martedì, settembre 21, 2010

Roberto Saviano ospite di Alessandro Profumo a Sabaudia?

Tratto da: "Il Fatto Quotidiano"

19 settembre 2010


di Nando dalla Chiesa

Farai la fine delle cornacchie. Le cornacchie sono quelle disseminate a mazzi di cadaveri sul lungomare di Sabaudia nei giorni che Roberto Saviano è stato ospite annunciato nella villa del banchiere Alessandro Profumo. Il bigliettino con il messaggio è infilato nel tergicristallo dell’auto. La destinataria si chiama Maria Sole Galeazzi e fa la giornalista pubblicista. Lavora da sei anni nella redazione di Latina Oggi, già proprietà di Ciarrapico e ora gestito da una cooperativa di giornalisti e poligrafici. Latina Oggi ha avuto negli ultimi anni una sorte particolare. Di trasformarsi da quotidiano di una tranquilla e pigra provincia in testimone degli assalti condotti da una criminalità spregiudicata alla vita del basso Lazio. Di trovarsi a dovere garantire la libera informazione in un territorio assurto a caso nazionale. Grazie a Fondi, il comune che il prefetto Bruno Frattasi non è riuscito a fare sciogliere, il consiglio comunale davanti al quale deve alzare le mani anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni. La fortezza degli intrecci costruiti intorno all’ex sindaco Luigi Parisella dal senatore ed ex poliziotto Claudio Fazzone.

Maria Sole si è trovata lì, in quella redazione. Un’ingenuità combattiva, forse impreparata alla dimensione degli eventi. Trent’anni, una laurea in lettere su Savinio, come corrispondente da Fondi è finita a occuparsi con continuità dei clan di ‘ndrangheta e di camorra. Dai Pesce Bellocco ai casalesi. Nei primi mesi del 2008 arriva l’operazione Damasco 1 promossa dalla Dda di Roma, poi nel luglio del 2009 arriva la Damasco 2 da Napoli. Le due operazioni sono collegate. La prima finisce addosso agli imprenditori locali, la seconda alla cosca dei Tripodo, il padre Domenico e i figli Carmelo e Venanzio. E coinvolge anche funzionari e dirigenti del Comune (che vengono solo fatti ruotare di incarico). “Che ho fatto? Ma nulla. Ho solo dato conto di quanto stava scritto nelle ordinanze o nella relazione del prefetto. E ho scritto qualche breve commento per inquadrare. Se c’è una cosa che non voglio sembrare è l’eroina che ha fatto indagini proibite. Ci sono miei colleghi molto più esposti, per non parlare di quelli calabresi e campani sempre sotto tiro. Per un po’ di tempo non ho avuto altro che telefonate mute e qualche spintone di impazienza. Sa, qui succede ogni tanto con i cronisti. Una volta un mio collega venne picchiato perché arrivò in un capannone che aveva subito un incendio doloso e i proprietari non volevano parlare.”

Il guaio è che fare le cose più ovvie a volte significa esporsi, se non le fanno pure gli altri. Se le connivenze, come qui accade da tempo, sono larghe e regalano ai clan e ai loro amici il senso dell’impunità. Così le pressioni aumentano quando Maria Sole diventa corrispondente da Sabaudia, sua città di origine e luogo di vacanza per la buona borghesia romana e napoletana, ignara probabilmente di comprare la frutta trasportata dal clan Mallardo di Giugliano, monopolista sul mercato ortofrutticolo, o di prendersi il caffé al tavolino del bar aperto con capitali riciclati. Anche Sabaudia odora di clan. Ci sono arrivati con la benedizione dello Stato, al confino. Poi hanno fatto indisturbati quel che hanno voluto. Investimenti in immobili, nei rifiuti, nelle pompe funebri. E la politica non ha certo tirato su le barricate. Un grappolo di amministratori con problemi giudiziari per interessi contrastanti con quelli del Comune. Una consigliere comunale della maggioranza, Rosa Di Maio, rinviata a giudizio con padre e fratello e il clan Cava, camorra. Coinvolta in due sequestri patrimoniali. E il padre che aveva ottenuto in affitto manciate di locali di proprietà della Regione, accusato di subaffitto o di cambio di destinazione abusivo proprio in faccia al municipio. “Ne ha tirato fuori pure un megaristorante con terrazza, un locale da parrucchiere. E io che avrei dovuto fare? Tacere? Lo devo porre o no il problema di come faccia a restare un consigliere comunale rinviato a giudizio in quella compagnia? Devo domandare o no al Comune perchè non chiede in tempo alla Regione i fondi per demolire gli altri appartamenti sequestrati, costruiti a venti metri dal Parco del Circeo? Guardi qua le foto. Si rende conto? Io non ho fatto alcuna inchiesta, nessun articolo eccezionale, volendo sono cavolate. Però dobbiamo evitare che la situazione degeneri, perché a Sabaudia ormai le infiltrazioni sono forti”.

L’avviso delle cornacchie, infatti. Le mail. E le prime (inutili) lettere al direttore, Alessandro Panigutti, che cercano di denigrarla, che l’accusano di essere in combutta con gli affaristi, tirando in ballo la mamma, impiegata in provincia, e il padre titolare di una palestra e i suoi presunti interessi. Maria Sole non c’è stata più e ha fatto la denuncia. “Per il resto posso fregarmene, ma se tirano in ballo i miei genitori in quel modo obliquo proprio no. Mio nonno materno, Dino Bartolini, che è ancora vivo, quando era dirigente dell’Opera nazionale combattenti, rifiutò una tangente da un miliardo, sia chiaro. E a mia madre, per le denunce che fece su alcuni cantieri, avvelenarono due cani. Vede, io ho i piedi per terra. Per un giornalista di provincia la più grande soddisfazione arriva quando dopo un articolo su una buca per strada o sull’immondizia telefona un cittadino comune e ringrazia, dicendo che il problema è stato risolto ed è merito del tuo articolo. Certo sarebbe bello potere fare un’inchiesta di quelle che chiedono giorni e giorni di lavoro. Però non è il mio compito. Solo, guai a fare un passo indietro. Lo hanno già fatto in tanti...”.

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