cattolico in uso fino a secoli recenti, secondo cui Ecclesia abhorret a sanguine (“La Chiesa aborre lo spargimento di sangue”) e dunque, anche quando prescriveva di fatto la condanna a morte di qualcuno, essa veniva ufficialmente eseguita da una qualche forma di potere civile che recepiva le indicazioni superiori di matrice ierocratica.
Alcune organizzazioni massoniche si comportano analogamente, con non minore ipocrisia, per quello che attiene a questioni di politica, religione, diplomazia, economia e finanza, etc.
Esse, cioè, dichiarano la loro trascendenza esoterico-spirituale rispetto a questo tipo di interessi, e tuttavia delegano con minuzia strategica ad associazioni specifiche l’esecuzione dei propri desiderata.
Rimane il fatto, però, che –immancabilmente- queste società (segrete o palesi) para-massoniche sono sempre dirette (in modo riservato e più o meno velato) da una ristretta cerchia di Massoni: i non-massoni vi figurano come comprimari subalterni, compagni di viaggio, semplici ospiti occasionali, anche se si tratta di personalità ragguardevoli – a livello nazionale o internazionale – della politica, dei media, della diplomazia, dell’industria, della finanza, della cultura, etc.
Una associazione archetipica, da questo punto di vista, fu il CERCLE SOCIAL (anche denominato Club “Les Amis de la Vérité” ) fondato nel 1790 dai Massoni Nicolas de Bonneville (1760-1828) e Claude Fauchet (1744-1793), intorno al quale si dipanava l’attività politica e ideologico-culturale dei Massoni Guillaume François Charles Goupil de Préfelne (1727-1801), Marie Jean Antoine Nicolas de Caritat, marchese de Condorcet (1743-1794), Camille Desmoulins (1760-1794), Bertrand Barère (1755-1841), Jean Marie Roland de la Platière (1734-1793), Nicolas Edme Restif de La Bretonne (1734-1806), Louis-Sébastien Mercier (1740-1814), Jean-Baptiste de Lamarck (1744-1829), Jacques-Henri Bernardin de Saint-Pierre (1737-1814), Jacques Pierre Brissot (1754-1793) e di diversi altri, sia in Francia che nel resto d’Europa.
Del resto, quasi tutti i club rivoluzionari francesi (fondati da monarchico-costituzionali o repubblicani, giacobini moderati o estremisti, girondini o foglianti, cordiglieri o gruppi popolar-radicali) avevano una matrice massonica maggioritaria, che nel caso dell’area girondina diventava sovrapposizione totale fra logge e associazionismo politico-civile e culturale.
Nella prima parte dell’Ottocento, le principali società-paramassoniche (in questo caso, in gran parte segrete, dovendo lottare contro regimi assolutistici, tirannici, illiberali e anti-democratici) furono gli Adelfi, i Filadelfi, i Sublimi Maestri Perfetti, la Filikí Etería, la Giovine Italia, la Giovine Europa, il B'nai B'rith (società non segreta) e naturalmente la Carboneria, organizzazione inter-continentale (diffusa in Sud e Nord America, oltre che in tutta Europa), che costituì il più poderoso braccio armato del circuito massonico progressista.
Tra fine XIX e XX secolo (allorché la Carboneria perdura ancora, tanto da essere la protagonista della Rivoluzione che nel 1910 dota il Portogallo di una costituzione repubblicana parlamentare e di una legislazione laica in un paese fino ad allora dominato dal clericalismo più illiberale) vengono fondate nuove tipologie (non più segrete, ma solo riservate nella struttura, nel funzionamento e nelle finalità più importanti) di associazioni para-massoniche.
Nascono così il Bohemian Club (1872, a San Francisco), la Fabian Society (costituita a Londra nel 1884), la Pilgrims’ Society britannica (1902) e la Pilgrims’ Society statunitense (1903), il Round Table movement (1909, con il cerchio interno della Society of the Elect), il Royal Institute of International Affairs o Chatam House di Londra (1920), il Council on Foreign Relations (1921) con sedi a New York e a Washington, il Lucis Trust (1920-22, attualmente con sedi a New York, Londra e Ginevra, è anche membro del Consiglio economico e sociale dell’ONU ), il Tavistock Institute of Human Relations (1947) , la Mont Pelerin Society (1947), il Bilderberg Group (1954), la Ditchley Foundation (1957), la Trilateral Commission (1973), il Group of Thirty (1978), il Bruegel (2005) ed altre ancora.
Orbene, per quel che riguarda tutte queste società para-massoniche fondate e tuttora controllate da Massoni (nonostante la partecipazione subordinata e ancillare anche di profani), lasciamo al libro di imminente uscita,
Gioele Magaldi, MASSONI. Società a responsabilità illimitata. Il Back-Office del Potere come non è stato mai raccontato. Le radici profonde e le ragioni inconfessabili della crisi economica e politica occidentale del XXI secolo, Chiarelettere Editore,
il compito di approfondire rigorosamente i legami ideologici ed operativi di questi consessi ibridi con il milieu libero-muratorio in senso stretto.
In questa sede, basterà osservare che lo statunitense Council on Foreign Relations (CFR), al pari del suo omologo britannico Royal Institute of International Affairs (RIIA) o Chatam House  furono costituiti entrambi a seguito di importanti colloqui intervenuti a margine della Conferenza di Pace di Parigi del 1919.
Tale Conferenza, i cui protagonisti ufficiali furono ovviamente i rappresentanti delle nazioni vittoriose nella Prima Guerra Mondiale (1914-1918), e cioè i Massoni Woodrow Wilson (presidente USA) David Lloyd George (premier Regno Unito), George Clemenceau (presidente del consiglio francese, mentre il presidente della repubblica era Raymond Poincaré), Vittorio Emanuele Orlando (presidente del consiglio italiano), impegnati su posizioni strategiche e progettuali diverse rispetto al futuro dell’Europa e del Mondo, vide anche un intenso lavorio ufficioso e di diplomazia riservata (massonico-istituzionale) che condusse da un lato alla fondazione della Società delle Nazioni (28 giugno 1919), dall’altra alla costituzione appunto del RIIA (1920) e del CFR (1921), organizzazioni para-massoniche di nucleo anglo-americano e di vocazione mondialista.
Non per caso, pullulavano di Massoni tanto le famose riunioni informali presso l’Hotel Majestic di Parigi di fine maggio 1919 ( vi troviamo fra gli altri i Liberi Muratori Edward Mandell House, Walter Lippmann, Lionel George Curtis, Christian Archibald Herter, Charles Seymour, Archibald Cary Coolidge, James Thomson Shotwell, Harold William Temperley, Eustace Percy of Newcastle, Paul Warburg e il para-massone Herbert Hoover, futuro segretario al commercio sotto le presidenze USA dei Massoni conservatori Warren Harding e Calvin Coolidge, prima di raggiungere lui stesso la Casa Bianca nel 1929), quanto la Convenzione della Società delle Nazioni, incaricata di redigerne lo statuto ( fra altri meno ragguardevoli, vi rinveniamo i fratelli Edward Mandell House e Woodrow Wilson per gli USA, Edgar Robert Cecil per il Regno Unito, Paul Hymans per il Belgio, Léon Bourgeois per la Francia, Vi Kyuin Wellington Koo per la Cina, Makino Nobuaki per il Giappone, Vittorio Emanuele Orlando e Vittorio Scialoja per l’Italia, etc.).
Ma allora, che significato attribuire allo sfacciato endorsement che il para-massonico Council on Foreign Relations (per volontà delle sue eminenze grigie conservatrici, giacché ogni società para-massonica mondialista vede al suo interno tanto elementi conservatori che progressisti, e questi ultimi non hanno più alcuna residua simpatia per il fratello Mario Monti, ma al momento sono in minoranza nel CFR) ha propiziato con furbizia al Massone Mario Monti, per di più membro autorevole delle associazioni para-massoniche Bruegel,  Bilderberg Group e Trilateral Commission (di cui fino al 2011 è stato persino Chairman per l’Europa)?
Giriamo la domanda ai concittadini italiani, europei e occidentali in generale e alla pubblica opinione del Bel Paese (popolo e classe dirigente) in particolare.
Certo, il messaggio appare abbastanza chiaro.
Il Massone Mario Monti (ormai smaccatamente reazionario, tanto in politica che in economia, con il suo disprezzo per la volontà popolare e le conquiste sindacali e la sua adesione intransigente al Neoliberismo dogmatico peggiorato dal vampirismo fiscale) aspira a schiacciare ogni residuo anelito di sovranità democratica tanto per i partiti politici che per il Parlamento della Penisola (ridotti al rango di funzionari obbedienti a poteri altri), per non parlare dei semplici cittadini, specie quelli meno socialmente meno solidi, sempre più trattati come sudditi da impoverire e privare di consolidati diritti ad una vita dignitosa e normale.
Il Massone reazionario Mario Monti ha preannunciato, dopo aver ipocritamente dichiarato (del resto, da bugiardo matricolato, aveva anche previsto una immancabile crescita del PIL italiano a seguito delle sue sedicenti “riforme strutturali”), nei mesi scorsi, la sua indisponibilità a proseguire in un’attività politica diretta, che sarà pienamente disponibile anche a partire dal 2013 in avanti.
Sbagliano, tuttavia, coloro che pensano che Monti aspiri di nuovo a Palazzo Chigi.
Il suo vero obiettivo è il Quirinale, da cui attuare meglio e più autorevolmente il progetto di de-industrializzazione e impoverimento della società italiana (funzionale alla creazione di manodopera europea a basso costo, allo shopping di aziende e assets italiani da parte di amici e amici degli amici titolari di vari fondi di investimento sovra-nazionali, alla sostituzione della democrazia parlamentare con la tecnocrazia oligarchica ) magari manovrando qualche servizievole burattino (ce ne sono tanti disponibili) come presidente di un consiglio dei ministri direttamente commissariato da UE e BCE.
Sbagliano anche coloro (e fra questi l’ambiente di DAGOSPIA e alcune sue fonti male informate) che pensano a un Mario Draghi aspirante inquilino del Quirinale, per lasciare libera la poltrona di presidente BCE ad un tedesco.
Vedi in proposito
“I GRANDI POTERI INTERNAZIONALI, QUELLI CHE DICONO DI MUOVERE I MERCATI E CHE HANNO SOSTENUTO L’AVVENTO DI GOLDMAN MONTI A PALAZZO CHIGI, HANNO STABILITO ANCHE UNA SERIE DI COSINE CHE CI RIGUARDANO E CHE CI VERRANNO COMUNICATE A TEMPO DEBITO COME SE FOSSERO CASUALI. ..” , pezzo del 9 settembre 2012 by DAGOSPIA (clicca per leggere)
Hic manebibus optime, al contrario di quello che è stato riferito a Roberto D’Agostino & Company, è il pensiero del Massone Mario Draghi, insediato all’EuroTower di Francoforte.
Non si lascia una sedia da princeps (seppure delegato da oligarchie massoniche che ti indicano il percorso) per una da proconsole della provincia italica.
I posteri (a brevissimo) si incaricheranno di dire se abbiamo avuto ragione anche in questa previsione.
Invece, si dimostra acuta la percezione di DAGOSPIA in due altri recenti contributi che offriamo alla valutazione dei nostri lettori.
Ricapitolando: se qualcuno vuole comprendere esattamente quello che è accaduto il 27 settembre 2012 al CFR di New York, con alzata di palla del Massone David Rubenstein ( managing director e co-fondatore del Carlyle Group, già consulente del presidente USA James Carter) e facile schiacciata del Massone Mario Monti, si vada a leggere preliminarmente la trattazione sarcastica che ne fa la Redazione di Dagospia con il pezzo
“TOH!, ORA LOR SIGNORI SCOPRONO CHE SIAMO UN PAESE SENZA SOVRANITÀ, SENZA DIRITTO DI SCEGLIERE I PROPRI RAPPRESENTANTI IN PARLAMENTO. UNO STATO IN MANO A GERMANIA, AL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE, ALLA BCE, AI MERCATI FINANZIARI. TUTTA GENTE CHE IN ITALIA NON HA DIRITTO DI VOTO, MA NE HA UNO ASSAI PIÙ IMPORTANTE DI VETO E PER QUESTO HA IMPOSTO A COLPI DI SPREAD UN LORO TECNOCRATE A PALAZZO CHIGI, METTENDOSI D’ACCORDO CON IL QUIRINALE DI BELLA NAPOLI - 2- L’HA CAPITO PURE BERSANI: “PERCHÉ VOTARE? LA SPENDING REVIEW TAGLIA ANCHE LA DEMOCRAZIA E MONTI RIMANE A VITA A PALAZZO CHIGI...” - E RENZI: “NON SO SE QUESTO SIA UN MESSAGGIO AI MERCATI O AI PARTITI. PENSO PIÙ AI MERCATI, DOPODICHÉ IL PREMIER LO DEVONO DECIDERE I CITTADINI ALLE ELEZIONI CHE NON SONO “SCHERZI A PARTE” - 3- MA FORSE HANNO RAGIONE I GREMBIULINI: L’ITALIA È ANCORA “UNFIT” PER LA DEMOCRAZIA”, pezzo del 28 settembre 2012 by DAGOSPIA (clicca per leggere).
Leggendo e visionando, si noterà che non per caso si parla di “grembiulini” e che non per caso Dagospia presenta il suo pezzo sbattendo in faccia al lettore l’immagine del Fratello (contro-iniziato) Mario Monti con il grembiulino, a suo tempo utilizzata nella prima pagina del quotidiano LIBERO, come si può verificare in
Commento a “I massoni: fratello Mario, uno di noi”, by Redazione per LIBERO del 23 novembre 2011 e a “Auguri massoni a Fratello Monti. Così la Loggia imbarazza Mario”,by Marco Gorra per LIBERO del 24 novembre 2011 (clicca per leggere).
Dopo tali letture preliminari, per meglio inquadrare come si sia giunti dalla prima fase (prudente, guardinga e sobria) del Governo Monti a quella attuale, nel corso della quale ministri e premier fanno a gara in termini di arroganza e disprezzo verso la sovranità democratica del popolo italiano e verso le sue conquiste di welfare e benessere economico; per meglio valutare se non sia singolare la coincidenza tra inchieste che screditano la classe politica (nazionale, regionale e locale) e l’auto-candidatura di Mario Monti ed altri a guidare anche in futuro il destino (funesto) dell’Italia in prospettiva consociativa e tecnocratica (senza avere il coraggio di sottoporsi al suffragio elettorale), rinviamo a diverse letture, magari da farsi e meditarsi una al giorno, andando a ritroso nel tempo:
La Raffinata "Truffa" del Venerabilissimo Maestro Mario Draghi & dei suoi Sodali ( del 24 agosto-11 settembre 2012, clicca per leggere)
GOD avvisa i somari del circuito politico-mediatico italiano (ed europeo): la Tempesta Perfetta dei Massoni Contro-Iniziati Mario Draghi e Mario Monti si è già consumata. Ad agosto 2012 solo repliche del dèjà vu e sceneggiata in stile poliziotti buoni/poliziotti cattivi (del 2-6 agosto 2012, clicca per leggere)
Un Massone Manipolatore, Masnadiero, Contro-Iniziato ed Eversivo peggiore di Mario Monti: il Fratello Mario Draghi (del 25-27 luglio 2012, clicca per leggere)
DRP: laissez faire, laissez passer! Si lasci fare come desiderano i vertici attuali della TROIKA UE, BCE e FMI. Si lasci che Mitt Romney vinca negli USA. Si lasci che la governance politico-economica dell'Europa rimanga in mano di Merkel, Draghi, Van Rompuy, Monti, etc. (per conto terzi).... (del 25-27 luglio 2012, clicca per leggere)
Commento di DRP a "Venti anni di decrescita chiamata 'fiscal compact'", articolo del 20 luglio 2012 per KEYNES BLOG e a "Il gioco delle parti tra Monti e Merkel sugli Eurobond", pezzo del 23 luglio 2012 per KEYNES BLOG ripreso da un articolo del 12 luglio di Domenico Mario Nuti (del 24 luglio 2012, clicca per leggere)
La Catastrofe europea e occidentale. Grande Oriente Democratico e Democrazia Radical Popolare avevano previsto per tempo (dall'estate 2011) quello che sarebbe accaduto, e l'avevano ribadito anche all'indomani degli stolti commenti ottimisti sul vertice europeo del 28-29 giugno 2012:....(del 21-22 luglio 2012, clicca per leggere)
14 luglio 1789: Rivoluzione Francese/ 14 luglio 2012: La Piovra Oligarchica che espande i suoi tentacoli globalizzati / 14 luglio 20XX: Rivoluzione Democratica anti-tecnocratica e anti-oligarchica (del 13-15 luglio 2012, clicca per leggere)
GOD avvisa: il Massone contro-iniziato Mario Monti aspira al Quirinale nel 2013, per portare meglio a compimento la sua opera di devastazione politico-sociale ed economica dell'Italia (+ qualche avvertimento al Fratello Barack Obama se non vuole perdere le elezioni) ( del 9-12 luglio 2012, clicca per leggere)
Grande Oriente Democratico e la scoperta frammentaria ed occasionale del Back-Office del Potere da parte dei giornalisti italiani. Commento a "Il vero potere è quello del 'Sistema'", articolo del 5 luglio 2012 by Giorgio Meletti per IL FATTO QUOTIDIANO (del 6-8 luglio 2012, clicca per leggere)
 4 luglio 1776-4 luglio 2012. La drammatica assenza di una coscienza patriottica europea che, al pari di quella massonica statunitense di fine Settecento, proclami una Dichiarazione di Indipendenza dagli Avvoltoi che stanno lacerando e macellando il Vecchio Continente, fingendo di volerlo salvare ( del 2-5 luglio 2012, clicca per leggere)
Mario Monti Massone contro-iniziato, bugiardo, spregiudicato, cinico e iettatore che lavora alla rovina dell'Italia e dell'Europa ( del 2-5 luglio 2012, clicca per leggere).
E, senza omettere di ripassarsi altri importanti contributi sul tema “Mario Monti, Mario Draghi e politiche europee” di giugno, maggio, aprile, marzo, febbraio 2012 e anche da luglio a dicembre 2011, rinvenibili sui siti www.grandeoriente-democratico.com e www.democraziaradicalpopolare.it), consigliamo anche il ripasso di
MARIO MONTI MASSONE A SUA INSAPUTA/PARTE II del 22-23 gennaio 2012 (clicca per leggere)
MARIO MONTI MASSONE A SUA INSAPUTA/Sulle tracce del Massone anglofilo Mario Monti. Parte I. Paradosso dei paradossi: Mario Monti, appena reduce da incontri con Fratelli inglesi della City per chiedere fraterno soccorso, si reca da Lilli Gruber a "OTTO e MEZZO" e dichiara: "Io Massone? Ma se non so nemmeno bene cosa sia la massoneria? (clicca per leggere).
E per oggi, abbiamo lavorato a sufficienza nella vigna autentica e non controiniziatica del Grande Architetto, come direbbe il Fratello Gioele Magaldi.
I FRATELLI DI GRANDE ORIENTE DEMOCRATICO (www.grandeoriente-democratico.com)
[ Articolo del 28 settembre-2 ottobre 2012 ]





 


 

Per comunicazioni, scrivete a: info@grandeoriente-democratico.com

domenica, giugno 03, 2012

HAARP

BILDERBERG 2012 - LA LISTA UFFICIALE DEI PARTECIPANTI

Prisonplanet.com
May 31, 2012


In an uncharacteristic move, the official Bilderberg Meeting website has released a press release and attendee list for 2012 before the conference has officially started. Both are posted below:


Press Release:

The 60th Bilderberg Meeting will be held in Chantilly, Virginia, USA from 31 May – 3 June 2012. The Conference will deal mainly with political, economic and societal issues like Transatlantic Relations, Evolution of the Political Landscape in Europe and the US, Austerity and Growth in Developed Economies, Cyber Security, Energy Challenges, the Future of Democracy, Russia, China and the Middle East.

Approximately 145 participants will attend of whom about two-thirds come from Europe and the balance from North America and other countries. About one-third is from government and politics, and two-thirds are from finance, industry, labor, education, and communications. The meeting is private in order to encourage frank and open discussion.

Bilderberg takes its name from the hotel in Holland, where the first meeting took place in May 1954. That pioneering meeting grew out of the concern expressed by leading citizens on both sides of the Atlantic that Western Europe and North America were not working together as closely as they should on common problems of critical importance. It was felt that regular, off-the-record discussions would help create a better understanding of the complex forces and major trends affecting Western nations in the difficult post-war period.

The Cold War has now ended. But in practically all respects there are more, not fewer, common problems – from trade to jobs, from monetary policy to investment, from ecological challenges to the task of promoting international security. It is hard to think of any major issue in either Europe or North America whose unilateral solution would not have repercussions for the other.

Thus the concept of a European-American forum has not been overtaken by time. The dialogue between these two regions is still – even increasingly – critical.

What is unique about Bilderberg as a forum is the broad cross-section of leading citizens that are assembled for nearly three days of informal and off-the-record discussion about topics of current concern especially in the fields of foreign affairs and the international economy; the strong feeling among participants that in view of the differing attitudes and experiences of the Western nations, there remains a clear need to further develop an understanding in which these concerns can be accommodated; the privacy of the meetings, which has no purpose other than to allow participants to speak their minds openly and freely.

In short, Bilderberg is a small, flexible, informal and off-the-record international forum in which different viewpoints can be expressed and mutual understanding enhanced.

Bilderberg’s only activity is its annual Conference. At the meetings, no resolutions are proposed, no votes taken, and no policy statements issued. Since 1954, fifty-nine conferences have been held. The names of the participants are made available to the press. Participants are chosen for their experience, their knowledge, and their standing; all participants attend Bilderberg in a private and not an official capacity.

For further information refer to www.bilderbergmeetings.org. A list of participants is attached.




Bilderberg Meetings

Chantilly, Virginia, USA, 31 May-3 June 2012


Final List of Participants


Chairman


FRA Castries, Henri de Chairman and CEO, AXA Group

DEU Ackermann, Josef Chairman of the Management Board and the Group Executive Committee, Deutsche Bank AG

GBR Agius, Marcus Chairman, Barclays plc

USA Ajami, Fouad Senior Fellow, The Hoover Institution, Stanford University

USA Alexander, Keith B. Commander, US Cyber Command; Director, National Security Agency

INT Almunia, Joaquín Vice-President – Commissioner for Competition, European Commission

USA Altman, Roger C. Chairman, Evercore Partners

PRT Amado, Luís Chairman, Banco Internacional do Funchal (BANIF)

NOR Andresen, Johan H. Owner and CEO, FERD

FIN Apunen, Matti Director, Finnish Business and Policy Forum EVA

TUR Babacan, Ali Deputy Prime Minister for Economic and Financial Affairs

PRT Balsemão, Francisco Pinto President and CEO, Impresa; Former Prime Minister

FRA Baverez, Nicolas Partner, Gibson, Dunn & Crutcher LLP

FRA Béchu, Christophe Senator, and Chairman, General Council of Maine-et-Loire

BEL Belgium, H.R.H. Prince Philippe of

TUR Berberoğlu, Enis Editor-in-Chief, Hürriyet Newspaper

ITA Bernabè, Franco Chairman and CEO, Telecom Italia

GBR Boles, Nick Member of Parliament

SWE Bonnier, Jonas President and CEO, Bonnier AB

NOR Brandtzæg, Svein Richard President and CEO, Norsk Hydro ASA

AUT Bronner, Oscar Publisher, Der Standard Medienwelt

SWE Carlsson, Gunilla Minister for International Development Cooperation

CAN Carney, Mark J. Governor, Bank of Canada

ESP Cebrián, Juan Luis CEO, PRISA; Chairman, El País

AUT Cernko, Willibald CEO, UniCredit Bank Austria AG

FRA Chalendar, Pierre André de Chairman and CEO, Saint-Gobain

DNK Christiansen, Jeppe CEO, Maj Invest

RUS Chubais, Anatoly B. CEO, OJSC RUSNANO

CAN Clark, W. Edmund Group President and CEO, TD Bank Group

GBR Clarke, Kenneth Member of Parliament, Lord Chancellor and Secretary of Justice

USA Collins, Timothy C. CEO and Senior Managing Director, Ripplewood Holdings, LLC

ITA Conti, Fulvio CEO and General Manager, Enel S.p.A.

USA Daniels, Jr., Mitchell E. Governor of Indiana

USA DeMuth, Christopher Distinguished Fellow, Hudson Institute

USA Donilon, Thomas E. National Security Advisor, The White House

GBR Dudley, Robert Group Chief Executive, BP plc

ITA Elkann, John Chairman, Fiat S.p.A.

DEU Enders, Thomas CEO, Airbus

USA Evans, J. Michael Vice Chairman, Global Head of Growth Markets, Goldman Sachs & Co.

AUT Faymann, Werner Federal Chancellor

DNK Federspiel, Ulrik Executive Vice President, Haldor Topsøe A/S

USA Ferguson, Niall Laurence A. Tisch Professor of History, Harvard University

GBR Flint, Douglas J. Group Chairman, HSBC Holdings plc

CHN Fu, Ying Vice Minister of Foreign Affairs

IRL Gallagher, Paul Former Attorney General; Senior Counsel

USA Gephardt, Richard A. President and CEO, Gephardt Group

GRC Giannitsis, Anastasios Former Minister of Interior; Professor of Development and International Economics, University of Athens

USA Goolsbee, Austan D. Professor of Economics, University of Chicago Booth School of Business

USA Graham, Donald E. Chairman and CEO, The Washington Post Company

ITA Gruber, Lilli Journalist – Anchorwoman, La 7 TV

INT Gucht, Karel de Commissioner for Trade, European Commission

NLD Halberstadt, Victor Professor of Economics, Leiden University; Former Honorary Secretary General of Bilderberg Meetings

USA Harris, Britt CIO, Teacher Retirement System of Texas

USA Hoffman, Reid Co-founder and Executive Chairman, LinkedIn

CHN Huang, Yiping Professor of Economics, China Center for Economic Research, Peking University

USA Huntsman, Jr., Jon M. Chairman, Huntsman Cancer Foundation

DEU Ischinger, Wolfgang Chairman, Munich Security Conference; Global Head Government Relations, Allianz SE

RUS Ivanov, Igor S. Associate member, Russian Academy of Science; President, Russian International Affairs Council

FRA Izraelewicz, Erik CEO, Le Monde

USA Jacobs, Kenneth M. Chairman and CEO, Lazard

USA Johnson, James A. Vice Chairman, Perseus, LLC

USA Jordan, Jr., Vernon E. Senior Managing Director, Lazard

USA Karp, Alexander CEO, Palantir Technologies

USA Karsner, Alexander Executive Chairman, Manifest Energy, Inc

FRA Karvar, Anousheh Inspector, Inter-ministerial Audit and Evaluation Office for Social, Health, Employment and Labor Policies

RUS Kasparov, Garry Chairman, United Civil Front (of Russia)

GBR Kerr, John Independent Member, House of Lords

USA Kerry, John Senator for Massachusetts

TUR Keyman, E. Fuat Director, Istanbul Policy Center and Professor of International Relations, Sabanci University

USA Kissinger, Henry A. Chairman, Kissinger Associates, Inc.

USA Kleinfeld, Klaus Chairman and CEO, Alcoa

TUR Koç, Mustafa Chairman, Koç Holding A.Ş.

DEU Koch, Roland CEO, Bilfinger Berger SE

INT Kodmani, Bassma Member of the Executive Bureau and Head of Foreign Affairs, Syrian National Council

USA Kravis, Henry R. Co-Chairman and Co-CEO, Kohlberg Kravis Roberts & Co.

USA Kravis, Marie-Josée Senior Fellow, Hudson Institute

INT Kroes, Neelie Vice President, European Commission; Commissioner for Digital Agenda

USA Krupp, Fred President, Environmental Defense Fund

INT Lamy, Pascal Director-General, World Trade Organization

ITA Letta, Enrico Deputy Leader, Democratic Party (PD)

ISR Levite, Ariel E. Nonresident Senior Associate, Carnegie Endowment for International Peace

USA Li, Cheng Director of Research and Senior Fellow, John L. Thornton China Center, Brookings Institution

USA Lipsky, John Distinguished Visiting Scholar, Johns Hopkins University

USA Liveris, Andrew N. President, Chairman and CEO, The Dow Chemical Company

DEU Löscher, Peter President and CEO, Siemens AG

USA Lynn, William J. Chairman and CEO, DRS Technologies, Inc.

GBR Mandelson, Peter Member, House of Lords; Chairman, Global Counsel

USA Mathews, Jessica T. President, Carnegie Endowment for International Peace

DEN Mchangama, Jacob Director of Legal Affairs, Center for Political Studies (CEPOS)

CAN McKenna, Frank Deputy Chair, TD Bank Group

USA Mehlman, Kenneth B. Partner, Kohlberg Kravis Roberts & Co.

GBR Micklethwait, John Editor-in-Chief, The Economist

FRA Montbrial, Thierry de President, French Institute for International Relations

PRT Moreira da Silva, Jorge First Vice-President, Partido Social Democrata (PSD)

USA Mundie, Craig J. Chief Research and Strategy Officer, Microsoft Corporation

DEU Nass, Matthias Chief International Correspondent, Die Zeit

NLD Netherlands, H.M. the Queen of the

ESP Nin Génova, Juan María Deputy Chairman and CEO, Caixabank

IRL Noonan, Michael Minister for Finance

USA Noonan, Peggy Author, Columnist, The Wall Street Journal

FIN Ollila, Jorma Chairman, Royal Dutch Shell, plc
USA Orszag, Peter R. Vice Chairman, Citigroup

GRC Papalexopoulos, Dimitri Managing Director, Titan Cement Co.

NLD Pechtold, Alexander Parliamentary Leader, Democrats ’66 (D66)

USA Perle, Richard N. Resident Fellow, American Enterprise Institute

NLD Polman, Paul CEO, Unilever PLC

CAN Prichard, J. Robert S. Chair, Torys LLP

ISR Rabinovich, Itamar Global Distinguished Professor, New York University

GBR Rachman, Gideon Chief Foreign Affairs Commentator, The Financial Times

USA Rattner, Steven Chairman, Willett Advisors LLC

CAN Redford, Alison M. Premier of Alberta

CAN Reisman, Heather M. CEO, Indigo Books & Music Inc.

DEU Reitzle, Wolfgang CEO & President, Linde AG

USA Rogoff, Kenneth S. Professor of Economics, Harvard University

USA Rose, Charlie Executive Editor and Anchor, Charlie Rose

USA Ross, Dennis B. Counselor, Washington Institute for Near East Policy

POL Rostowski, Jacek Minister of Finance

USA Rubin, Robert E. Co-Chair, Council on Foreign Relations; Former Secretary of the Treasury

NLD Rutte, Mark Prime Minister

ESP Sáenz de Santamaría Antón, Soraya Vice President and Minister for the Presidency

NLD Scheffer, Paul Professor of European Studies, Tilburg University

USA Schmidt, Eric E. Executive Chairman, Google Inc.

AUT Scholten, Rudolf Member of the Board of Executive Directors, Oesterreichische Kontrollbank AG

FRA Senard, Jean-Dominique CEO, Michelin Group

USA Shambaugh, David Director, China Policy Program, George Washington University

INT Sheeran, Josette Vice Chairman, World Economic Forum

FIN Siilasmaa, Risto Chairman of the Board of Directors, Nokia Corporation

USA Speyer, Jerry I. Chairman and Co-CEO, Tishman Speyer

CHE Supino, Pietro Chairman and Publisher, Tamedia AG

IRL Sutherland, Peter D. Chairman, Goldman Sachs International

USA Thiel, Peter A. President, Clarium Capital / Thiel Capital

TUR Timuray, Serpil CEO, Vodafone Turkey

DEU Trittin, Jürgen Parliamentary Leader, Alliance 90/The Greens

GRC Tsoukalis, Loukas President, Hellenic Foundation for European and Foreign Policy

FIN Urpilainen, Jutta Minister of Finance

CHE Vasella, Daniel L. Chairman, Novartis AG

INT Vimont, Pierre Executive Secretary General, European External Action Service

GBR Voser, Peter CEO, Royal Dutch Shell plc

SWE Wallenberg, Jacob Chairman, Investor AB

USA Warsh, Kevin Distinguished Visiting Fellow, The Hoover Institution, Stanford University

GBR Wolf, Martin H. Chief Economics Commentator, The Financial Times

USA Wolfensohn, James D. Chairman and CEO, Wolfensohn and Company

CAN Wright, Nigel S. Chief of Staff, Office of the Prime Minister

USA Yergin, Daniel Chairman, IHS Cambridge Energy Research Associates

INT Zoellick, Robert B. President, The World Bank Group


Rapporteurs

GBR Bredow, Vendeline von Business Correspondent, The Economist

GBR Wooldridge, Adrian D. Foreign Correspondent, The Economist

domenica, maggio 27, 2012

La teoria monetaria moderna

Teoria Monetaria Moderna Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Teoria Monetaria Moderna (Modern Monetary Theory, MMT) è il termine moderno per indicare il corpo teorico del cartalismo e con esso si fa riferimento a una teoria economica che intende descrivere nel dettaglio le procedure e le conseguenze dell'utilizzo della moneta a corso legale rilasciata dallo stato. La teoria fu presentata per la prima volta dall'economista tedesco Georg Friedrich Knapp nel 1895, con l'importante contributo di Alfred Mitchell-Innes. Tale teoria influenzò negli anni '30 il Trattato sulla moneta di John Maynard Keynes, che cita Knapp e il cartalismo nella pagina di apertura. La teoria economica è sostenuta da alcuni economisti post-keynesiani. Per alcuni autori la Teoria Monetaria Moderna non fa altro che descrivere il sistema monetario in vigore sin dall'abolizione, avvenuta nel 1971, del sistema aureo. Indice 1 Storia 2 Descrizione 2.1 L'assioma fondante la teoria 2.2 Il ruolo della tassazione 2.3 Gli effetti della natura della moneta sull'economia pubblica e privata 2.4 Il risparmio privato e il settore del credito 2.5 La discrezionalità sul mantenimento del mercato dei titoli pubblici 2.6 Le transazioni verticali 2.7 Il debito e la moneta tra settori pubblico e bancario 2.8 Il controllo sul tasso di interesse 2.9 Le transazioni orizzontali 2.10 Importazioni ed esportazioni 2.11 L'utilizzo prescrittivo 3 Critiche 4 La diffusione in Italia 5 Note 6 Bibliografia 7 Voci correlate 8 Collegamenti esterni Storia La Teoria Monetaria Moderna affonda le sue radici nel cartalismo, del quale è considerata il corpo moderno. Il cartalismo (chartalism in lingua inglese, dal latino "charta" cioè "carta", in attinenza alla natura della moneta cartacea prevista nel sistema della moneta a corso legale e in contrapposizione con la teoria monetaria del metallismo) viene elaborato alla fine del XIX secolo dall'economista tedesco Georg Friedrich Knapp, poi ripreso da John Maynard Keynes nel suo Trattato sulla moneta. Il cartalismo nasce come teoria complementare al circuitismo in quanto in origine essa è pensata per spiegare le cosiddette "interazioni verticali", ovverosia da settore pubblico a privato e viceversa, mentre la teoria del circuitismo nasce invece per illustrare le cosiddette "interazioni orizzontali", ovverosia da privato a privato. Nello specifico il termine di "Modern Monetary Theory" viene successivamente coniato dall'economista australiano Bill Mitchell in riferimento a una frase contenuta nel trattato di Keynes. Per queste sue origini, la Teoria Monetaria Moderna è anche definita con il nome di neo-cartalismo. Il principale luogo da dove parte il rilancio moderno della teoria è l'Università del Missouri-Kansas City, ove insegnano Randall Wray, Stephanie Kelton, William Black, Michael Hudson, e dove ha sede il Centro per la Piena Occupazione e la Stabilità dei Prezzi di Warren Mosler. James Kenneth Galbraith è uno dei più celebri sostenitori della teoria e nel 2010 scrive la prefazione del libro di Mosler intitolato Seven Deadly Innocent Frauds of Economic Policy. Descrizione L'assioma fondante la teoria Secondo la Teoria Monetaria Moderna, una nazione dotata di sovranità monetaria, ossia di moneta a corso legale che è in libera fluttuazione sul mercato valutario e la cui facoltà di emissione è nella pertinenza esclusiva di istituzioni nazionali controllate dallo stato in modo diretto o indiretto e di debito denominato esclusivamente in tale moneta, non può fallire in quanto la sua "capacità di pagamento" ("ability to pay" in inglese) è illimitata parimenti a come è illimitata la sua capacità di stampare moneta. Di conseguenza, non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibili da parte di una nazione, poiché essa ha un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. Il ruolo della tassazione In tale sistema la tassazione non svolge pertanto il ruolo di finanziare la spesa pubblica, bensì di rendere effettivo il controllo dello stato sulla moneta, sulla quantità di massa monetaria circolante e sulla velocità di circolazione della moneta. Potendo così lo stato emettere la propria moneta a volontà, la Teoria Monetaria Moderna sostiene che il livello di tassazione, in specie rispetto alla spesa pubblica, è primariamente non un mezzo di finanziamento delle attività della cosa pubblica bensì uno strumento politico che di fatto regola l'inflazione e la disoccupazione. Pertanto la creazione di deficit o di surplus nel bilancio pubblico è il frutto di una decisione eminentemente di natura politica e non economica da parte dello stato. Secondo la Teoria Monetaria Moderna, il denaro entra in circolazione attraverso la spesa pubblica. In altre parole, la moneta è prima creata e spesa dallo stato, e solo successivamente avviene l'esazione delle imposte. La tassazione viene impiegata per rendere effettiva l'adozione della moneta a corso legale, conferendole valore mediante la creazione di domanda sotto forma dell'obbligo dell'imposizione fiscale che può essere soddisfatto solo con la valuta nazionale. L'obbligo di pagamento delle imposte con la valuta nazionale, unito alla fiducia e all'accettazione della moneta da parte anzitutto dei cittadini, contribuisce in modo determinante alla conservazione del valore della divisa nel corso del tempo ovverosia al controllo sull'inflazione. Gli effetti della natura della moneta sull'economia pubblica e privata L'affermazione che la moneta è dunque "creatura dello stato" comporta sia che non esiste alcuna ragione affinché la spesa pubblica debba essere coperta da un corrispettivo prelievo fiscale sia che lo stato può spendere senza prima avere incamerato gettito fiscale e che perciò può impiegare tutte le risorse necessarie a incrementare l'attività economica e l'occupazione. Ne consegue che secondo gli economisti della Teoria Monetaria Moderna, tra cui James Kenneth Galbraith, l'emissione di moneta veicolata all'aumento della produzione consente allo stato di fare deficit di bilancio, quasi senza limiti, senza un apprezzabile pericolo di inflazione, sin quando non si arriva al pieno impiego. Essi argomentano inoltre che, durante le fasi di contrazione economica, la sottrazione di massa monetaria circolante, causata da politiche finalizzate all'ottenimento del surplus nel bilancio statale, comporta un impoverimento del sistema produttivo, dei cittadini e delle imprese, che si vedono sottrarre moneta che altrimenti verrebbe usata per alimentare l'economia. Il surplus nel bilancio pubblico rende lo stato un risparmiatore netto e parallelamente rende il settore privato un debitore netto. L'effetto delle politiche statali atte al perseguimento del surplus di bilancio è quindi di forzare il settore privato a indebitarsi riducendo di conseguenza la ricchezza dei cittadini. Viceversa, il deficit nel bilancio statale contribuisce ad alimentare e a garantire la ricchezza del settore privato, e il debito pubblico risultante da questo deficit è pertanto l'espressione del miglioramento delle condizioni economiche dei cittadini. Il deficit e il debito pubblici sono dunque strumenti, a disposizione dello stato, finalizzati al raggiungimento della massima capacità occupazionale e produttiva di una nazione. Il risparmio privato e il settore del credito La Teoria Monetaria Moderna descrive il risparmio privato come funzionale all'incremento del reddito nazionale. All'aumento del reddito nazionale corrisponde l'incremento del risparmio privato. La spesa statale in deficit ha pertanto il fine di stimolare l'attività economica incrementando così sia il prodotto interno lordo sia il reddito nazionale e perciò anche il risparmio privato. L'attività del settore creditizio nell'ambito della concessione dei prestiti varia in funzione della richiesta di credito da parte dei privati. In situazione di deficit pubblico, lo stato dotato di sovranità monetaria immette moneta nel sistema economico onde finanziare l'acquisto di beni e servizi dai privati e dalle aziende private le quali di conseguenza pagano i loro dipendenti con questo denaro creando perciò un effetto a catena che condiziona la massa monetaria circolante e la velocità di circolazione della moneta. Questo processo tende a ridurre la richiesta di prestiti nei confronti del settore del credito. Si abbassano così anche i tassi di interesse richiesti dal settore del credito per la concessione di prestiti ai privati. La discrezionalità sul mantenimento del mercato dei titoli pubblici La capacità di emettere moneta onde finanziare il settore pubblico comporta che non vi sia la necessità, da parte dello stato, di chiedere a prestito il denaro essenziale al funzionamento della cosa pubblica ai sottoscrittori privati di titoli di stato, evitando così che il governo sia soggetto ad accettare i tassi di interesse sul debito pubblico imposti dal mercato. Secondo la Teoria Monetaria Moderna è pertanto una misura facoltativa, e non obbligatoria, il mantenimento del mercato dei titoli pubblici in uno stato dotato di sovranità monetaria. Le transazioni verticali La Teoria Monetaria Moderna definisce ogni transazione tra il settore pubblico e il settore non pubblico con il termine di transazione verticale. All'interno del settore pubblico sono inclusi sia il tesoro sia la banca centrale, mentre il settore non pubblico comprende tutti i soggetti privati tra cui il sistema delle banche commerciali, le aziende, i cittadini. Il settore estero comprende compratori e venditori stranieri. In qualsiasi periodo di tempo dato, il budget statale può essere o in deficit o in surplus. Un deficit si ottiene quando lo stato spende più di quanto tassa; un surplus si ottiene quando lo stato tassa più di quanto spende. Pertanto, secondo la Teoria Monetaria Moderna, ne consegue che il deficit del bilancio pubblico aggiunge un corrispondente attivo finanziario al settore privato in quanto la presenza di un deficit nel bilancio pubblico segnala che lo stato ha depositato più denaro all'interno dei conti correnti bancari dei privati rispetto a quello che ha sottratto in tasse. Un surplus invece significa l'opposto: in totale, lo stato ha prelevato attraverso le tasse più denaro dai conti correnti bancari dei privati rispetto a quanto ne abbia speso. Dunque, per definizione, i deficit di bilancio sono equivalenti ad aggiungere beni finanziari al netto nel settore privato, mentre i surplus di bilancio rimuovono beni finanziari dal settore privato. Questo è rappresentato dalla formula: (G-T) = (S-I) - NX dove G rappresenta la spesa pubblica, T sono le tasse, S sono i risparmi, I gli investimenti e NX è l'esportazione netta. Di conseguenza la conclusione tracciata dalla Teoria Monetaria Moderna sulla base di questo assunto è che il risparmio netto dei privati è possibile solo se lo stato realizza deficit di bilancio; in caso contrario, il settore privato è obbligato a fare un "risparmio negativo" (dissaving), cioè a ridurre i propri risparmi, quando lo stato adotta un surplus di bilancio. La Teoria Monetaria Moderna quindi non sostiene il concetto, supportato invece da alcuni keynesiani, che i surplus di bilancio siano sempre necessari in periodi di alta domanda. In accordo con il sistema delineato sopra, i surplus di bilancio rimuovono i risparmi al netto e, durante un periodo di elevata domanda effettiva, ciò può provocare una dipendenza dal settore del credito, da parte dei privati, al fine di finanziare le proprie abitudini di consumo. Più precisamente, la Teoria Monetaria Moderna suggerisce che una situazione di persistente deficit di bilancio è necessaria onde conseguire una crescita economica costante nel tempo evitando contemporaneamente il pericolo deflattivo. La Teoria Monetaria Moderna afferma altresì che solamente nel caso in cui l'economia disponesse di una eccessiva domanda aggregata e si trovasse in una situazione di effettivo rischio inflazionistico (in caso, cioè, di boom economico) sarebbe dunque indispensabile ridurre il deficit pubblico perseguendo una politica di surplus. Il debito e la moneta tra settori pubblico e bancario La Teoria Monetaria Moderna ritiene che l'analisi e la comprensione dell'uso delle riserve contabili sia cruciale per capire le interazioni tra settore pubblico e privato. Per questo la Teoria Monetaria Moderna presta particolare attenzione alla realtà operativa della interazioni tra il governo, la banca centrale e il settore bancario commerciale. In una nazione dotata di sovranità monetaria, di solito il tesoro detiene un conto corrente presso la banca centrale. Tramite questo conto corrente il tesoro spende, riceve tasse e altri afflussi. Inoltre tutte le banche commerciali hanno similarmente un conto corrente all'interno della banca centrale. Questo permette al settore bancario commerciale di gestire le proprie riserve, che sono la quantità di denaro disponibile a breve termine detenuta da ciascuna banca commerciale. Sicché, quando lo stato spende, la banca centrale addebita il corrispettivo sul conto corrente del tesoro. A sua volta, il tesoro deposita questo denaro all'interno dei conti correnti dei privati e perciò all'interno del sistema bancario commerciale. Questo afflusso va quindi ad incrementare le riserve totali del settore bancario poiché l'emissione di questo debito pubblico corrisponde a una equivalente immissione di moneta nel sistema economico privato. La tassazione, invece, lavora esattamente al contrario: si drenano risorse e perciò i conti correnti dei privati vengono gravati di un debito verso la pubblica amministrazione, facendo di conseguenza scendere le riserve del sistema bancario commerciale. Il controllo sul tasso di interesse Virtualmente tutte le banche centrali impostano un target per il tasso di interesse. Per conseguire l'obiettivo una banca centrale non ha alcun'altra scelta, secondo la Teoria Monetaria Moderna, se non di intervenire attivamente all'interno delle operazioni bancarie commerciali. Nella maggior parte delle nazioni le riserve delle banche commerciali depositate presso la banca centrale devono avere un bilancio positivo alla fine di ogni giorno; in altre nazioni la quota soggetta a tali requisiti è denominata in proporzione ai passivi detenuti da una banca (ad esempio i depositi dei clienti). Reserve requirement (obbligo di riserva) è il nome usato per definire questi requisiti. Alla fine di ogni giorno, una banca commerciale deve esaminare la situazione finanziaria delle riserve presenti nei propri conti correnti. Quelle banche che sono in deficit hanno l'opzione di chiedere in prestito, alla banca centrale, i fondi richiesti al mantenimento del reserve requirement, alla quale pagano un tasso di interesse attivo (talvolta chiamato anche tasso di sconto) sulla cifra prestata. D'altro canto, le banche che hanno riserve eccedenti possono semplicemente lasciare tali eccedenze all'interno della banca centrale e guadagnare un tasso di sostegno (support rate) da questo deposito. Qualche nazione, come il Giappone, ha un tasso di sostegno pari a zero. Quando una banca ha più riserve di quelle necessarie a sostenere il reserve requirement, essa cerca di vendere queste sue riserve extra a banche che sono in deficit. Questo atto di compravendita è conosciuto come prestito sul mercato interbancario. La banca in surplus cerca di guadagnare un tasso più alto rispetto al tasso di sostegno che la banca centrale paga sulle riserve; d'altra parte le banche in deficit vogliono pagare un tasso più basso rispetto al tasso di sconto che le banche centrali richiedono per il prestito e che è notoriamente alto. Così si presteranno riserve tra di loro finché ogni banca avrà raggiunto il reserve requirement. In un sistema bilanciato, dove cioè vi sono abbastanza riserve totali disponibili per tutte le banche onde fare fronte alle richieste di prestito dei privati, il target a breve termine per il tasso di interesse è a metà tra il tasso di sostegno e il tasso di sconto. D'altra parte la Teoria Monetaria Moderna sottolinea che la spesa governativa ha un effetto su questo procedimento. Se, in un certo giorno, lo stato spende più di quanto tassa, gli attivi finanziari al netto sono di conseguenza inseriti all'interno del sistema bancario. Questo porta a un surplus delle riserve all'interno di tutto il sistema. In questo caso, il tentativo di vendere le riserve eccedenti forza il tasso di interesse a breve termine verso il basso in direzione del tasso di sostegno (o a zero, nel caso in cui il tasso di sostegno non sia previsto). Ciò comporta che quando c'è un surplus nel sistema, e tutte le banche possono sostenere il proprio obbligo di riserva, non ci sarà domanda per queste riserve in surplus. Il tasso di interesse che le banche applicano sulle riserve cadrebbe quindi verso il tasso di sostegno: a questo punto le banche in surplus manterrebbero le riserve all'interno della banca centrale e ne guadagnerebbero il tasso di sostegno. La Teoria Monetaria Moderna ritiene pertanto che la teoria tradizionale del crowding out ("sfollamento"), secondo la quale la spesa governativa è considerata causa del rialzo dei tassi di interesse, è necessariamente sbagliata. La spesa governativa, secondo la Teoria Monetaria Moderna, porta il tasso di interesse a breve termine ad abbassarsi. La Teoria Monetaria Moderna sottolinea tuttavia che obbligazioni a lungo termine come i titoli pubblici a lunga scadenza possono influenzare la struttura temporale, cioè il termine, dei tassi di interesse. In situazioni di incertezza economica, ad esempio, il debito a lungo termine può non essere desiderato dal mercato, e ciò può comportare che per questo particolare tipo di debito vengano richiesti alti interessi influenzando di conseguenza la curva dei rendimenti. Per ovviare a questo fenomeno, gli economisti della Teoria Monetaria Moderna argomentano dunque che sarebbe preferibile che lo stato evitasse totalmente di emettere titoli pubblici a lungo termine e che pertanto il lo stato potrebbe anche limitarsi unicamente alla emissione di obbligazioni a breve termine. Il caso opposto si verifica quando lo stato riceve più tasse in un particolare giorno rispetto a quanto spende. In questa circostanza l'eventualità che un deficit di riserve si manifesti in tutto il sistema diviene concreta. Come risultato, i fondi in surplus saranno richiesti sul mercato interbancario e di conseguenza il tasso di interesse a breve termine salirà verso il tasso di sconto. Quindi, se la banca centrale vuole mantenere un tasso di interesse a metà tra il tasso di sostegno e il tasso di sconto, essa deve intervenire regolando la liquidità complessiva presente nel sistema onde assicurarsi che la giusta quantità di riserve nel sistema bancario sia sempre mantenuta. La banca centrale può fare questo tramite una transazione verticale, ad esempio comprando e vendendo titoli pubblici all'interno del mercato aperto. Il giorno in cui le riserve presenti nel sistema bancario sono in eccesso, la banca centrale può dunque intervenire emettendo moneta anche sotto forma di titoli pubblici, e quindi anche vendendo titoli di stato, rimuovendo di conseguenza riserve dal sistema bancario allorquando i singoli privati muovono i loro fondi per pagare l'acquisto di tali titoli. Il giorno in cui, viceversa, le riserve presenti nel sistema bancario sono insufficienti, la banca centrale può acquistare titoli pubblici detenuti dai singoli privati aggiungendo di conseguenza riserve al sistema bancario. È importante notare che la banca centrale può acquistare titoli semplicemente creando moneta senza ricevere in alcun modo finanziamenti. Si tratta di una iniezione di riserve direttamente all'interno del sistema bancario. Come risultato, la Teoria Monetaria Moderna implica che la banca centrale di una nazione sia incapace di influenzare le decisioni inerenti la spesa pubblica. Se una banca centrale vuole conseguire il proprio target nei confronti del tasso di interesse, essa può quindi comprare e vendere titoli di stato all'interno del mercato aperto per mantenere la giusta quantità di riserve nel sistema. Le transazioni orizzontali Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Circuito Monetario. La Teoria Monetaria Moderna definisce ogni transazione endogena al settore privato, incluso il sistema bancario commerciale, con il termine di transazione orizzontale descrivendo così il ruolo del prestito all'interno del sistema bancario. Per la Teoria Monetaria Moderna, i prestiti bancari creano sempre un debito e un deposito di uguali dimensioni. Di conseguenza, la quantità al netto dei beni finanziari (depositi e passività) non può essere modificata attraverso operazioni bancarie. Ovviamente i depositi creati attraverso l'attività bancaria del prestito aumentano la disponibilità di moneta. Successivamente questi depositi possono defluire da una banca all'altra e ciò deve essere bilanciato alla fine della giornata per soddisfare l'obbligo di riserva. Tuttavia è bene ribadire che le banche commerciali non possono creare beni finanziari senza creare una corrispondente passività in quanto solo il settore pubblico - nello specifico, la banca centrale - è capace di fare questo. (Vedasi, in proposito, le transazioni verticali) Come conseguenza, la Teoria Monetaria Moderna rifiuta la nozione tradizionale del moltiplicatore monetario secondo la quale la capacità creditizia bancaria è completamente vincolata sia ai depositi bancari sia ai requisiti di capitale. La Teoria Monetaria Moderna non afferma che la disponibilità di asset monetari della singola banca sia completamente irrilevante e non influenzi le sue decisioni in merito alla concessione del credito; ovviamente ciascuna banca pondera i possibili effetti, in termini di rapporto costi - benefici, nel prestare denaro al di là delle proprie riserve creditizie anche in relazione all'onere da corrispondere per prendere a prestito tali fondi dal mercato interbancario o dalla banca centrale al fine di rispettare i necessari requisiti di capitale. In questo ambito il netto contrasto tra le teorie economiche mainstream e la Teoria Monetaria Moderna si evidenzia nel fatto che essa afferma che la capacità creditizia di una banca è potenzialmente infinita. Le decisioni riguardanti la concessione di credito da parte delle banche commerciali si basano quindi esclusivamente sulle previsioni inerenti alla capacità pagatoria del richiedente e alla redditività - i requisiti di capitale sono solo uno dei fattori condizionanti la redditività generabile dall'operazione. Importazioni ed esportazioni La Teoria Monetaria Moderna considera le importazioni e l'esportazioni all'interno dell'ambito delle transazioni orizzontali, sostenendo che una esportazione rappresenta la volontà della nazione esportatrice di acquistare valuta della nazione importatrice. Il seguente esempio ipotetico è coerente con ciò che accade nel mercato valutario FX e può essere utilizzato, per illustrare le basi della teoria, sull'import-export: "Un importatore australiano (A) deve pagare per alcuni beni giapponesi. L'importatore andrà in banca e chiederà di trasferire 1000 yen sul conto corrente giapponese della azienda giapponese (B) dell'importatore rivolgendosi al mercato valutario FX. Troverà un individuo (C) che vuole scambiare 1000 yen per 100 dollari australiani. Così trasferisce i 100 dollari australiani a C. Poi prende i 1000 yen e li trasferisce sul conto corrente bancario dell'azienda giapponese esportatrice." In questa maniera, la transazione è completa. Chi ha reso la transazione possibile (ossia con un prezzo accettabile per l'importatore) è stato C in qualità di mediatore per lo scambio valutario. Quindi la Teoria Monetaria Moderna deduce che l'importazione sia stata resa possibile dalla richiesta di valuta straniera ossia dal desiderio del possesso di tale valuta, e ne conclude che le importazioni sono un beneficio economico per la nazione importatrice poiché le vengono consegnati beni reali consumabili che in altra maniera non sarebbe stato possibile ottenere. Le esportazioni sono, d'altro canto, un costo economico per la nazione esportatrice in quanto essa cede beni reali che, viceversa, avrebbe potuto consumare. La Teoria Monetaria Moderna non trascura, comunque, il fatto che la nazione importatrice ha dato parte della sua moneta in mano straniera, e il possesso di questa moneta rappresenta un futuro diritto sui beni della nazione importatrice. Questo diritto futuro è, in pratica, una opzione d'acquisto sui beni della nazione importatrice che pertanto può in avvenire ritrovarsi a cedere beni propri. Cessioni, queste, che come sottolineato più sopra sono un costo. Inoltre la Teoria Monetaria Moderna non sottovaluta che importazioni di merci a basso prezzo possano causare il fallimento di aziende locali che realizzano beni simili ma a costi più alti generando di conseguenza disoccupazione. Una buona parte degli economisti della Teoria Monetaria Moderna etichettano questa considerazione come facente parte di un discorso soggettivo basato sul valore e non sull'economia: sta alla nazione, in altri termini, decidere di considerare i benefici di un import a basso costo per merci di uno specifico settore piuttosto che la conseguente perdita d'impiego nazionale in quel particolare settore. La Teoria Monetaria Moderna non ignora, altresì, l'effetto di una sovrabbondanza di beni disponibili con una domanda estremamente poco elastica quali il petrolio ad esempio, ed è coerente con la Teoria Monetaria Moderna che una nazione, in gran parte dipendente dalle importazioni, possa esperire uno shock causato dalla carenza di beni se il livello di interscambio commerciale diminuisce in maniera significativa. Uno dei compiti delle banche centrali può e deve quindi essere lo scambio monetario sul mercato valutario FX al fine di evitare ripercussioni eccessive sui tassi di cambio tra le divise. Pertanto una importazione al netto crea il possesso straniero della propria moneta. Tuttavia è importante rilevare come in realtà la moneta non lasci mai effettivamente la nazione importatrice. Il possessore straniero della moneta locale può sia spenderla nell'acquisto di beni locali sia depositarla nel sistema bancario locale. In ambedue queste prospettive, il denaro finisce nel sistema bancario locale. Alla stessa maniera, e concordemente con quanto già illustrato precedentemente, anche nel caso in cui il possessore straniero della moneta locale acquisti titoli pubblici denominati in tale moneta e rilasciati dalla nazione emettente questa stessa moneta, il denaro versato alla maturazione del titolo pubblico non può che ritornare, in ultima analisi, nella nazione di emissione come se fosse ivi sempre rimasto. (Le banche possono tuttavia concorrere tra loro al fine di attrarre questo denaro emettendo strumenti finanziari, quali obbligazioni e titoli, rivolti al mercato estero. Questo fenomeno è definito con il termine di offshore funding.) È da evidenziare come l'assunzione, da parte dello stato, di debito denominato in divise estere sia, secondo la Teoria Monetaria Moderna, un effettivo rischio economico per la nazione così indebitata giacché essa non può creare valuta straniera. Di conseguenza, per riuscire a pagare questo debito entro la sua maturazione, è necessario assicurarsi che durante tale periodo la domanda estera della propria moneta sia sempre elevata e costante. Un collasso del tasso di cambio valutario potrebbe potenzialmente moltiplicare il debito più volte in maniera asintotica, rendendone impossibile l'estinzione. La difficoltà nel pagamento di questo debito può portare la nazione al fallimento. Lo stato può anche tentare l'adozione di una strategia basata sull'export oppure di effettuare un aumento del tasso di interesse onde attrarre investitori stranieri verso la propria moneta. Ognuna di queste scelte comporta ripercussioni negative sull'economia. La crisi del debito, iniziata nel 2009 nelle nazioni denominate "PIIGS", riflette questo rischio in quanto Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna, Grecia hanno emesso debito in una moneta praticamente a loro straniera - l'euro - che sono impossibilitati a creare essi stessi. L'utilizzo prescrittivo Sulla base degli aspetti descrittivi esposti, autori e fautori della Teoria Monetaria Moderna indicano una serie di metodologie per gestire l'economia. Queste indicazioni spaziano lungo tutto il panorama politico, dalle garanzie sul lavoro appoggiate dalla sinistra ai tagli delle tasse tradizionalmente appoggiati dalla destra. I cartalisti sostengono che il sistema della moneta a corso legale sia preferibile al sistema della moneta merce. Nel sistema della moneta a corso legale è possibile per il governo spendere a deficit stimolando il mercato in modo altrimenti impossibile in un sistema basato sulla moneta merce. Essi affermano inoltre che i sistemi a moneta unica, come ad esempio l'euro, creano squilibri commerciali determinanti instabilità economica che alla fine sfocia in un sistema monetario impraticabile. Per i cartalisti la garanzia occupazionale è il metodo migliore di conseguire il pieno impiego e la stabilità dei prezzi. In altri termini lo stato si fa carico di assicurare, tramite l'offerta di posti di lavoro solitamente a salario minimo nella pubblica amministrazione, una occupazione a tutti i cittadini di modo tale che questo sistema funga da misura tampone di stabilizzazione automatica per l'economia nel suo complesso. La garanzia occupazionale difatti agirebbe in modo elastico e anticiclico, pertanto alla sua diminuzione si ridurrebbe il deficit rallentando la corsa di una economia in piena accelerazione e alla sua espansione si aumenterebbe il deficit stimolando le economie depresse. Alcuni tra i principali sostenitori della Teoria Monetaria Moderna, come Warren Mosler, propongono ampie riduzioni fiscali o una completa sospensione delle tasse (tax holiday) in caso di alta disoccupazione e bassa crescita economica. Secondo la Teoria Monetaria Moderna, ridurre la pressione fiscale può favorire la ripresa sia dell'economia che dei consumi aumentando così produzione e occupazione. Critiche La teoria ha ricevuto ampie critiche da una vasta gamma di scuole di pensiero economico. L'economista neo-keynesiano e premio Nobel Paul Krugman ritiene che la visione, propugnata dalla Teoria Monetaria Moderna, secondo cui il deficit non sia importante fino a quando si ha una propria valuta è "semplicemente non corretta". Gli economisti che sostengono la Teoria Monetaria Moderna hanno risposto sottolineando come le posizioni critiche tradiscano una incomprensione della teoria. Sebbene i critici rappresentino spesso la Teoria Monetaria Moderna come sostenitrice dell'idea che "i deficit non contano",[46] gli autori cartalisti hanno espressamente affermato che questo non è un principio contenuto nella teoria. L'economista della scuola austriaca Robert P. Murphy afferma che "l'immagine del mondo descritta dalla Teoria Monetaria Moderna non è all'altezza delle aspettative" e che tale descrizione sembra essere "totalmente sbagliata". Daniel Kuehn, ricercatore associato del Centro Lavoro, Servizi Umani e Popolazione presso l'Urban Institute di Washington D.C., manifesta piena sintonia con l'opinione di Murphy, affermando che "l'economia non è la contabilità" e che "confondere pareggio di bilancio e leggi comportamentali è cattiva economia". In specie la critica di Murphy è illustrata con un esempio ipotetico nel quale Robinson Crusoe vive in un mondo senza sistema monetario, dimostrando come sia possibile per Crusoe risparmiare tramite entrate precedenti e accertando così che, nonostante ciò che gli economisti della Teoria Monetaria Moderna sostengono, il deficit pubblico non è necessario al risparmio. Gli economisti cartalisti hanno però sottolineato che i principii cardine della Teoria Monetaria Moderna hanno come scopo fondamentale quello di descrivere l'economia di un stato dotato di sovranità monetaria. Murphy inoltre contesta la Teoria Monetaria Moderna in quanto egli ritiene che i titoli pubblici non siano patrimonio netto per il settore privato nel suo complesso dal momento che il titolo potrà essere riscattato solo alla sua maturità cioè solo dopo che il governo "avrà raccolto i fondi necessari provenienti dallo stesso gruppo di contribuenti in futuro". In risposta a questa osservazione i proponenti della Teoria Monetaria Moderna evidenziano come il pagamento degli interessi sui titoli pubblici non debba necessariamente derivare dalle tasse, poiché gli acquisti di questi titoli possono avvenire attraverso la creazione di moneta piuttosto che per mezzo della tassazione. Brad DeLong, ex membro della presidenza Clinton e professore di economia alla Berkeley, ha suggerito che la Teoria Monetaria Moderna non sia una teoria bensì una tautologia.[52] Ulteriori critici hanno dichiarato che la Teoria Monetaria Moderna "ignora le lezioni della storia" ed è "fatalmente imperfetta". Eladio Febrero Paños, professore di economia presso l'Università di Castiglia-La Mancia, sottolinea come la moneta moderna tragga il suo valore intrinseco dalla sua capacità di annullare l'indebitamento privato delle banche, in particolare in qualità di moneta a corso legale, piuttosto che nel pagamento dell'imposizione fiscale. Tuttavia non è chiaro se questa sia una critica, dal momento che le banche fanno completo affidamento sul servizio monetario offerto dallo stato e sulla moneta da esso scelta come divisa attraverso il sistema bancario centrale. La diffusione in Italia In Italia la Teoria Monetaria Moderna è stata introdotta e presentata all'attenzione dell'opinione pubblica da giornalisti economici quali ad esempio Paolo Barnard e Federico Rampini. Il 24-25-26 febbraio 2012 a Rimini si è svolto il primo seminario italiano sulla Teoria Monetaria Moderna e sono ivi intervenuti come relatori i principali economisti a livello mondiale che sostengono tale teoria, quali William Black, Marshall Auerback, Michael Hudson, Stephanie Kelton, Alain Parguez.