mercoledì, giugno 01, 2011

A futura memoria

Tratto da : http://www.democraziaradicalpopolare.it/

10 Serie di Proposte per il Governo dell’Italia dal 2011 in poi, da Democrazia Radical Popolare al Nuovo Centro-Sinistra (da costruire sulle ceneri del Vecchio)


[ PARTI I-II-III ]

Avvertenza

Le segnalazioni contenute nella PREMESSA o altrove, in merito a come leggere questo complessivo documento, vanno riferite al testo pubblicato nella sua integrità. E’ invece evidente che, nella fase di pubblicazione parziale di ciascuna Serie di Proposte, esse perdono di senso.

PREMESSA

Questo documento è diviso in tre parti.
Un’ INTRODUZIONE che parla di “GOVERNO LUCE” e di alcuni nomi utili a rappresentarlo, sia durante questo ultimo periodo di opposizione, sia nella futura gestione del Paese, quando il Nuovo Centro-Sinistra avrà ottenuto il consenso maggioritario del corpo elettorale italiano.
L’ELENCO RAGIONATO delle 10 Serie di Proposte.
Una TAVOLA SINTETICO-SCHEMATICA della stessa decade di suggestioni per il rilancio dell’Italia.
L’insieme di queste parti non costituisce una lettura lunghissima, tuttavia, per chi volesse, sarà possibile gustare prima una parte e poi l’altra, con tutte le pause che riterrà opportuno fare nell’ l’esame di ciascuna sezione contenutistica.
Prima delle 10 Serie di Proposte (che vengono enunciate effettivamente più sotto: perciò chi ha fretta di leggerle, salti tutta la parte introduttiva, comunque importante) definiamone i presupposti imprescindibili.

INTRODUZIONE

Secondo quanto affermato in varie sedi e da ultimo confermato in Oltre le Destre, i Centri e le Sinistre del XX secolo: un Nuovo Centro-Sinistra per l’Italia del XXI secolo, è assolutamente urgente e necessario che il PARTITO DEMOCRATICO, attraverso il suo Segretario Pierluigi Bersani e gli altri Dirigenti, si faccia regista di una precisa aggregazione e delimitazione dei soggetti chiamati a far parte di una Nuova Coalizione di Centro-Sinistra.
E, con rinnovato orgoglio, lo stesso PD dichiari anche che la sua proposta politica è e deve rimanere diversa e alternativa non solo rispetto a quella (attualmente inconsistente) di PDL e LEGA, ma anche se comparata con quella (finora confusa e ambigua) del cosiddetto “Polo della Nazione”.
Una volta terminata l’inclusione e l’esclusione dei diversi “soci ri-fondatori” del Nuovo Centro-Sinistra per il Governo dell’Italia (non si conquista un’identità politica senza scegliere con nettezza chi possa essere nostro compagno di strada e chi no, in un dato momento storico), si provveda immediatamente alle Primarie di Coalizione.
E qui, tutta la dirigenza del PARTITO DEMOCRATICO abbia uno scatto di dignità e lungimiranza.
Noi di DEMOCRAZIA RADICAL POPOLARE chiediamo che Pierluigi Bersani convochi la Direzione nazionale del Partito e proponga che il candidato del PD alle primarie di Coalizione sia o Nichi Vendola o Matteo Renzi (che sia la stessa Direzione nazionale, votando sui due, a decidere chi proporre, salvo il diritto del “perdente” di presentarsi comunque come contendente alle successive primarie: una metodologia del genere è il sale della DEMOCRAZIA, cari compagni del PD) con cinque Vice: Ignazio Marino, Emma Bonino, Antonio Di Pietro, Enrico Letta e uno tra Nichi Vendola e Matteo Renzi.
Nella prospettiva che poi, qualora vincessero la competizione interna, costoro siano candidati rispettivamente come Premier (Vendola o Renzi) e Vice-Premier (Emma Bonino, Ignazio Marino, Antonio Di Pietro, Enrico Letta e uno tra Vendola e Renzi)
Perché questa “sestina”?
Intanto, lo ribadiamo per l’ennesima volta, o Pierluigi Bersani vuole fare il Segretario del più grande e importante partito di opposizione (oggi) e del più grande e importante partito di maggioranza (domani, dopo aver vinto le prossime elezioni), oppure, se vuol essere lui stesso il candidato Premier, occorre che si dimetta dalla carica di Segretario PD.
L’imbarbarimento berlusconiano della politica italiana parte proprio di qui: dalla pretesa che un unico uomo assommi su di sé tutte le cariche e tutti i poteri di vertice, come un capo carismatico di weberiana memoria. E spesso, anche quando non è provvisto di carisma in senso weberiano.
Non è questo il modello che deve proporre un Nuovo Centro-Sinistra, anzi.
Del resto, a Bersani e agli altri Dirigenti del PD vorremmo rammentare che la Democrazia Cristiana, che nel bene e nel male ha governato l’Italia per quasi mezzo secolo, non aveva singoli leaders carismatici totalizzanti, bensì una pluralità di capi-corrente che, all’interno del Partito, si confrontavano quotidianamente in una dialettica che era salutare tanto per l’appeal elettorale della DC stessa (in cui i cittadini trovavano diverse offerte e opzioni politiche), quanto per il sistema democratico tutto.
Anche per questo proponiamo una cinquina di Vice-Premier rappresentativi delle varie anime principali della Coalizione.
E proprio nella DC, come deve essere in qualsiasi partito pluralista (e la DC lo era), la figura del Segretario politico era quasi sempre distinta da quello di Capo del Governo, senza per questo essere meno importante e decisiva.
A buon Bersani, poche parole…
Naturalmente, Noi solleviamo prima di tutto un problema di metodo, oltre che di nomi:
A)Delimitazione rapida e consapevole della Coalizione
B) Indizione delle primarie, competizione democratica fra tutti coloro che intendono candidarsi come possibili leaders.
Da farsi tutto molto presto, con grande rapidità.
Alla Direzione nazionale del PD non piacciono né Renzi, né Vendola?
Renzi e Vendola non piacciono nemmeno a IDV, a PSI, ai Radicali e ad altri della coalizione?
Bene, allora si propongano altri nomi (con i limiti sopra esposti rispetto ad un doppio ruolo di Segretario o Presidente di Partito e Candidato a Palazzo Chigi: questo vale per Bersani come per chiunque altro) ci si sfidi in sede di primarie e si diano finalmente dei volti nitidi e delle voci chiare a quella che deve essere l’ALTERNATIVA DI GOVERNO alla decadente ditta PDL & LEGA.
Definita tale questione della leadership di coalizione, come è legittimo per Noi così come per qualunque componente politica della società civile che guardi ad un Nuovo Centro-Sinistra, proponiamo e proporremo nomi di politici che ci sembrino particolarmente adatti a ricoprire questo o quel ruolo; nonché proposte di iniziative legislative che possano caratterizzare oggi il “GOVERNO LUCE” dell’opposizione al “GOVERNO OMBRA” di Berlusconi & Camerati, domani il Governo effettivo del Paese, dopo aver conseguito la maggioranza parlamentare (sui concetti di “GOVERNO LUCE” e “GOVERNO OMBRA”, si legga Statuto aperto e potenziale di “DEMOCRAZIA RADICAL POPOLARE”).
Nel fare tali proposte (di nomi e iniziative) pubblicamente, eliminiamo alla radice qualunque futura accusa di aver condizionato dall’interno, in modo indebito e occulto, il dibattito domestico del PD o del centro-sinistra attuale, qualora le nostre suggestioni (su candidati e proposte legislative) risultassero vincenti.
Piuttosto, come si può considerare sin da questi giorni di fine maggio 2011, esponiamo debitamente e alla luce del sole alcune istanze che, poi, dirigenza e base di PD e altri partiti di opposizione potranno accogliere o meno.
Certo, sempre rinviando a Statuto aperto e potenziale di “DEMOCRAZIA RADICAL POPOLARE”, dove la cosa è affermata in termini chiarissimi, il nostro Movimento politico d’opinione si proporrà in modo incalzante la mission di persuadere quanti più esponenti possibili dell’area di centro-sinistra della bontà delle nostre tattiche e strategie per il futuro dell’Italia.
Noi proponiamo, proporremo e lotteremo per affermare una precisa IDEA di Nuovo Centro-Sinistra. Altri propongano altre cose, lottino per esse e vedremo, democraticamente, quali prospettive teoriche e pratiche avranno la meglio.
Del resto, com’è plausibile in un dibattito interno pluralista e liberale, può darsi che alla fine tanto la futura squadra di Governo (potenziale o effettivo), quanto le iniziative legislative riformatrici che questo vorrà assumere, saranno una “contaminazione” tra le idee proposte da DEMOCRAZIA RADICAL POPOLARE (www.democraziaradicalpopolare.it) e quelle proposte da altre componenti del PD o del centro-sinistra.
Non per questo rinunciamo a fare nomi precisi e a lanciare suggerimenti chiari, schietti e concreti, lontani da qualsiasi ambiguità “cerchiobottista” e vanamente retorica.
Sappiamo già che alcuni, con spirito eccessivamente “rottamatorio”, ci imputeranno di aver proposto di utilizzare anche vecchi personaggi della cosiddetta nomenklatura, particolarmente invisi a larghe fasce di quel corpo elettorale che guarda al centro-sinistra, ma che è disgustato dal conservatorismo e dalla muffa ideale dei soliti noti.
Sappiamo anche che altri, invece, ci accuseranno per aver lanciato persone ritenute pericolose per la conservazione dei vecchi giochetti politici.
A Noi non cale molto delle proteste né degli uni né degli altri.
Vogliamo stringere in un solo patto vecchia e nuova guardia, conservatori e rottamatori, base popolare e nomenclatura: vogliamo unire ciò che è sparso e rigeneraretutto e tutti all’insegna di un Nuovo Centro-Sinistra per un Nuovo Risorgimento italiano.
In questa prospettiva, anche il vecchio duopolio sterile e contro-producente Veltroni e veltroniani VS D’Alema e d’alemiani può essere riconvertito ad bonum.
Sottoponendo questa pluriennale faida interna al PD ad un originale solve et coagula, si scoprirà che D’Alema e Veltroni, opportunamente indirizzati, possono ancora dare il meglio di sé al PD, al Centro-Sinistra e all’Italia.
“Indirizzati”, significa messi nella condizione di non nuocere con incarichi per i quali, nelle condizioni presenti, non sono adatti e di poter eccellere, invece, a beneficio di TUTTI, assumendo responsabilità che siano loro congeniali.
Né D’Alema né Veltroni possono pretendere di non mettersi al servizio del Paese in quei ruoli che al presente appaiano più congrui, né qualche ingenuo rottamatore può pretendere di fare tabula rasa assoluta di politici che ancora segnano così profondamente, con la loro presenza, (nel bene e nel male) la dialettica interna del PD e del centro-sinistra.
Altre opzioni, attualmente, non sono altro che inutili velleità, da parte degli uni (i rottamatori) come degli altri (i conservatori).
Ma soprattutto, ciò che renderà assolutamente secondari i dubbi su determinate personalità del vecchio centro-sinistra è il fatto che il Programma di Governo che scaturisce direttamente dalle nostre 10 Serie di Proposte OBBLIGHERA’ TUTTI a nuovi comportamenti politici e a PROSPETTIVE RIFORMATRICI immancabilmente INEDITE.
Non saranno i singoli ministri a condizionare le azioni del Nuovo Centro-Sinistra, piuttosto sarà l’innovativo Programma di quest’ultimo ad OBBLIGARE inderogabilmente ad un certo tipo di iniziative e ad un determinato standard di governo.
Tornando agli esiti delle Primarie, ammettiamo che esse si svolgano e che siano vinte da Nichi Vendola oppure da Matteo Renzi, magari accompagnati da Ignazio Marino, Emma Bonino, Antonio Di Pietro ed Enrico Letta, così come consigliato da Noi.
Ebbene, in conseguenza di ciò, immaginiamo quale potrebbe essere un concreto “GOVERNO LUCE” che oggi si contrapponga a questo decadente governo Berlusconi e che in futuro possa governare direttamente ed efficacemente il Paese.
IPOTESI A con Matteo Renzi designato dalle Primarie di Coalizione quale Candidato Premier per le prossime elezioni (2013 o prima)
Matteo Renzi, Presidente del Consiglio del “GOVERNO LUCE” (e ad interim Ministro del Bilancio e della Riduzione del Debito Pubblico)
Nichi Vendola Vice-Presidente del Consiglio (e titolare di un robusto Ministero del Welfare)
IPOTESI B con Nichi Vendola designato dalle Primarie di Coalizione quale Candidato Premier per le prossime elezioni (2013 o prima)
Nichi Vendola, Presidente del Consiglio del “GOVERNO LUCE” (e ad interim Ministro del Welfare)
Matteo Renzi Vice-Presidente del Consiglio (e titolare del Ministero del Bilancio e della Riduzione del Debito Pubblico)
Perché proponiamo proprio Vendola o Renzi prima come Candidati Premier alle Primarie della Coalizione del Nuovo Centro-Sinistra, poi come Premier e Vice-Premier del “GOVERNO LUCE” (finché dura questa legislatura con l’umbratile governo berlusconiano) e infine come Presidente del Consiglio e Vice-Presidente del Consiglio?
In una Coalizione che vogliamo finalmente vincente e in grado di esercitare appeal maggioritario sull’elettorato italiano, non c’è alcun dubbio che il migliore front-office politico presentabile (nell’area di centro-sinistra attuale) è costituito da questi due nomi.
Il che non significa che, nel back-office della stessa Coalizione e del Governo che essa proporrà non debbano essere inseriti altri personaggi di maggiore esperienza politica e amministrativa, ma che sarebbe improponibili e perdenti come “Portavoce/Leaders” mediatici del Nuovo Centro-Sinistra.
Servono inoltre “pesi e contrappesi”.
Anche per questo, se a Renzi spettasse il ruolo di Premier, a Vendola non solo dovrebbe essere assegnato il ruolo di Vice-Premier, ma anche un Ministero del Welfare (ampiamente delegato a compiere scelte importanti, come si vedrà più avanti) che dovrà interloquire autorevolmente ed efficacemente con una popolazione che ha un disperato bisogno di supporti e ammortizzatori sociali.
Parimenti, con un Vendola Premier, garante di una sicura influenza di politiche “di sostegno”a favore delle classi più diseredate (e con l’interim al Welfare) sarà utile il contrappeso di un Renzi Vice-Premier con titolarità di un Ministero del Bilancio e della Riduzione del Debito Pubblico.
Sia chiara una cosa: i due Ministeri (Welfare e Bilancio) non saranno in contrapposizione fra loro; al contrario, come spiegheremo più avanti, rafforzare le garanzie socio-economiche per le classi più disagiate (Welfare) e ridurre progressivamente il debito pubblico sono due aspetti di un’unica politica, lungimirante e avveduta, per rilanciare il “Sistema-Italia”.
Infatti, dovendo pagare meno interessi sul Debito Pubblico, si potranno investire più soldi per il Welfare.
Semmai, vorremmo dichiarare che se davvero Vendola ha l’ambizione di guidare il futuro Centro-Sinistra (Democratico e Occidentale), sarà meglio che dismetta prima di subito gli sgangherati panni dello pseudo-pacifista d’accatto (vedi Crisi Libica e qualunque questione analoga). Anche perché, a Vendola come a tutte le Vestali dello pseudo-pacifismo nostrano (ed estero), ci pregiamo di ricordare che se le democrazie occidentali fossero intervenute in Spagna nella guerra civile del 1936-39, non vi sarebbe stata la vittoria del Franchismo e la presunzione di invincibilità del Nazismo e del Fascismo che, ancora grazie al “pacifismo peloso” del 1938 (che fu il viatico all’invasione nazista di Cecoslovacchia e Polonia, con l’avallo dell’URSS. URSS non solo filo-nazista e imperialista con il patto Ribbentrop-Molotov, ma anche artefice del massacro a freddo di 4000 ufficiali polacchi catturati, dopo aver fornito sino a pochi mesi prima appoggio morale ed economico ai “pacifisti” europei), approfittando del comportamento inizialmente imbelle e vile di Gran Bretagna e Francia, scatenarono infine la Seconda Guerra Mondiale.
Se una “Coalizione di Volenterosi”, negli anni ’30 del ‘900 (prima del massiccio riarmo teutonico) avesse svolto una sana opera di dissuasione armata (dinanzi ai Dittatori le chiacchiere e le viole mammole non bastano!) nei riguardi di Spagna clerico-fascista, Germania nazista, Italia fascista, a fronte di qualche perdita contenuta avremmo senza alcun dubbio risparmiato milioni di vittime di ogni nazionalità (i caduti della guerra mondiale tra 1939 e 1945), oltre a milioni di vite ebree.
Che pacifismo è, Caro Nichi Vendola, quello che non sa indignarsi e reagire (con le armi, non con le vuote ciance) verso la persecuzione, la tortura e l’uccisione, ieri di ebrei, zingari, cechi, polacchi e oggi di curdi, iraniani, egiziani, tunisini o, da ultimo, LIBICI e SIRIANI (per tacere di altri popoli oppressi da regimi tirannici) ?
Ma torniamo agli ipotetici incarichi ministeriali del cosiddetto “GOVERNO LUCE” (per oggi dall’opposizione e per domani, ottenuta la maggioranza a seguito di consultazione elettorale, con effettivo insediamento istituzionale).
Forniamo un quadro ipotetico ma completo:
Presidente del Consiglio: Matteo Renzi (con interim al Bilancio e alla Riduzione del Debito Pubblico) oppure Nichi Vendola (con interim al Welfare)
Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio: vengano scelti tra persone di assoluta fiducia del Presidente del Consiglio, dopo aver consultato i partiti della coalizione.
L’unico nome certo che ci sentiamo di fare è quello di Giuseppe Civati, che potrà essere un ottimo collaboratore del Presidente del Consiglio, sia esso Nichi Vendola, Matteo Renzi o altra persona che abbia conseguito maggiori suffragi alle Primarie di Coalizione.
Vice-Presidente del Consiglio: Nichi Vendola o Matteo Renzi
Vice-Presidente del Consiglio: Emma Bonino
Vice-Presidente del Consiglio: Ignazio Marino
Vice-Presidente del Consiglio: Antonio Di Pietro
Vice-Presidente del Consiglio: Enrico Letta
Ministri con portafoglio
Ministro degli Affari Esteri: Emma Bonino, Vice-Ministro: Bobo Craxi
Ministro dell’Interno: Antonio Di Pietro
Ministro della Giustizia: Anna Finocchiaro
Ministro della Difesa: Dario Franceschini
Ministro Economia e Finanze: Tito Boeri
Ministro per lo Sviluppo Economico: Stefano Fassina
Ministro della Sanità: Ignazio Marino
Ministro delle Politiche Ambientali: Grazia Francescato
Ministro delle Politiche e delle Industrie Agricole, Alimentari e Forestali: Sergio Chiamparino
Ministero dei Lavori Pubblici, delle Infrastrutture e dei Trasporti: Marco Cappato
Ministro della Pubblica Istruzione: Giulio Giorello
Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica: Umberto Eco
Ministro dell’Industria del Turismo e dello Spettacolo: Walter Veltroni
Ministro per le Relazioni Commerciali con i Paesi Islamici: Massimo D’Alema
Ministro per le Relazioni Commerciali con i Paesi Europei: Enrico Letta
Ministro dei Beni Culturali e Artistici: Vittorio Sgarbi
Ministro per il Coordinamento Stato-Regioni: Riccardo Nencini
Ministro per l’Innovazione della Pubblica Amministrazione: Linda Lanzillotta
Ministro per le Pari Opportunità: Vladimir Luxuria, Vice-Ministro: Paola Concia, Vice-Ministro: Debora Serracchiani, Vice-Ministro: Rita Bernardini, Vice-Ministro: Alessandro Cecchi Paone
Ministro per l’Integrazione dei Migranti: Claudio Fava
Altri Vice-Ministri e Sottosegretari: da definire mediante concertazione tra i partiti di coalizione, gli stessi Ministri e la Presidenza del Consiglio.
Ministri senza portafoglio; da definire a cura della Presidenza del Consiglio.
Presidente della Camera dei Deputati: Giuliano Amato
Presidente del Senato: E’ opportuno tornare ad una passata consuetudine. Si lasci la designazione di una delle due Camere Legislative alle Opposizioni.
Presidente della Repubblica: Gustavo Zagrebelsky, Romano Prodi o Giuliano Amato
Senatore a vita da nominare: Marco Pannella
Note Esplicative relative ai nominativi proposti. Ovviamente, in un sistema democratico, nessuno designa “a tavolino” presidenti o vice-presidenti del consiglio, ministri o vice-ministri, presidenti di camere legislative o presidenti della repubblica.
E’altrettanto vero, però, che in un contesto democratico e liberale, tutti i players della società civile (e Noi siamo tra questi) hanno il diritto-dovere di proporre persone, idee e progetti per l’amministrazione della res publica.
Talora, anche a scopo provocatorio.
Nel caso presente, non tanto e non solo di provocazione si tratta, quanto piuttosto di una ragionevole rassegna di personalità della politica e della cultura che, al pari di altre qui non menzionate per necessità di sintesi e di simbologia esplicativa, potrebbero ben rappresentare un giusto equilibrio fra solida esperienza di lungo corso, innovazione riformatrice, ri-composizione di vecchie fratture in seno al centro-sinistra italiano.
Ad esempio, Bobo Craxi, già Sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri con il secondo governo Prodi, viene qui proposto come Vice-Ministro dello stesso Ministero (un ruolo che potrebbe essere nella forma e nella sostanza molto più “pesante” di quello ricoperto in passato), in parte anche per simboleggiare definitivamente il superamento delle diffidenze che, dagli anni ’90 ad oggi, hanno caratterizzato i rapporti tra i socialisti della diaspora post-PSI e le altre forze della sinistra. Di più, sarebbe parimenti auspicabile una nutrita componente di sottosegretari e vice-ministri di area socialista (specialmente giovani), proprio per rigenerare e rinforzare una componente politica che, valorizzata “dentro e fuori” dal PD, potrebbe-nel presente come nel futuro-costituire un sicuro baluardo ed elemento vincente rispetto a qualunque revanche berlusconiana (guidata da Silvio, Marina, Pier Silvio o altri della medesima casata).
Analogo discorso vale per la proposta di Riccardo Nencini come Ministro per il Coordinamento Stato-Regioni e per Giuliano Amato quale Presidente della Camera dei Deputati e come uno della terna dei possibili Presidenti della Repubblica, insieme a Romano Prodi e a Gustavo Zagrebelsky (la prima scelta, per Noi, è comunque Gustavo Zagrebelsky, già autorevolissimo Presidente della Corte Costituzionale. A differenza del Massone Antonio Baldassarre -anch’egli Presidente Emerito della Corte Costituzionale- il Non-Massone Zagrebelski -anche se lo accoglieremmo volentieri nei Templi libero-muratori- da quando ha lasciato la sua alta carica, non ha mai smesso di onorarla ed illustrarla con interventi pubblici di grande spessore civico ed intellettuale.
Emma Bonino quale Ministro degli Affari Esteri costituisce un evento epocale, in grado di restituire prestigio, dignità e grandi margini di manovra alle relazioni diplomatiche italiane e allo stesso Dicastero della Farnesina, negli ultimi tempi mortificato nella sua autonomia da una politica estera berlusconiana inconsistente, fallace e assai poco lungimirante.
Le scelte riguardanti Antonio Di Pietro (Interni) e Anna Finocchiaro (Giustizia) collocano l’uomo e la donna giusti al posto giusto.
Dario Franceschini, negli ultimi anni è cresciuto molto, politicamente, ben operando in Parlamento prima come Capogruppo alla Camera dell’Ulivo e poi del PD. Sembra giusto affidargli un Dicastero importante come quello della Difesa.
Tito Boeri (Economia e Finanze) è un altro grande intellettuale, un pensatore raffinato che ha proposto tesi di governo molto concrete e avanzate, in relazione al sistema economico italiano: pare venuto il momento di gettarlo nella mischia, dopo anni di stagnazione e assenza di idee rigeneratrici nei settori del lavoro, delle finanze e delle aspettative di crescita dell’economia nostrana.
Analoga apertura di credito vorremmo fare nei confronti di Stefano Fassina (Sviluppo Economico)
Anche Ignazio Marino (Sanità) e Grazia Francescato (Politiche Ambientali) ci sembrano le persone giuste al posto giusto.
Per ciò che concerne Sergio Chiamparino, in attesa di diventare il Candidato vincente alla Regione Piemonte nel 2015, un incarico ministeriale legato a politiche agricole, alimentari e forestali appare il giusto completamento per un serio amministratore che voglia ampliare la portata delle sue competenze di governo, apportando a questo settore (bisognoso di rilancio) tutta la sua scrupolosa professionalità e capacità di lavoro.
Un quarantenne radicale come Marco Cappato ci sembra l’uomo adatto a gestire con assoluta competenza, integrità e onestà personale un Ministero delicato come quello da Noi ri-denominato “dei Lavori Pubblici, delle Infrastrutture e dei Trasporti”.
Dopo talune mezze calzette in odore di sacrestia, appecoronate ad esigenze di tagli di bilancio e di smantellamento della scuola pubblica, un intellettuale autorevole e indipendente come Giulio Giorello ci parrebbe il soggetto adatto a guidare il Dicastero della Pubblica Istruzione.
Identica considerazione ci ispira la proposta di Umberto Eco quale titolare del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica (su cui investire adeguatamente), che riteniamo utile rendere autonomo e non accorpato a quello della Pubblica Istruzione.
Quanto a Walter Veltroni e Massimo D’Alema, piuttosto che indugiare in sterili plebisciti rispettivamente a favore o contro l’uno o l’altro, a favore del loro “accantonamento” o della loro “rivincita e ritorno” quali leaders del PD, Noi proponiamo una soluzione pragmatica.
Siano inseriti anch’essi nel futuro governo del Nuovo Centro-Sinistra.
E siano inseriti in posizioni tali da valorizzare al massimo le loro storie personali e le loro specifiche attitudini.
In un territorio come quello italiano, un Ministro dell’Industria del Turismo e dello Spettacolo (con portafoglio) che sappia il fatto suo, può ri-costituire e determinare tali e tante eccellenze da incidere in modo epocale sull’immagine planetaria del Bel Paese e sul suo stesso PIL: questa è una sfida che Veltroni può stra-vincere, rigenerando sia le proprie prospettive politiche che, e questa è la cosa più importante, l’enorme potenziale di produttività economica dei settori del Turismo e dello Spettacolo.
Parimenti, chi più adatto di Massimo D’Alema nell’interloquire (soprattutto in termini commerciali) con quegli importanti Paesi Islamici nei cui riguardi l’ex Ministro degli Esteri ha sempre manifestato adeguata comprensione e capacità di dialogo ad oltranza?
Ci sembra strategico valorizzare con un inedito ma potenzialmente importantissimo incarico (Dicastero con portafoglio per le Relazioni Commerciali con i Paesi Europei) le competenze e l’esperienza di Enrico Letta, indicato anche quale Vice-Premier.
Con la proposta di Vittorio Sgarbi al Ministero dei Beni Culturali e Artistici si vuole inaugurare un nuovo corso, molto più in auge in civilissimi altri Paesi europei (vedi, fra tutti, la Francia), cioè coinvolgere-in nome di acclarate competenze e skills- in un governo di centro-sinistra (o di centro-destra, ma non è questo il caso) anche personalità in passato schierate su altri versanti politici. Del resto, cosa rappresenta meglio una vittoria politica sull’avversario del coinvolgimento di brillanti e validi ex-collaboratori o amici dell’avversario stesso in propri programmi di governo?
Non è questo il più potente segno di aver destrutturato e sconfitto il regime precedente e contemporaneamente uno straordinario messaggio di ecumenicità, prova provata della volontà di essere un Governo per tutti gli italiani e di voler allargare ulteriormente la base del proprio consenso?
Tutto ciò, tanto più dopo il recente flop televisivo di Sgarbi, che dimostra l’incapacità del regime berlusconiano di valorizzare e utilizzare convenientemente i propri intellettuali, mandandoli allo sbaraglio mediatico per fini cortigiani invece di affidargli responsabilità di gestione di alcuni settori del patrimonio artistico e culturale del Paese : non a caso in quest’ultimo, patetico governo Berlusconi, ai Beni Culturali si sono succeduti due personaggi che poco o nulla hanno a che fare con l’intellettualità e la cultura: Sandro Bondi e Giancarlo Galan…
Vittorio Sgarbi, al di là dei limiti umani e caratteriali, al di là degli opportunismi politici alla Corte di Arcore, rimane un’ottima risorsa per la valorizzazione dei beni architettonici e culturali, nonché delle arti figurative italiane (e per la loro promozione in termini di industria culturale), così come Walter Veltroni potrà essere un eccellente regista del rilancio di cinema, teatro, intrattenimento e attività turistiche connesse.
Analogo ragionamento di integrazione e allargamento ecumenico dell’esecutivo vale per Linda Lanzillotta (Dicastero proposto: Innovazione della Pubblica Amministrazione), già nel PD e ora approdata all’API di Rutelli.
Riteniamo il Ministero delle Pari Opportunità un Dicastero importantissimo per un’Italia che voglia entrare a pieno titolo nella modernità e nel XXI° secolo appena iniziato, al cospetto delle altre società contemporanee dell’Occidente laico, pluralista, democratico, libertario e liberale.
Perciò proponiamo al vertice di questo Dicastero un personaggio politico quale Vladimir Luxuria (già Deputata), emblema della necessaria accettazione e integrazione di tutte le diversità. Al suo fianco, come Vice-Ministri, riteniamo altrettanto esemplari ed efficaci le presenze di due donne di diversa ma complementare storia politica: Debora Serracchiani e Rita Bernardini; nonché due icone politiche del mondo gay, lesbico e bisex come Paola Concia e Alessandro Cecchi Paone (anch’egli, come Sgarbi, in passato vicino al centro-destra, ma sempre da “libero pensatore-battitore”).
Consideriamo Claudio Fava come une delle personalità politiche più coraggiose, adeguate e oneste intellettualmente per ricoprire un ruolo delicato quale quello di Ministro per l’integrazione dei Migranti.
Si fa un gran parlare, da qualche tempo, dell’insistenza di taluni ambienti per la nomina di Gianni Letta quale Senatore a Vita.
Ecco, Noi preferiremmo di gran lunga un altro abruzzese gratificato di questa alta onorificenza repubblicana.
Un uomo che ha dato molto alla civilizzazione e alla laicizzazione di questo Paese clericale, semi-confessionale, illiberale, ma prontissimo ad approfittare (persino nei suoi componenti più proni alle ingerenze vaticane) delle conquiste di civiltà che altri hanno faticosamente conseguito, lungo drammatiche traversate del deserto.
Se la Repubblica italiana non sarà stata in grado, prima della sua scomparsa da questo palcoscenico terreno (che ci auguriamo lontanissima), di conferire un qualche riconoscimento formale a Marco Pannella, allora vuol dire davvero che i nostri Padri, da Cavour a Mazzini a Garibaldi, hanno consegnato l’Unità nazionale a degli epigoni cialtroni e senza onore.
Marco Pannella Senatore a Vita è il minimo risarcimento/riconoscimento che va dato allo storico leader radicale, se lo Stato democratico italiano non vuole vergognarsi di se stesso.
Infine, se non abbiamo nominato altri validi dirigenti dell’attuale centro-sinistra nella squadra di governo potenziale or ora indicata, è anche in vista dell’opportunità di proporre la candidatura di alcune personalità verso mete amministrative altrettanto importanti come comuni e regioni.
Un nome su tutti, che riteniamo un candidato particolarmente adatto a ricoprire nel prossimo futuro la carica di Sindaco di Roma o di Presidente della Regione Lazio (dopo l’involontaria e prematura campagna elettorale in negativo che le pessime performances di Gianni Alemanno e Renata Polverini stanno offrendo alle sbigottite popolazioni locali): Nicola Zingaretti, attuale Presidente della Provincia di Roma.
Un altro nome che abbiamo già indicato come Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio (Deleghe da definire, ma forse Comunicazione ed Editoria potrebbero costituire la scelta giusta) lo vedremmo bene quale futuro candidato Governatore della Regione Lombardia nel 2015: Giuseppe Civati

10 Serie di Proposte per il Governo dell’Italia dal 2011 in poi (ELENCO RAGIONATO)

Ciascuna Serie prende spunto da una delle dieci epigrafi poste nella Home Page del sito ufficiale del Movimento politico d’opinione “Democrazia Radical Popolare” (www.democraziaradicalpopolare.it)

Prima Serie
Per un Governo Virtuoso dell’Italia
Si tratta di un’unica e simbolica proposta, la più generica e astratta (ma non meno importante) contenuta nel Decalogo in questione.
Virtus, in un contesto neo-risorgimentale come quello su cui puntiamo, fa riferimento essenzialmente ad un peculiare ethos civile da inventare, preservare, rafforzare e restituire (ammesso che sia mai appartenuto in modo diffuso alle popolazioni italiche, dopo il crollo dell’Impero romano) alla classe dirigente nostrana.
Un Governo Virtuoso significa (a tutti i livelli: nazionale e locale) aver cura della propria integrità e del proprio esempio quali amministratori della res publica.
Un Governo Virtuoso significa la fede laica nell’investimento spirituale e materiale che un pubblico amministratore fa per i propri figli, nipoti e pronipoti, curando la cosa pubblica come se fosse un bene e un lascito prezioso per la sua stessa progenie.
Se i governanti italiani del XXI° secolo sapranno agire con il coraggio, la determinazione, l’onestà e l’impermeabilità alla corruzione che caratterizzarono uomini come Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Garibaldi (per citare solo i due massimi Padri dell’Unità nazionale), allora, in luogo di miserabili mentecatti che come mercede della loro corruzione o andranno in galera oppure saranno dimenticati dalla Storia, avremo finalmente nuovi busti con cui celebrare una felice generazione di grandi STATISTI.
Del resto, per i cattolici (in Italia, di nome, sembra che ce ne siano tanti…) e i “diversamente credenti”, come può l’onestà e l’integrità personale essere barattata con qualche sacco di iuta pieno di tangenti, dal momento che tanto la iuta che il suo possessore terreno andranno presto o tardi a far compagnia ai vermi, mentre l’anima immortale dovrà rendere conto di sé all’Onnipotente e/o ad altre Divinità?
E per gli agnostici, se non siete spronati dalla fama di gloria, dall’ambizione di passare alla Storia e di preservare il rispetto e la stima dei vostri concittadini, vi rendete conto che l’Italia è ormai, economicamente e socialmente, sull’orlo dell’abisso?
Che vantaggio avrete dal depredare una collettività per riempire le vostre tasche se rischiate non solo il disonore e il carcere, ma anche che la vita quotidiana, sempre più sconvolta da malaffare, criminalità e rivolta sociale, diventi invivibile e pericolosa per voi e per i vostri cari, che sarete/saranno esposti a violenze di ogni tipo, innescate proprio dalla vostra scarsa virtù civica?
E’ possibile avere un ceto politico che, invece di dedicarsi ad un orizzonte limitato e angusto (qualche mese, qualche anno, giusto il tempo di fare un po’ di soldi e spartire un po’ di potere e poltrone), si curi del futuro dei propri concittadini, tra i quali vi sono, ovviamente, anche i propri figli e nipoti?
E’ possibile lanciare progetti di governo che abbiano lungimiranza e profondità, costruiti per lasciare un segno nei decenni e per suscitare l’ammirazione e la riconoscenza dei posteri?
O l’ambizione dei nostri governanti è così miserabile da non oltrepassare piccole soddisfazioni di infimo cabotaggio?
E’ bello lasciare soldi e proprietà alla propria discendenza (oltre che goderne in vita), ma soltanto se quei beni siano stati guadagnati onestamente e se, ad essi, sia congiunto un sentimento di stima e ammirazione da parte di chi li riceve, invece della vergogna per essere stati figli o nipoti di un ladro, di un corrotto, di un criminale, di un predatore della comunità, di un ipocrita baciapile che sputava di notte su quel crocifisso che di giorno voleva a tutti i costi nelle scuole, nei tribunali e negli ospedali.

Seconda Serie

Per il Risorgimento Economico e Sociale del Paese

Cerchiamo di essere precisi e concisi, per quanto è possibile.
La gestione del Super-Ministero di Economia e Finanze da parte di Tremonti è il classico bicchiere mezzo vuoto che, a guardarlo e gustarlo meglio, si scopre contenere un liquido comunque incolore e insapore.
Non basta tenere i conti in ordine, quando non solo non si sia capaci di ridurre sensibilmente il debito pubblico, ma ci si permetta comunque di fare tagli dolorosissimi in settori importanti (ricerca, pubblica istruzione, società o enti partecipate dallo Stato), con costi sociali gravissimi, proprio nel momento di maggiore fragilità del sistema economico nazionale.
Le parole più azzeccate per definire questo grigio stile tremontiano (fatto salvo il valore intellettuale del Super-Ministro che, però, ha venduto l’anima al “diavolo”, cioè a Bossi e a Berlusconi, rinunciando a fare qualcosa di buono per il suo Paese) sono immobilismo e attendismo.
Ma cosa si attende, dal momento che l’Italia registra- è notizia di pochi giorni fa- un tasso di crescita inferiore persino alla Grecia?
Ebbene, in questo contesto, cosa propone Democrazia Radical Popolare al Nuovo Centro-Sinistra, per uscire dalla stagnazione “tremontian-berlusconian-leghista” ed avviare un robusto Risorgimento Economico e Sociale del Paese?
1. Diminuzione di tutte le aliquote relative a tutti i tipi di imposta di una percentuale almeno del 4 o 6 %, così da rendere finalmente equa la tassazione italiana, da sempre sentita come troppo alta e oppressiva. Ciò costituirà un poderoso volano non solo per i singoli contribuenti e le loro famiglie, ma anche e soprattutto per le IMPRESE, mai come in quest’epoca bisognose di alleggerimento fiscale anche per rilanciare l’OCCUPAZIONE.
2. Contestualmente, una volta ristabilita l’equità della tassazione: inasprimento delle pene relative all’evasione fiscale e rafforzamento dei mezzi di individuazione di essa, rivoluzionando tanto il sistema di accertamento e sanzione (prendendo esempio concreto dagli USA), quanto la sensibilizzazione mediatica sul disonore che deve caratterizzare chi evade le tasse. Bisogna capovolgere la morale corrente: chi non paga per intero le imposte è un delinquente e un criminale che sottrae risorse alla collettività, non un furbo da ammirare o tollerare. In effetti, le recenti esternazioni della Corte dei Conti relative alla presunta impossibilità di diminuire le tasse perché, anzi, bisogna ridurre il deficit annuale di bilancio e anche il debito pubblico, pur fondate in teoria, nella pratica rischiano di non cogliere il cuore del problema. Se tutti gli italiani pagassero le tasse dovute, le entrate dello Stato sarebbero più che sufficienti a far fronte alle spese della macchina amministrativa, a potenziare il welfare, a pareggiare il bilancio annuale, a ridurre nel tempo il debito pubblico. Il punto è che (giustamente) gli italiani si sentono vessati da un sistema fiscale con aliquote troppo elevate. Perciò, chi non può evadere le tasse (perché lavoratore dipendente) si sente discriminato e maltrattato dallo Stato (che poi, magari, gli offre pessimi servizi), mentre le categorie professionali che possono aggirare il fisco lo fanno tranquillamente, sia per la relativa inefficacia degli accertamenti, sia per la relativa clemenza del sistema sanzionatorio-oltre tutto vanificato da ricorrenti sanatorie- sia per la legittimazione morale collettiva dell’evasione fiscale. Bisogna capovolgere tutte queste condizioni. MENO TASSE, per ristabilire un rapporto di equità tra diritto di esazione e senso del dovere nel pagamento. ACCERTAMENTI scientifici e SANZIONI inesorabili, accompagnati da una campagna mediatica e culturale che mostri quanto sia più conveniente, per la collettività e per gli individui (specie in favore delle nuove generazioni) contribuire senza deroghe (ma in forma equa e non vessatoria) al pagamento di ciò che alimenta la Macchina dello Stato e il Welfare. Attraverso questa piccola rivoluzione fiscale, saranno sempre di meno gli italiani invogliati ad evadere le tasse e il gettito per lo Stato, nonostante la diminuzione delle aliquote, crescerà in modo sensibile (abbiamo fatto in proposito diversi studi di fattibilità che dimostrano in termini incontrovertibili quanto stiamo affermando). Ecco così che, pur dando soddisfazione alle preoccupazioni della Corte dei Conti, si potrà finalmente realizzare quella diminuzione della pressione fiscale da vent’anni falsamente promessa da Berlusconi e tuttavia mai realizzata.
3. ASSOLUTA NOVITA’ DI SISTEMA: creazione del SERVIZIO CIVILE MEDITERRANEO S.P.A. (S.C.M. S.P.A.) Cioè costituzione di una società per azioni, holding di una serie di società collegate, la cui sottoscrizione di quote o azioni sia autorevolmente proposta (e in un certo senso garantita) da parte dello Stato, della Banca d’Italia e del sistema bancario nazionale, a tutti i piccoli o grandi risparmiatori italiani. Oltre e al di là dei sottoscrittori del debito pubblico (Bot e Cct), il S.C.M. S.P.A. proporrà ai detentori del risparmio privato italiano (e internazionale) di investire (con la prospettiva di trarne doppio profitto: speculativo e in termini di infrastrutture per l’Italia e aree contigue) su singole società costituite ad hoc per la creazione di nuove INFRASTRUTTURE e SERVIZI (compresa, nel corso degli anni, la MANUTENZIONE) in Italia e ovunque risulti strategico nell’ambito del bacino mediterraneo. L’Italia ha bisogno di risolvere problemi annosi come il compimento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, la costruzione di altre strade e auto-strade o sistemi ferroviari avanzati per unire territori ancora mal collegati: non c’è paragone tra la velocità e l’efficienza con cui ci si muove nel centro-nord, rispetto a quanto avvenga nel centro-sud. Si al ponte sullo stretto di Messina, ma davvero, in tempi rapidi e certi e non a chiacchiere. Soprattutto, è ridicolo costruire il ponte se non si trasforma radicalmente la viabilità calabrese e siciliana, sia quella su gomma che quella su rotaie. Ma il bello della creazione del SERVIZIO CIVILE MEDITERRANEO S.P.A. è che esso consentirà di risolvere contemporaneamente diversi problemi. Un stessa famiglia, sgravata di tasse grazie al taglio delle aliquote di cui sopra, invogliata dalle garanzie offerte da Stato, Banca d’Italia e sistema bancario complessivo, investirà volentieri i propri risparmi in società e aziende che creeranno nuove infrastrutture per comuni, provincie e regioni, offrendo contestualmente la possibilità di assumere al proprio interno propri componenti (padri, madri, figli, nipoti) e generando nel contempo nuovi consumi, nuova ricchezza e nuove possibilità di lavoro nei territori interessati. Inoltre, l’S.C.M. S.P.A., operando con incisività anche nell’area nord-africana del Mediterraneo (anche qui costruendo infrastrutture, industrie e professionalità collegate al sistema produttivo italiano), non solo consentirà all’Italia di assumere la leadership rispetto ai paesi del Maghreb, ma risolverà alla radice il problema dell’immigrazione. Anche qui, con il giusto dosaggio di rigore e solidarietà, inserite in un progetto di sviluppo che potrà rendere il Mediterraneo (e l’Italia con esso) assai più centrale e strategico nell’ambito degli scenari macro-economici del pianeta. Come sanno tutti i principali players internazionali, le potenzialità dell’area mediterranea sono enormi, PER VARIE RAGIONI. E, una volta costruiti nuovi sistemi geo-politici (democratico-liberali), sarebbe davvero un errore madornale che l’Italia non tentasse la via di una leadership diplomatica ed industriale di questi paesi in via di sviluppo. Così, acquisita una tale autorevolezza, il nostro Paese potrà intervenire in prima persona per regolare il flusso di migranti che voglia consentire o meno, senza dover affidare questo compito a qualche squallido tiranno locale. Il problema IMMIGRAZIONE è un problema che si risolve con una duplice “medicina”: coordinare uno sviluppo manifatturiero, turistico, artigianale e professionale nei territori d’origine dei migranti, coinvolgendo in ciò lo stesso sistema economico italiano delle imprese, delle professioni e dell’artigianato. Poi, forti di tale impegno, impedire con intelligente fermezza e alla fonte la migrazione di popoli che potranno trovare in patria le occasioni di quella vita più giusta e felice cui, come esseri umani, essi hanno diritto. In sintesi, la creazione di SERVIZIO CIVILE MEDITERRANEO S.P.A. e le iniziative connesse sbloccheranno il sistema economico italiano, drenando liquidità (che è quella che attualmente latita), stimolando i consumi, creando nuovi posti di lavoro, migliorando le infrastrutture, attivando nuove opportunità multilaterali con i paesi mediterranei e attirando nuovi investimenti internazionali. Questi ultimi, poi, saranno invogliati anche grazie alle riforme del sistema giudiziario da NOI proposte (vedi più avanti) che, snellendo tutti i tipi di cause e rendendone il percorso rapido, certo ed efficiente, non potrà che rassicurare e attirare quegli investitori stranieri che, attualmente, si guardano bene dal veicolare fondi verso l’Italia.
4. ALTRA NOVITA’ DI SISTEMA: creazione del COMMISSARIATO PER LA RIDUZIONE DEL DEBITO PUBBLICO (C.R.D.B.). Questa struttura sarà dipendente direttamente dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero del Bilancio e della Riduzione del Debito Pubblico. Verranno selezionati una serie di super-esperti della pubblica amministrazione che, a COSTO ZERO e per IMPEGNO CIVILE (essendo già lautamente stipendiati per i loro precedenti incarichi) si impegneranno per un certo periodo di tempo ad istruire e monitorare i COMMISSARI. Infatti, questi ultimi saranno selezionati esclusivamente fra i migliori giovani italiani neo-laureati in diverse discipline. I COMMISSARI, una volta istruiti, forniti dei massimi poteri di ispezione (e monitorati da Ministero del Bilancio e Presidenza del Consiglio) saranno “sguinzagliati” in tutta Italia con facoltà di raccogliere un’ informazione completa su tutte le voci di spesa delle amministrazioni centrali, regionali, provinciali e comunali (compresi enti collegati, partecipazioni societarie, etc.). I COMMISSARI, di base, per il loro lavoro, avranno soltanto un rimborso spese per gli spostamenti e i soggiorni. Tuttavia, per l’individuazione (e conseguente eliminazione) di qualsiasi “voce di spesa” assolutamente inutile oppure relativa ad un effettivo servizio di pubblica utilità ma che si potrebbe garantire con minori oneri, percepiranno il 20% di tutte le somme fatte risparmiare alle amministrazioni centrali o locali. Le inchieste dei COMMISSARI saranno pubblicizzate e discusse dal servizio pubblico radio-televisivo, così da dare il massimo di trasparenza a questa MACRO-OPERAZIONE di razionalizzazione della pubblica amministrazione e in modo da controllare che l’eliminazione di voci di spesa non significhi anche TAGLIO DI SERVIZI per la collettività. In seguito, per i COMMISSARI che si siano distinti per efficacia e professionalità (anche tutti, se ciascuno avrà raggiunto un certo standard di efficienza) sarà prevista l’assunzione a tempo indeterminato con ruolo dirigenziale in strutture statuali. L’inserimento quali Commissari di giovani neo-laureati (selezionati in base al talento e alle attitudini) apporterà anche questi benefici: nuovi posti di lavoro e una certa garanzia che le loro ispezioni siano fatte con la passione civile e l’onestà che questo tipo di lavoro richiede. D’altronde, un meccanismo di controlli incrociati e lo stesso diretto interesse professionale e pecuniario dei Commissari affinché le “inchieste” vengano svolte con perizia, assicurerà che questo “corpo ispettivo” possa espletare il suo lavoro con grande efficacia e senza il rischio di connivenze con interessi conservativi dello status quo (cioè spreco, corruzione, disservizi). Vogliamo scommettere che, grazie a questa NOVITA’ DI SISTEMA, in capo a pochi anni la pubblica amministrazione italiana diventerà una delle più efficienti e oculate d’Europa? Vogliamo scommettere che, viste le somme in ballo (cifre enormi, che i cittadini nemmeno immaginano), tutti i soldi risparmiati potranno essere efficacemente spesi per adeguate e funzionali operazioni di sostanziale WELFARE e/o per diminuire il deficit di bilancio e il debito pubbico (con i suoi mostruosi interessi, che di nuovo tolgono risorse per gli ammortizzatori sociali)?
5. NOVITA’ DI SISTEMA: istituzione del SERVIZIO DI PIENA OCCUPAZIONE (S.P.O.) Qui veniamo ad un punto qualificante e delicatissimo del Programma di rilancio economico che Democrazia Radical Popolare propone al Nuovo Centro-Sinistra. Chi l’ha detto che ll Sistema-Italia (allargato al Mediterraneo e alla cooperazione con altri Paesi europei e di altri continenti) non sia in grado di garantire la “piena occupazione”? O quanto meno di garantire una tensione costante, progressiva e concreta verso questo obiettivo? Fermo restando l’ancoraggio ai principi del libero mercato globale e del rifiuto di qualsivoglia protezionismo nazionalistico-continentale, la nuova frontiera (non solo italiana) del socialismo liberale non può che fondarsi su una feconda collaborazione tra principi liberisti classici e strategici interventi pubblici o semi-pubblici per correggere le non poche irrazionalità e ingiustizie di un mercato abbandonato alle sue fredde e ciniche dinamiche. La globalizzazione dei mercati (che NOI di D.R,P. riteniamo cosa ottima, purché accompagnata da globalizzazione di diritti politici e civili e di giustizia sociale) ha aperto nuovi scenari, con nuovi problemi, cui servono NUOVE RISPOSTE. Per rimanere al Sistema-Italia, il SERVIZIO DI PIENA OCCAZIONE (S.P.O.) costituisce una innovazione che può dare nuova speranza alle giovani generazioni, altrimenti drammaticamente escluse da un normale percorso socio-economico e da qualsiasi progettazione esistenziale. Spieghiamo in che consiste. Tale SERVIZIO sarà direttamente dipendente dal Ministero del Welfare e dalla Presidenza del Consiglio e saranno ASSUNTI dei neo-laureati per gestirlo, sotto la supervisione di funzionari dei Ministeri suddetti. Alla maggiore età (18 anni) tutte le cittadine e i cittadini italiani avranno la facoltà di iscriversi al SERVIZIO DI PIENA OCCUPAZIONE, allegando una documentazione delle proprie attitudini, capacità, aspirazioni ed esperienze formative (che potranno essere integrate di mese in mese). Grazie a questa ISCRIZIONE al S.O.P. cittadine e cittadini italiani che avranno deciso di effettuarla avranno accesso a una serie di importanti DIRITTI (attualmente inaccessibili alle nuove generazioni, abbandonate a se stesse da tutti i governi degli ultimi vent’anni), contestualmente ad una serie di precisi (e responsabilizzanti) DOVERI. Parliamo prima dei DOVERI. Il personale dell’S.P.O. dovrà individuare, di concerto con le Camere di commercio, con Confindustria, con Confartigianato, con i Sindacati, con tutte le altre Organizzazioni del lavoro, nonché per conto proprio, tramite sofisticate analisi dei territori e delle mappe del fabbisogno lavorativo, quali e quante figure professionali (di tipo manuale o intellettuale, artigianale o impiegatizio e/o dirigenziale) occorrano e a quali soggetti e in quali contesti. In base alla conoscenza delle possibilità di lavoro mano a mano disponibili e alle attitudini degli iscritti, l’S.O.P. proporrà a ciascuno di accettare un determinato impegno lavorativo (più o meno lungo). Se l’iscritto (giovane o meno) all’ S.O.P. rifiuta un determinato lavoro (manuale o intellettuale/impiegatizio), decade dalla condizione di aderente al SERVIZIO DI PIENA OCCUPAZIONE e perde tutti i DIRITTI conseguenti. Vediamo invece che accade se l’iscritto (giovane o meno) accetta il lavoro (breve o lungo) e la sede (vicina o lontana) del suo svolgimento sul territorio nazionale italiano e/o nei Paesi contigui di area nord-africana, europea, extra-europea (con le quali aree l’S.O.P. avrà stretto accordi multilaterali). In questo caso, a partire dal primo lavoro, quale che ne sia la retribuzione e quale che ne sia la durata, l’S.O.P. (grazie alle convenzioni stipulate con il mondo bancario nazionale e con tutte le rappresentanze del mondo del lavoro) garantirà al suo ISCRITTO di poter iniziare a versare contributi pensionistici, di POTER accendere un MUTUO per la sua prima casa (ovunque la voglia comprare) e un PRESTITO D’ONORE per le spese relative, ad esempio, alla costituzione di una nuova famiglia o alla procreazione di figli e alla gestione della MATERNITA/PATERNITA’ delle neo-famiglie. In questo modo, il DOVERE di accettare un’ assoluta FLESSIBILITA’ e duttilità nell’espletamento di lavori anche molto diversi (pur all’interno di un percorso coerente con le attitudini, i percorsi formativi, gli studi e le aspirazioni del soggetto e pur in vista di possibili STABILIZZAZIONI) in realtà geografiche disparate, sarà ampiamente COMPENSATO dal DIRITTO di poter accedere a FINANZIAMENTI del PROPRIO PROGETTO DI VITA (Mutui e Prestiti) che, attualmente, la piaga caotica e scellerata del PRECARIATO di sistema e dei LICENZIAMENTI di massa non consente nemmeno lontanamente, distruggendo il presente e il futuro di milioni di giovani e meno giovani. Per il sistema bancario e per il sistema economico complessivo, pare persino superfluo ricordarlo, nuove famiglie e nuovi individui che recuperino dignità lavorativa ed esistenziale, significa nuovi conti correnti, nuovo possibile risparmio e nuovi consumi. Per lo Stato, tutto ciò significa anche nuove entrate per l’Erario ed emersione/riconversione di molto lavoro nero.
6. L’individuazione (vedi sopra) di Tito Boeri quale nuovo titolare, prima nel “GOVERNO LUCE” (da contrapporre, sino al 2013, all’umbratile governo Berlusconi) e poi in un vero e proprio esecutivo votato dagli italiani, del Dicastero di Economia e Finanze, garantisce inoltre una serie di altre proposte innovative per il rilancio economico complessivo dell’Italia e del mondo del lavoro in particolare (basta ripercorrere tutto quello che Boeri ha detto o scritto in questi anni, per rendersene conto). Analogo ragionamento varrà per Stefano Fassina (proposto da Noi per il Ministero dello Sviluppo Economico) se, invece di proponimenti retorici, generici e stancamente ricalcati sul passato, l’attuale giovane dirigente PD vorrà affrontare con coraggio e originalità le sue eventuali responsabilità di governo.
7. D’altra parte, ci sembra di aver già indicato delle “INNOVAZIONI DI SISTEMA” così radicali e concrete che, soltanto a partire da esse, il Bel Paese potrà offrire alle sue vecchie e nuove generazioni un avvenire ben diverso da quello posto all’orizzonte da Berlusconi Bossi, Tremonti, etc., così fosco e privo di speranze per le industrie, i commerci, le professioni e il lavoro dipendente, impiegatizio od operaio. Un presente e un avvenire, quello propugnato in salsa pidiellina e leghista, insoddisfacente rispetto a TUTTE LE CATEGORIE PRODUTTIVE, ma soprattutto tragicamente indifferente alla sorte di tanti lavoratori precari, giovani e meno giovani.
8. Naturalmente, Democrazia Radical Popolare (e il Nuovo Centro-Sinistra, se esso vorrà fare tesoro dei nostri suggerimenti), parlerà di altre misure importanti per il Rilancio dell’Economia italiana (e del mondo dell’industria, dei commerci e delle libere professioni, oltre che del lavoro subordinato) anche più avanti, ciascuna misura/proposta in stretta relazione alle aree tematiche sintetizzate nelle 10 epigrafi riassuntive che campeggiano nella HOME PAGE del nostro sito ufficiale (www.democraziaradicalpopolare.it). Non senza ribadire che il taglio drastico delle aliquote fiscali (su cui vedi sopra) è una misura che dà grande sollievo tanto ad industriali e commercianti, quanto a liberi professionisti e lavoratori dipendenti, trattandosi evidentemente di un provvedimento inter-classista. E niente affatto demagogico o irrealizzabile, visti i solidi presupposti contestuali nel quale verrebbe incastonato; presupposti tali da rafforzare il gettito per l’Erario e per le opere di Welfare e Risanamento del Debito Pubblico che ne potranno conseguire.


Terza Serie

Per il Ripristino della Legalità Giudiziaria nella Nazione

domenica, febbraio 20, 2011

Chiamami ancora Stranamore

Stranamore


E' lui che torna a casa sbronzo quasi tutte le sere
e quel silenzio tra noi due che sembra non finire,
quando lo svesto. lo rivesto e poi lo metto a letto,
e quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi...
forse lasciarlo sulle scale è un modo di salvarmi
E tu che hai preso in mano
il filo del mio treno di legno,
che per essere più grande avevo dato in pegno:
e ti ho baciato sul sorriso per non farti male,
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perchè non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti:

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

E l'alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
e una ragazza bionda forse gli voleva dire
che l'uomo è grande, l'uomo è vivo,
l'uomo non è guerra;
ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino,
combatte bene e muore meglio
solo quando è pieno.

E il primo disse "Ah sì,
non vuoi comprare il nostro giornale?!"
e gli altri "Lo teniamo fermo tanto per parlare"
ed io pensai - ora gli dico "Sono anch'io fascista" -
ma ad ogni pugno che arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta.

Forse non lo sai ma pure questo è amore

Ed il più grande
conquistò nazione dopo nazione,
e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
perché più in là
non si poteva conquistare niente:
e tanta strada per vedere un sole disperato,
e sempre uguale e sempre
Bello l'eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave,
ha più ferite che battaglie, e lui ce l'ha la chiave,
Ha crocefissi e falci in pugno e bla bla bla fratelli,
ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio,
io che non parto e sto a guardarti
e che rimango sveglio.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.


Roberto Vecchioni



sabato, febbraio 12, 2011

Esercitiamo la memoria / 2

LA PADANIA, 30 settembre 1998

Dopo le Holding del mistero, "salta" un altro tappo: la Banca Rasini
L'istituto di "famiglia" passato al setaccio

di Max Parisi

La nostra inchiesta sul mistero Berlusconi continua a procedere. Innanzitutto una notizia scivolata via dalla grande stampa nazionale - e mi pare ovvio... - soltanto alcuni giorni fa: la Procura di Palermo ha ordinato il sequestro dell'intero archivio della Banca Rasini.Ah, Cavaliere, che dolori in arrivo...Come più volte abbiamo scritto, la sede principale dove vennero custoditi alcuni dei capitali all'origine dei "grandi affari" berlusconiani è proprio questo istituto di credito siculo-meneghino, fondato a metà dagli anni Cinquanta da una strano miscuglio di persone: esponenti della nobile famiglia milanese dei Rasini, ed esponenti della più disgraziata periferia palermitana ad altissimo tasso mafioso: gli Azzaretto di Misilmeri. Per quasi vent'anni, e per tutto il primo periodo d'attività di Silvio Berlusconi, la Rasini ha rappresentato un punto fermo, un faro imprescindibile per le avventure professionali del futuro Cavaliere. Alla Rasini, voluto sia dagli Azzaretto sia dai Rasini, ha lavorato fino alla pensione Luigi Berlusconi, padre di Silvio. E non ebbe un ruolo marginale, anzi. Fu procuratore con potere di firma di tutto questo clan di strani banchieri, questa confraternita tenebrosa di uomini e interessi la cui natura diventerà tragicamente chiara nel 1983, il 15 febbraio, il giorno dell'operazione "San Valentino", grande retata della polizia milanese contro le cosche di Cosa Nostra annidate in città. Diversi degli arrestati, Luigi Monti, Antonio Virgilio, Robertino Enea e per loro conto il clan Fidanzati, il clan Bono, Carmelo Gaeta e i relativi referenti palermitani, ovvero Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, erano correntisti multimilardari della Banca Rasini.Non solo questa "clientela" affezionata al riciclaggio finì in galera, anche il direttore generale della Rasini, tal Vecchione, in seguito subirà una condanna a 4 anni di carcere. Naturalmente, ripensando a tali vicende, non può che sorgere un interrogativo presto risolto: chi volle che tutta questa marmaglia operasse nella banca di Piazza dei Mercanti numero 8? Proprio Giuseppe e Dario Azzaretto, padre e figlio. Ora capite l'importanza del decreto di sequestro dell'archivio di questo istituto di credito presso la Banca Popolare di Lodi, che ha assorbito la Rasini qualche anno fa? È assolutamente basilare per poter ricostruire l'epopea di mister Forza Italia, ma anche altre vicende che apparentemente "sembrerebbero scollegate" dalla storia di Berlusconi. Infatti non finisce qui l'importanza della notizia dell'acquisizione di questa documentazione. La Rasini, dopo lo scandalo di mafia del 1983, venne ceduta dagli Azzaretto... indovinate a chi? L'avete già letto nella nostra inchiesta sull'Imi-Sir: a Nino Rovelli, il grande elemosiniere, colui che diede 2 miliardi a Giulio Andreotti, denaro di cui scrisse Mino Pecorelli (il famoso articolo: "Gli assegni del Presidente" che non venne mai pubblicato) costandogli la vita. Proprio un bell'ambientino, eh, quello della Rasini di berlusconiana memoria, non trovate? Tuttavia, per meglio capire fino a dove si spinse la ragnatela infame di questa banca, è necessario ricordare che Giuseppe Azzaretto sposò... la nipote di Papa Pacelli. Mancava giusto giusto questo tassello per completare il quadro. È fuori di dubbio che tale signora possedesse diverse e apprezzate qualità, non ultime le relazioni personali e perfino di parentela con importanti personaggi del Vaticano, ad iniziare dal Papa. Certo che ne fece di "carriera" quell'uomo, Giuseppe Azzaretto, partito da una delle frazioni più povere e miserabili di Palermo, e ritrovatosi nel volgere di pochi anni al vertice di una banca a Milano - da lui fondata - e perfino maritato con una damigella la cui famiglia era tra le meglio introdotte nei gangli del potere millenario della Roma dei Papi. C'è ancora molto da scoprire, come si vede. Se la Banca Rasini venisse davvero scoperchiata fino in fondo, sono convinto che una parte della storia d'Italia andrebbe riscritta, e sarebbero le pagine peggiori. Della storia più recente della Rasini - il lettore ricorderà anche questo - abbiamo scritto anche altro. Ad esempio abbiamo raccolto la testimonianza della baronessa Maria Giuseppina Cordopatri, che fu correntista di questo istituto di credito. La baronessa ha reso noto che il vero dominus della banca non era il clan Azzaretto sic et simpliciter, bensì un certo Giulio Andreotti. Non è notizia da poco, se si pensa che Nino Rovelli rileverà questa banca benché in vita sua non avesse mai operato nel settore. Per conto di chi Rovelli gestirà la Rasini fino all'arrivo della Banca Popolare di Lodi? Bella domanda.In ogni caso, come si diceva all'inizio, la nostra inchiesta sta avanzando. Nei prossimi giorni saremo in grado di approfondire in maniera circostanziata il ruolo e l'azione delle due società fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro, Saf e Servizio Italia, che tanto hanno avuto a che fare con la costruzione del Gruppo Fininvest all'epoca in cui il vero "burattinaio" si chiamava Licio Gelli. Eh sì, proprio lui, che nell'anno 1978 - quando vennero fondate 32 delle 38 Holding Italiane - annotò fra gli iscritti alla sua loggia infame anche Silvio Berlusconi, il piduista n° 1816, entrato nel cerchio infernale gelliano... esattamente lo stesso anno in cui nascono dal nulla (con l'uso del solito schermo di prestanome) le holding casseforti del suo futuro impero. Accidenti, che coincidenza, anzi: che pista investigativa.Su un altro versante, saremo presto nelle condizioni di svelare i rapporti fra alcune di queste Holding Italiane "occulte" e inquietanti personaggi palermitani, così pure saremo in grado di disegnare la "mappa" di intrecci societari fra queste Holding segrete e altri rami della pianta berlusconiana, ad esempio Mediaset.Mala tempora currunt, signor Berlusconi. Se n'è accorto? A proposito, Cavaliere: rammenta l'illustrissimo signor Aldrighetti e quel famoso aumento di capitale di 52 e passa miliardi? A presto.


Esercitiamo la memoria / 1

LA PADANIA, 26 aprile 1998

ESCLUSIVO / Decima puntata della nostra inchiesta sull'Imi-Sir.
Novità sulla Banca Rasini: "Il divo Giulio"
Andreotti & la banca dei mafiosi a Milano
La baronessa Maria Cordopatri svela un segreto custodito da dieci anni

di Max Parisi

Roma«Ho letto il suo servizio comparso domenica sulla Padania, e ho notato che le mancano, Parisi, alcune fondamentali informazioni che spiegano molte cose. Sono stata correntista della Banca Rasini dal 1980 al 1989...» Alt!Per la prima volta in assoluto nella storia travagliatissima di questo istituto di credito siculo-milanese, qualcuno di molto importante ha deciso di rompere il silenzio. È la baronessa Maria Giuseppina Cordopatri. Non più tardi di 4 giorni fa - via fax - mi ha inviato una lunga lettera che inizia con le parole che avete appena letto. «Ero titolare di due conti correnti nonché di un fido di oltre 100 milioni circa il quale non mi erano mai state chieste garanzie di sorta perché venni presentata all'allora presidente e direttore generale dottor Dario Azzaretto da amici del vero proprietario del pacchetto azionario di maggioranza della banca. Formalmente era intestato alla famiglia Azzaretto, ma nella realtà era controllata da Giulio Andreotti. Il commendator Giuseppe Azzaretto, padre di Dario, era all'epoca uomo di fiducia di Andreotti. Il punto saliente, ai fini della sua inchiesta giornalistica, che non è stato evidenziato è che quando la mafia siciliana si impossessa della Banca Rasini, la banca è già di Andreotti. Lasciai la Banca Rasini quando la lasciarono gli Azzaretto, cui subentrò, mi fu detto, una società svizzera».Innanzitutto un "dettaglio" a questo punto davvero inquietante: le inchieste di mafia degli anni 1981-'84 condotte a Milano da un valoroso vicequestore, Antonio Fiori, approdarono a processi contro i boss - tra i quali Luigi Monti e Antonio Virgilio - che portarono a pesanti condanne in primo e in secondo grado di giudizio. Nelle sentenze che ancora oggi è facile rintracciare (sono atti pubblici) era prevista la confisca dei beni di mafia, inclusi ovviamente i capitali in contanti. Ebbene, alcuni di questi soggetti - quelli finanziariamente più rilevanti - avevano conti e depositi presso la Banca Rasini e anche quei soldi - decine di miliardi - sarebbero passati dal sequestro alla confisca se... non fosse entrato in scena il presidente della Prima Sezione della Corte di Cassazione, dottor Corrado Carnevale. Grazie al verdetto definitivo da lui firmato in Cassazione, venne "cancellato" l'intero impianto accusatorio contro Monti e Virgilio e tutti i beni mobili e immobili vennero resi ai loro degni proprietari. Questa decisione di Carnevale ancora oggi grida vendetta, ma assume una luce tutta nuova quando si apprende - come sostiene l'ex correntista della Banca Rasini, la baronessa Cordopatri - che questo istituto di credito era posseduto, nel momento in cui accadono queste loschissime vicende, da Giulio Andreotti. Se Corrado Carnevale entra in scena "salvando" dal disastro due potenti finanzieri correntisti della Banca Rasini, a questo punto, date le importanti novità emerse ora, il motivo della sua azione potrebbe avere un fondamento ben più profondo. Così pure l'entrata in scena di Nino Rovelli - avvenuta nei tardi Anni Ottanta - assumerebbe un significato estremamente speciale, se si pensa che a vendere furono sì gli Azzaretto, ma per interposta persona Giulio Andreotti, che era stato per tutti gli anni Settanta gran patron e sponsor politico della Sir, tanto che Rovelli "ricambiò" i favori in denaro contante, più di un miliardo, "negoziato" sia da gangster della banda della Magliana sia da oscuri faccendieri dell'entourage andreottiano. Quei soldi, oltretutto, sono alla base dell'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, tanto che a Perugia è in corso un processo a carico di Andreotti e Vitalone proprio su questi fatti.Quindi la Rasini sarebbe stata di Andreotti. Quindi i boss di mafia che ebbero - perché è ovvio che la ebbero - l'autorizzazione ad aprire conti correnti in questo istituto di credito annidato nel cuore di Milano, iniziarono le loro "attività" bancarie in una banca con tale padrone! Capite? Questi intrecci, queste proprietà occulte, questo immenso verminaio per quello che si può capire dalle devastanti dichiarazioni della signora Cordopatri, credo possano e debbano interessare la Procura di Palermo e quella di Perugia.Il gigantesco mosaico della Sir riserva colpi di scena ogni giorno che passa.Anche la presenza dell'avvocato Ungaro, come abbiamo scritto domenica scorsa, tra i vertici della Rasini dal 14 dicembre del 1973, a questo punto assume un rilievo straordinario. Nel 1977 l'avvocato romano Mario Ungaro si rese responsabile di un'azione che vista oggi, dopo i fatti appena noti, assume anch'essa un significato eccezionale: nel gennaio del 1977 il bancarottiere Sindona scrive ad Andreotti, affidando la consegna della missiva all'avvocato Mario Ungaro! Ecco alcuni passaggi della lettera indirizzata ad Andreotti: «Lei - scrive Sindona di suo pugno - dovrebbe fare qualcosa almeno in Italia, e precisamente: sollecitare la Banca d'Italia per la sostituzione di Ambrosoli; ridimensionare il comportamento del giudice istruttore e del pubblico ministero che dopo tre anni non sono riusciti a prendere alcun provvedimento conclusivo, eccezion fatta per il mandato di cattura; trovare una soluzione per la Banca Privata Italiana, sollecitando gli interessati, tale da far cadere il presupposto dei reati fallimentari». (pagg. 569-70 del Volume delle "Relazioni" della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Sindona -ndr). L'avvocato Ungaro, per conseguenza, gode - visto il contenuto della lettera di Sindona - di totale fiducia dello scrivente, ma anche del destinatario, altrimenti un messaggio di questo tenore finito in "mani sbagliate" avrebbe potuto decretare la fine politica dello stesso leader democristiano. È questo genere di personaggio quindi l'avvocato Ungaro seduto nel Cda della Rasini dalla settimana che precedette il Natale del '73.Ora, come fosse una ciliegia avvelenata su questa torta già al cianuro, vediamo cosa disse della Rasini... Michele Sindona in persona. Ormai ridotto a un carcerato senza più alcuna speranza di libertà nonostante l'attendesse ancora il processo in Italia per l'omicidio Ambrosoli (fu condannato all'ergastolo), nel 1984, in galera negli Stati Uniti, Sindona incontrò Nick Tosches, un giornalista del New York Times. La loro frequentazione continuò anche l'anno successivo, il 1985, nei mesi di maggio, agosto e settembre. Questa volta Sindona parlò al cronista americano mentre si trovava detenuto in Italia nel carcere di Voghera. Da questa lunga frequentazione a cavallo di due anni e di un oceano, scaturì un libro, scritto ovviamente da Tosches, intitolato "Il mistero Sindona".A pagina 111 di quest'opera, sta scritto: «Come sai - Sindona sta rispondendo a una domanda di Tosches - le mie banche italiane erano istituti di prim'ordine con soci di prim'ordine. La Banca Privata Italiana era una banca dell'aristocrazia. La mafia invece si serve sempre di istituti e professionisti di second'ordine». Detto questo, Tosches aggiunge: «Sindona socchiuse gli occhi con espressione scaltra. Quali sono le banche usate dalla mafia? Sindona prese tempo. È una domanda pericolosa, rifletté. In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in Piazza dei Mercanti». Alt!La piccola banca di piazza dei Mercanti alla quale accennò Sindona poco prima di essere "suicidato" in carcere, era la Banca Rasini. Non ci sono dubbi. In piazza dei Mercanti a Milano, a due passi dal Duomo, solo la "piccola banca" Rasini apriva i suoi sportelli nel 1985 quando Sindona rese questa sua dichiarazione a Tosches. In tutta quella piazza non c'era altro istituto di credito che avesse la sede o semplicemente un'agenzia. Attaccando la Rasini, Sindona, ergastolano, cosa intese fare? Quale minacciosissimo segnale di fredda vendetta per non essere stato "salvato" volle lanciare? A chi era indirizzato questo accenno a una sua più ampia confessione che avrebbe scatenato un pandemonio? La baronessa Cordopatri non ha dubbi: la Banca Rasini era amministrata da Giuseppe e Dario Azzaretto "per conto di Giulio Andreotti". Se le cose stanno così, allora tutto quadra e un paio di processi in corso dovrebbero essere rivisti con l'aggiunta di questi fatti, e anche gli eredi di Nino Rovelli dovrebbero offrire nuove spiegazioni.(continua domenica 3 maggio).


sabato, gennaio 29, 2011

C'è un Piano ancora attuale

Fonte: http://www.iltempo.it/politica/2011/01/28/1233133-piano.shtml


di Attilio Ievolella

28/01/2011


Per l’Italia la loggia P2 (e Licio Gelli) sono come ombre perenni, mai completamente illuminate dalla luce. L’ultimo, in ordine di tempo, a riaprire questo libro è stato Bruno Rozera, prefetto massone in pensione, parlando, tra l'altro, in un'intervista a L'Espresso, di un «livello superiore a Gelli». Ma da questi arriva una versione diversa, ovvero la citazione di una terza organizzazione («compagna» di P2 e Gladio) per l'attuazione del «Piano di rinascita democratica». Come si chiama questa «terza gamba»? «Mi dispiace, ma non ricordo, davvero... Eppoi la P2 è un capitolo chiuso, ormai». Così, mistero si aggiunge a mistero, nonostante il «Maestro Venerabile» della P2, prossimo ai 92 anni, intervistato a «Villa Wanda», sua residenza a Castiglion Fibocchi, piccolo paese della provincia di Arezzo, si schermisca: «Guardi, oramai dell'Italia mi interessa nulla... alla mia età, si figuri. Sono vecchio, ormai». Per poi aggiungere, sibillino: «Però se soltanto avessi venti anni di meno, rifarei il "Piano" e lo attuerei...».


Vede che si ritorna sempre lì? A un passato fatto di massoneria, loggia P2, "Piano di rinascita democratica", accuse di eversione...
«Le ripeto, per me è un capitolo chiuso, la P2, chiuso in maniera definitiva. Ho addirittura donato tutti i miei documenti all'Archivio di Stato di Pistoia».


Avrà tenuto per sé i carteggi più «delicati», dica la verità...
«Assolutamente, non ho conservato nulla... perché avrei dovuto conservare ancora? Certo, se avessi avuto la sua età, probabilmente avrei tenuto ancora quelle carte... Ma ho un'altra età rispetto alla sua, così mi sono voluto liberare di tutto. Me ne voglio andare tranquillo, tranquillissimo, da ogni punto di vista. Tenga presente che ho preso quella decisione anche contro il volere dei miei familiari, ma siccome era materiale mio, anche se loro non erano d'accordo, ho deciso così. Ho sfidato anche loro. C'era tanto materiale da poter monetizzare, ma oramai non ho nulla da guadagnare e nulla da perdere. Tanto per farle capire, all'Archivio di Stato mi hanno detto che molte cose sono secretate, perché alcune persone sono tuttora vive».


Eppure lei stesso ha, ironicamente, detto di volere chiedere i diritti di autore, alla luce di quanto aveva programmato nel "Piano di rinascita democratica". L'impressione è che quel Piano sia sempre lì sul tavolo, e non in un archivio...
«Quel Piano, come lo chiama lei, non solo lo rifarei, ma vorrei anche riuscire ad attuarlo, se solo avessi venti anni di meno. All'epoca, se avessimo avuto quattro mesi di tempo ancora, saremmo riusciti ad attuarlo... In quel momento avevamo in mano tutto: la Gladio, la P2 e... un'altra organizzazione, che ancora oggi non è apparsa ufficialmente, non creata da noi ma da una persona che è ancora viva tutt'oggi, nonostante abbia oramai tanti anni... Avevamo tre organizzazioni... ancora quattro mesi di tempo e avremmo sicuramente messo in pratica il Piano. Che, sia chiaro, era valido allora e sarebbe valido anche adesso. Certo, servirebbero delle modifiche, ma attuando il Piano non saremmo arrivati alla situazione che, in Italia, si vive oggi...»


Qual era questa terza organizzazione?
«Mi dispiace, ma non ricordo, davvero...»


Sempre punti oscuri. Come quello relativo all'effettivo numero di iscritti della P2: oltre 900 quelli compresi nella lista rinvenuta nel 1981, almeno 2500 secondo la relazione della commissione parlamentare d'inchiesta presieduta da Tina Anselmi.
«Le dico, non mi ricordo, davvero, quanti erano gli iscritti della P2... Piuttosto...»


Piuttosto?
«Avrei voluto parlare con la Anselmi, ho anche chiesto di organizzare un incontro, per dirle che sono stati i suoi collaboratori a tradirla. Non a caso, abbiamo potuto smentire tutto ciò che era stato detto e scritto all'epoca... In quel momento furono dette tante stupidaggini, e anche la Anselmi ne avrebbe beneficiato, perché aveva la possibilità di diventare presidente della Repubblica: la Democrazia Cristiana l'avrebbe votata, e anche ai comunisti non sarebbe parso vero per il colpo che era stato messo a segno».


A leggere le carte, però, sembra andata diversamente. E anche a considerare i tanti, troppi misteri. Come, ad esempio, il rapporto con la Chiesa.
«Tenga presente che era prevista la scomunica finanche per i laici iscritti alla massoneria. Poi, ci fu un cambiamento: la scomunica, secondo quanto stabilito dal Vaticano, poteva essere emessa solo nei confronti degli ecclesiastici. Ma sappia che i religiosi iscritti alla massoneria erano svariati, all'epoca, anche di alto grado. E non venivano mai citati, perché appartenevano a un altro elenco...»


Appunto, l'ennesimo mistero... Tornando all'attualità, oggi, sembra di rivedere molti punti del «Piano di rinascita democratica»: ad esempio, la riforma della giustizia e la divisione del fronte sindacale... E lei ha espresso un giudizio positivo, tempo addietro, su Berlusconi e sul suo Governo.
«Precisiamo: il giudizio era positivo»


Oggi, invece?
«Negativo»


Cos'è cambiato?
«Senta, quando due persone si sposano, fanno questa scelta con ardore, con calore. Poi, succede che, dopo tre, quattro anni, decidano di separarsi... Perché? Semplicemente perché sono venuti a mancare quei principi, quei valori. Ecco, anche lui, Berlusconi intendo, è venuto meno rispetto a quei principi che noi pensavamo lui avesse... E ricordi che l'ho avuto per sette anni nella loggia, quindi credo di conoscerlo... l'ho anche aiutato, quando ho potuto...»


E in cosa è venuto meno Berlusconi?
«Ma pensi anche a questo puttanaio delle ultime settimane... Sia chiaro, è vero che può fare ciò che gli pare e piace, come e quanto vuole, ma bisogna anche avere la capacità di "saperlo fare", eppoi esiste pur sempre un limite. Invece lui continua... ha prima disfatto la famiglia, ora sta disfacendo l'Italia. Ma nessuno gli dice nulla... Ha commesso un reato? Se è vero ciò che gli viene attribuito (e credo che almeno in parte sia vero), allora sì: non avrebbe dovuto farlo, o, quantomeno, avrebbe dovuto utilizzare sistemi più riservati».


Pare di capire che avete puntato sul cavallo (politico) sbagliato...
«Guardi che politici validi, come Cossiga e Andreotti, non ci sono più. E un discorso simile vale anche per generali e ufficiali. Ma lei ha presente l'esercito italiano? Anni fa era un esercito per il Paese, non un esercito a cui si chiede di ripulire le città dall'immondizia, mentre i netturbini sono in cassa integrazione. Oggi, invece, mandiamo i soldati in Afghanistan e in Iraq: a noi cosa interessa? Da tutto ciò noi abbiamo ricavato solo morti! E io mi chiedo: ma le autorità italiane non si vergognano mentre baciano le bare dei soldati uccisi? Ripeto, non abbiamo alcun interesse ad andare in quei Paesi, eppure quei soldati sono morti perché quelli che baciano le bare, hanno deciso di mandarceli... Lei pensa che questo sia un Paese serio?».