domenica, gennaio 23, 2011

Lettera aperta n. 2 al Fratello Silvio Berlusconi

Da http://www.grandeoriente-democratico.com/lettera_aperta_n2_al_Fratello_Silvio_Berlusconi.html

9 dicembre 2010



Caro Fratello Silvio,

mi obblighi a scriverti di nuovo ,come del resto era prevedibile.
Amici comuni mi confidano che, proprio in questi giorni di dicembre, attendi con angoscia questa mia letterina, soprattutto visti gli esiti devastanti della prima epistola che ti inviai.
Esiti devastanti anzitutto per la stabilità della tua condizione interiore e la lucidità (scarsa) delle tue iniziative immediatamente successive.
Ti ricordi?
Correva il mese di luglio 2010, giorno 26: come uno schiaffone immateriale, ricevesti la Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi del 26 luglio 2010, messa on-line sul frequentatissimo Sito di Grande Oriente Democratico ( www.grandeoriente-democratico.com ), subito rilanciata da Dagospia ( www.dagospia.com), commentata dal Fatto Quotidiano ( IL FATTO QUOTIDIANO del 27 luglio 2010 by Gianni Barbacetto: “E il maestro scrisse al ‘fratello Silvio’”) e recitata per circa due mesi (agosto e settembre) di giorno in giorno, su CURRENT TV, Canale n.130 di SKY.
Rilanciata sul web, su You Tube e su innumerevoli blog e siti, stampata e diffusa in uffici, esercizi commerciali, ospedali, fabbriche, studi professionali, sedi di partiti e associazioni, sono pochi gli italiani che non ne abbiano letto almeno una parte o che non ne abbiano avuto nozione, diretta o indiretta.
Nonostante i tentativi di censura tuoi e dei tuoi scagnozzi.
In effetti, essendo “aperta”, la Lettera era indirizzata non solo a te, ma anche ai nostri concittadini, confratelli massoni e non, donne e uomini.
Però era rivolta prima di tutto a te.
Nonostante ciò, non hai saputo far tesoro degli ammonimenti, delle diffide e dei fraterni consigli in essa contenuti.
Anzi, come ebbero a confidarmi persone a te molto vicine (sappi che sei circondato da innumerevoli triplo-giochisti), non appena leggesti quella fraterna epistola, preso dal panico, decidesti di giocare il tutto per tutto e attaccare a testa bassa coloro che- a torto- ritenevi potenziali “collaboratori” della tua imminente defenestrazione, da noi profeticamente annunciata.
Si trattava, invece, nel caso dei finiani(rei di dissenso interno, il diritto al quale è il pane quotidiano dei partiti liberi e democratici), di collaboratori e potenziali alleati nell’o pera di salvaguardia della democrazia e della legalità per cui Grande Oriente Democratico sta da tempo lavorando.
Ricordi? Appena poche ore dopo la pubblicazione della Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi del 26 luglio 2010, e in conseguenza della sua lettura da parte tua e dei tuoi collaboratori (fraterni e non), hai preso due decisioni assai poco lucide e lungimiranti.
La prima è stata quella di ordinare l’assoluto silenzio sulla lettera e su quanto rivelava a proposito del tuo cursus massonico. Un silenzio puntualmente rispettato da parte di tutti gli operatori mediatici che sono al tuo servizio e libro paga, quasi come camerieri e maggiordomi di regime.
E si tratta di tanta gente, non soltanto del direttore del TG1 o di quelli di TG5, Studio Aperto e TG4. Persino nei media teoricamente di area “oppositiva” al tuo governo, nel centro-sinistra, ci sono giornalisti che si comportano come soldati di ventura in cerca di ingaggio. Pronti a sfumare, attutire, omettere, mistificare, in cambio di qualche inconfessabile prebenda.
Complimenti a te, caro Fratello, che ti alleggerisci volentieri di qualche “metallo” (in gergo massonico, come sai, alludo ai “piccioli”…) in cambio dell’omertà di professionisti senza morale; e complimenti a voi, cari pennivendoli italioti, sempre in cerca di padroni e committenti generosi, in barba a qualunque ideale o deontologia professionale.

Caro Fratello Silvio,
ovviamente non è per noi una novità la tua capacità di utilizzare e ammansire esponenti sinistrorsi del giornalismo e della politica.
Sappiamo tutto, noi. Anche quanto è lunga la lista. Solo in politica potremmo ricordarti una lunga sfilza di nomi, situazioni e inciuci, che parte dal comunista Cossutta (per qualche affaruccio con l’Unione Sovietica, giacché la Russia è sempre stata nel tuo cuore…), passa per il Veltroni degli anni ’80 (questioni pubblicitarie e conferma del tuo monopolio delle tv private…), i D’A lema, Bargone (Antonio) e Latorre (Nicola) degli anni ’90 (qui è meglio stendere un velo pietoso, perché altrimenti parecchi si farebbero male, tra commercialisti romano-pugliesi, banche inglesi e società off-shore destinatarie di ingenti fondi…). Per non parlare dell’ultima bischerata del sedicente rottamatore fiorentino, Matteo Renzi, che va ad ambientarsi e a confabulare ad Arcore, invece di mantenere un rigoroso profilo istituzionale.
Intendiamoci: per il futuro, personalmente, vorrei che Veltroni, D’Alema, Latorre e Renzi collaborassero tutti e ciascuno alla creazione ( ex nihilo, perché attualmente non esiste) di un autentico e originale centro-sinistra: riformista, laico, libertario, con un progetto culturale, economico-industriale e sociale all’altezza delle sfide (impegnative) del XXI° secolo.
Tuttavia, per poter lavorare al presente e al futuro, occorre ripensare il passato e trarne utili insegnamenti.

Quindi, cari compagni Veltroni, D’Alema, Latorre e Renzi: basta con gli inciuci vecchi e nuovi. Cercate di non farci venire voglia di aprire armadi pieni di scheletri pericolosi, e lavorate con rigore e armonia alla rigenerazione civile del Paese.

Ma torniamo a noi, diletto Fratello Silvio.
E all’ordine del silenzio che hai impartito – un diktat capillare, dal giornalismo alla politica - col risultato che non un solo esponente del PDL si è azzardato a misurarsi con i contenuti della prima lettera, anche solo per smentirla o criticare l’attendibilità di certe imbarazzanti rivelazioni sulla tua poco onorabile carriera di massone.
Ma verrà il giorno in cui sarai costretto a dire almeno due paroline sulla tua identità di Maestro Massone (auto) Illuminato e sulla vera natura della Loggia di Arcore, operativa sin dal 1991.
Pesale bene quelle due paroline, allora. Perché tutto ciò che dirai o non dirai, te lo dico da fratello, potrà essere usato contro di te.
Ecco, io aspetto quel momento.

Poi c’è la seconda decisione poco lucida, e molto poco lungimirante, lasciatelo dire, che hai preso a causadella pubblicazione della Lettera Aperta n.1 : scatenare la caccia al presunto traditore.
Hai fatto deferire ai probiviri della PDL gli onorevoli Briguglio, Granata e Bocchino, censurando anche Gianfranco Fini e, di fatto, mettendo odiosamente alla porta sia il co-fondatore del “ Popolo della Libertà” (quale libertà, quella di obbedire ciecamente alla tua dispotica, anti-democratica e illiberale persona?), sia altri rappresentanti del popolo sovrano eletti senza vincolo di sudditanza/vassallaggio a te, ma obbligati a rispondere del loro operato solo agli italiani che li hanno votati.
Con perfetta coerenza da contro-iniziato, poi, a chi pensavi di far presiedere la corte inquisitoria dei Probiviri del PDL che doveva infliggere il rogo agli eretici finiani?
Ovviamente al Fratello Maestro Illuminato (ritenuto in passato vicino all’ Opus Dei) Vittorio Mathieu, molto intimo del Fratello Salvatore Spinello (già Gran Maestro del Grande Oriente Scozzese d'Italia, comunione di Piazza del Gesù) e infine approdato all’Accademia degli Illuminati fondata nel 2002 dal Fratello Giuliano Di Bernardo, ex Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e della Gran Loggia Regolare d’Italia.
E sarà un caso?
Chiariamo, una volta per tutte, che tu e i tuoi degni compari piduisti e post-piduisti appartenete a quel tipo di massoneria (con la “m” minuscola) reazionaria, conservatrice, illiberale, elitaria, gerarchica, anti-democratica, che da secoli prende sonori schiaffoni dalla vera Libera Muratoria: quella laica, liberale, libertaria, anti-clericale, pluralista, democratica, talora anche socialista.
Eppure, più prendete sonore bastonate, più tentate di risorgere in nome di una presunta Tradizione e del vostro presunto diritto di Illuminati, presuntivamente predestinati al governo elitario del mondo.
Non scherzare con la storia, caro Fratello Silvio. E non scherzare con noi di Grande Oriente Democratico.
Noi siamo gli eredi di quelli che vi hanno sconfitto tra 1776 e 1783 in America del Nord, quando logge repubblicane, democratiche e patriote (poi statunitensi) sconfissero logge monarchiche filo-inglesi.
Siamo gli eredi di quei Fratelli (soprattutto girondini) che affermarono la Rivoluzione francese nella sua fase democratica e liberale (1789-1792), anche contro le logge legittimiste e contro-rivoluzionarie, il cui pensiero fu ben riassunto dal massone clericale e reazionario (proprio come te, caro Silvio) Joseph de Maistre (1753-1821).
Noi siamo i diretti continuatori del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Giuseppe Garibaldi, e di tutti quei massoni garibaldini, mazziniani e cavouriani che hanno fatto il Risorgimento e l’Unità d’Italia.
Quel Risorgimento e quell’Unità nazionale che tu e i tuoi beceri alleati leghisti vorreste demolire nella memoria e nella percezione generale degli italiani contemporanei.
Non te lo permetteremo, caro Fratello.

Ti abbiamo avvertito.
Non hai saputo o voluto capire.
E adesso non vedi in che cul de sac ti sei andato a mettere?
Da bravo massone, una volta ricevuto un “richiamo” e diversi “ ammonimenti e diffide” da parte del sottoscritto, che ti è Fratello (“maggiore”) e che massonicamente ti chiamava ad un “lavoro a specchio”, avresti dovuto iniziare un serio processo di introspezione e auto-critica, volto ad emendare anni e anni di condotte contro-iniziatiche e assai nocive rispetto alla collettività nazionale di cui ti ostini a voler manipolare il consenso.
Purtroppo, la tua sciamannata reazione era anche sin troppo prevedibile.
Ecco perché, profeticamente, la prima lettera ti aveva avvertito di un prossimo redde rationem. Quanto amaro dovrà essere il calice che ti accingi a dover assaporare, però, solo tu potrai determinarlo, con il tuo libero arbitrio.
Mi spiego meglio.
Il 14 dicembre prossimo, quale che sia l’esito della doppia votazione al Senato e alla Camera dei Deputati, qualunque sia il conteggio finale, cambierà ben poco: la tua stella si è ormai oscurata.
Basta leggere le cosiddette indiscrezioni di Wikileaks, caro Fratello, su cui ora è necessario dire un po’ di verità ai nostri concittadini.
Tu e lo pseudo-Fratello Franco Frattini (anch’egli sciaguratamente approdato, da posizioni liberal-socialiste e laiche, a strumentali velleità neo-clericali e conservatrici da ateo devoto) sapete bene come stiano le cose, perciò non continuate a menare il can per l’aia.
Davvero vogliamo continuare a raccontare che le attuali indiscrezioni provenienti da qualche gola profonda del Dipartimento di Stato USA nuocerebbero all’amministrazione Obama?
Se una nazione volesse fare sapere ai nemici (vedi ad esempio le notizie relative all’Iran e al fatto che, in caso di attacco americano, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Giordania ed altri paesi islamici sarebbero in prima fila tra i co-belligeranti), ma soprattutto agli alleati cosa pensa di loro, fuori dai denti e senza il paludamento del minuetto e dell’ipocrisia diplomatica, cosa dovrebbe fare?
Magari favorire la diffusione di gole profonde e di portavoce telematici come Julian Assange. O no?
Bene. Qual è l’inequivocabile messaggio che lo Zio Sam consegna, tramite Wikileaks, all’alleato italico?
Quale messaggio ha provocato reazioni rabbiose e risentite del povero indignato Frattini, pronto ormai a bruciare sul rogo l’i ndiscreto Julian Assange?
Il messaggio è forte e chiaro: Berlusconi è un alleato infido e inaffidabile, lingua in bocca con l’altrettanto infido Gheddafi, con l’anti-israeliano Erdogan, con Putin (cui consegna un pericoloso controllo sull’approvvigionamento energetico italiano, al di fuori dell’alleanza atlantica).
E non solo Berlusconi è infido e inaffidabile, ma anche incapace di governare, poco lucido, in cattive condizioni psico-fisiche e giunto ormai al capolinea.
Perciò prima gli italiani lo mandano a casa, meglio è.
Non serve a niente cercare di attutire il tremendo knock-out statunitense per mezzo delle insignificanti, leziose, tardive e niente affatto spontanee attestazioni di stima offerte da Hillary Clinton.
Fratello, è solo un uso postumo di vaselina. Postumo e, quindi, a bassissimo costo per chi lo fa e inutile per chi lo riceve.
Ma tutto questo, caro Silvio, tu lo sai molto bene. Ed è per questo che mastichi amaro, molto amaro, nel constatare che ormai “ il re è nudo”.
Sei nudo, Silvio, e non basta qualche friabile foglia di fico per coprire la tua definitiva delegittimazione e l’invito dello Zio Sam ad andartene presto in malora, se vuoi evitare conseguenze ancor più spiacevoli delle presenti.

Vorrei perciò, alla luce di tutto quanto precede, darti alcuni fraterni consigli che spero – stavolta - vorrai seguire alla lettera o giù di li.

  1. Quando a luglio ti sono arrivati i nostri primi ammonimenti, invece di ascoltarli hai pensato di poter soffocare ogni libero confronto critico all’interno del PDL e di poter eludere la vigilanza di Grande Oriente Democratico & Company sul tuo operato. I variegati (e per te infausti) eventi di questi ultimi mesi (da luglio ad oggi) dovrebbero averti dimostrato che questa è una via sbagliata e senza uscita. Ergo, accetta di fare un paio di passi indietro e favorisci la nascita di un nuovo esecutivo che possa affrontare i problemi che tu non sei stato in grado nemmeno di sfiorare. Piantala di frignare che vuoi andare a nuove elezioni e lascia che venga approvata una nuova legge elettorale, meno truffaldina di quella che ti fa tanto comodo per governare con maggioranze indebite e gonfiate, a fronte di un consenso, il tuo, che è largamente minoritario nel Paese. Accetta una nuova legge sul conflitto d’interessi che stabilisca, ad esempio, che un detentore di grandi mezzi mediatici possa, al massimo, essere il leader di un partito, ma giammai assumere il ruolo governativo di ministro e men che mai di Presidente del Consiglio o di Presidente della Repubblica. In questa prospettiva, visto che i canali tradizionali da te detenuti (Retequattro, Canale 5 e Italia Uno) sono tuttora più importanti - per introiti pubblicitari e per audience - dei recenti canali digitali o satellitari, accetta di privarti di uno dei tre canali generalisti (anche il meno importante: Retequattro), in nome di quella “rivoluzione liberale e liberista” di cui ti sei riempito vanamente la bocca per anni. E in nome dei principi anti-trust tipici di ogni democrazia occidentale. Altro che quella truffa della legge Gasparri.

  2. Licenzia tutti i tuoi cortigiani/collaboratori servili e sciocchi. Se non ti sbrighi a liberartene, ti condurranno a rovina certa e, un momento prima del tuo crollo totale, saranno i primi ad accoltellarti alle spalle. Scusati con gli italiani (magari proprio a Porta a Porta di Bruno Vespa, dove pronunciasti le tue vane promesse) per non aver onorato i vari “contratti elettorali” con loro. Scusati con gli omosessuali per le tue battute discriminatorie degne di un bauscia brianzolo che ha alzato un po’ il gomito. Scusati con quelle donne italiane e straniere che si sentono umiliate dalle tue battute misogine e maschiliste e che ne hanno le scatole piene della tua bava senescente di satiro improbabile e grottesco. Non starò a farti la morale, perché non sono un moralista. Se ti piace scopare, scopa con chi ti pare e traine tutto il piacere che vuoi, ma non ti azzardare a riempire il Parlamento (italiano ed europeo) di mezze calzette il cui unico merito è quello di aver soddisfatto le tue bramosie senili.

  3. In questi giorni corre voce che Virginia Sanjust (te la ricordi, Virginia, in relazione ai tuoi riti di magia sessuale? ) sarebbe in procinto di fare approfondite confessioni sugli aspetti esoterico-magici dei suoi rapporti erotici con te e con il tuo ambiente. Subito si è sparsa anche la voce che qualcuno dei tuoi scagnozzivorrebbe farle chiudere la bocca per sempre, seppellendola in qualche ospedale psichiatrico senza via di uscita o facendole anche di peggio… Affrettati a smentire queste gravissime voci - alle quali io mi rifiuto di credere - che ti vorrebbero come mandante di qualche odioso crimine verso una creatura indifesa e già parecchio segnata dal suo incontro (nefasto) con te.

  4. Tieni al guinzaglio i tuoi cortigiani più screanzati. In particolare, fai presente allo pseudo-Fratello Denis Verdini che “me ne frego” lo va a dire a sua nonna o a qualcuna delle sue/tue puttane, non certo al Presidente della Repubblica, al cui rispetto istituzionale e personale (trattandosi per di più di un autentico galantuomo) è doverosamente tenuto. Altrimenti gliela insegniamo noi l’educazione, a suon di scheletri danzanti che uscendo dagli armadi allieteranno le sue già impegnative vicende processuali.

  5. Astieniti, almeno fintanto che ricoprirai la carica di Presidente del Consiglio dell’Italia Unita, dal metterti a sponsorizzare acriticamente i libridi Angela Pellicciari (da Risorgimento da riscrivere a L’altro Risorgimento a I Papi e la Massoneria, eccetera). Questa operazione ci offende particolarmente, in quanto massoni, ed è per questo che le dedichiamo qualche riga. Vedi, coloro a cui rivolgi i tuoi consigli editoriali, come i giovani alla festa del PDL in presenza della ministra Giorgia Meloni, non sanno che “sporca” operazione di revisionismo storico-culturale si nasconde dietro i tuoi subdoli suggerimenti. Cantando le lodi di “Risorgimento da riscrivere: liberali e massoni contro la Chiesa”, hai dato un chiaro saggio della tua nauseabonda ipocrisia. Come massone hai disonorato il tuo status e tradito i tuoi Fratelli (lo fai a cuor leggero, perché per te la massoneria è una scuola per Eletti/Illuminati riuniti in Elites che devono manipolare e guidare il popolo bue. E della Massoneria illuminista e risorgimentale, democratica, laica, socialista e libertaria non sai che fartene). Ma hai anche confermato che prendi costantemente per il c… i tuoi elettori. Non eri tu a parlare di “rivoluzione liberale” o “partito liberale di massa”? Certo che eri tu. E poi, per compiacere le gerarchie vaticane che puntellano il tuo potere reazionario, ti accodi adesso, belando, alle esecrazioni anti-liberali della Pellicciari? L’operazione di costei è chiara e si muove a cavallo del mondo leghista e degli ambienti più clericali e retrivi della Chiesa. Lo scopo è semplice. Delegittimare il Risorgimento, demonizzare i massoni e i liberali; celebrare i valori “vandeani” contro-rivoluzionari, esaltare l’alto magistero (si fa per dire) di Papa Pio IX, l’uomo che nel 1864, con l’Enciclica Quanta Cura e il famigerato Sillabo annesso, condannò la modernità, la democrazia, il liberalismo, il socialismo, la libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Sì, anche quella libertà di religione di cui adesso il Magistero curiale si riempie la bocca, rivendicandola per sé in taluni contesti ostili. E tu, caro Fratello Silvio, Principe degli Ipocriti, di giorno fiancheggi l’operazione anti-risorgimentale, anti-liberale e anti-massonica della Pellicciari, chinandoti a baciare le sacre pantofole dei tuoi amici di Curia e titillando la vanagloria leghista; di notte, poi, bestemmi, ti scateni e celebri i tuoi privati e occulti riti massonici. Per tacere dei riti di raffinata magia sessuale pagana, alternati a più prosaiche ritualità pecorecce del tipo Bunga-Bunga. Bene, bravo, bis ! E complimenti per la coerenza.

  6. Visto che ti spacci per uno statista autorevole, caro Fratello, inizia a far sentire la tua voce in Europa, specie in Germania, relativamente alla crisi che ha colpito Grecia e Irlanda. Fatti valere e dichiara che sai benissimo chi c’è dietro le manovre macro-economiche che hanno messo in ginocchio alcuni paesi europei. Dichiaralo anche ai cittadini italiani, che non sono dei minorati e hanno diritto di sapere. A chi giova, in funzione delle esportazioni, una svalutazione dell’euro? E chi ha guadagnato dalle operazioni che hanno coinvolto Irlanda e Grecia? Chi continuerà a guadagnarci? C’è un nesso tra tutto ciò e l’incazzatura che Barack Obama si è preso recentemente con Angela Merkel? Se sei uno statista, hai capito di che parlo e agirai conseguentemente. Anche appoggiando l’ipotesi Tremonti di lanciare degli euro-bond: finalmente dal tuo Super-Ministro una proposta condivisibile e lungimirante, invece della solita politica grigia di tagli, lacrime e sangue, senza alcun rilancio del sistema produttivo.

Allora, caro Fratello, se stavolta sarai meno insipiente dell’a ltra sarà meglio per tutti. E soprattutto per te.
Ci sono però buone ragioni per farci credere che rimarrai fermo in una posizione di gelosa conservazione della massima poltrona di Palazzo Chigi.
Cercherai di comprarti qualche parlamentare con lo stesso spirito con cui, nella tua vita, hai sempre usato in modo assai spregiudicato il denaro.
E te ne andrai alla conta del 14 dicembre, in Parlamento.
Ecco, ti annuncio ufficialmente una cosa: se noi di Grande Oriente Democratico volessimo farti prendere la sfiducia, la prenderesti sicuramente - anche al Senato – e saresti costretto un minuto dopo ad andare al Quirinale con la coda fra le gambe.
Ma questo mi dicono che già lo sai, anche a partire da alcune notizie contenute nella sezione Comunicazioni dei lettori/visitatori sul sito www.grandeoriente-democratico.com e riprese da Dagospia il 6 dicembre.
Però.
Però, caro Fratello, perché farti “cadere” adesso e de-responsabilizzarti dal dovere di governare?
E’ importante che tu prenda atto della debolezza della tua maggioranza e ne tragga le conseguenze, facendo due passi indietro e, dopo vari atti di contrizione, attrizione e penitenza, guadagnati almeno una semi-assoluzione, magari ritirandoti a vita privata o, al massimo, restando il Padre Nobile (si fa per dire) del PDL (riformato in senso democratico), senza più aspirare a ruoli “ monarchici” all’interno e istituzionali all’esterno (finché avrai tutte le tv, i giornali e le case editrici che hai attualmente, non mi sembra il caso).
Ma se continuerai a recitare il ruolo della vittima, pronto a denunciare immaginari ribaltoni e a pretendere l’equiparazione tra un eventuale voto di sfiducia e il reato di Lesa Maestà, ecco: in questo caso, a chi mi chiedesse consiglio, suggerirei: dategli la fiducia, fatelo continuare nella sua opera di (mal) governo. E’ il miglior modo per aprire definitivamente gli occhi di chi ti ha votato, spesso in buona fede.
Fai. Cimentati, fra qualche tempo, con l’avanzare di una preoccupante, ulteriore crisi macro-economica incombente sull’E uropa.
Vuoi governare?
Mostra che cosa sai fare, in presenza di turbolenze speculative dagli esiti imponderabili.
Metti mano a vere riforme, ad populum e non ad personam.
Oppure, se non sei in grado, levati dalle scatole!
In definitiva, comunque, sei destinato a stare sulle spine sino all’ultimo minuto prima delle votazioni del 14 dicembre.
Noi Massoni, lo sai meglio di me, siamo imprevedibili. Magari all’ultimo momento potremmo concludere che sia bene che tu esca sfiduciato comunque.
Perciò, caro Fratello Silvio, nei prossimi giorni passerai inevitabilmente diverse notti insonni…

E’ tutto, o quasi.
Come Massone del Grande Oriente d’Italia e come leader di Grande Oriente Democratico (un movimento interno al Goi, come tu sai, che è composto da persone posizionate a destra, a sinistra e al centro), posso solo auspicare che tu esca presto di scena e che i futuri spazi politici siano occupati da nuovi e più democratici schieramenti: un centro-destra de-berlusconizzato, moderno e pluralista con Fini, Casini e Rutelli; un centro-sinistra totalmente inedito e orgoglioso della propria nuova identità: laica, libertaria, riformista, liberal-socialista, se possibile.
Anzi, per l’Italia, l’obiettivo di un centro-sinistra così è non solo possibile, ma assolutamente necessario e urgente.
Ti invio nel frattempo il mio Triplice Fraterno Abbraccio e Ti saluto, caro Fratello Silvio.
GOOD NIGHT AND GOOD LUCK!

P. S. Come individuo che personalmente ha deciso di impegnarsi ad aiutare il centro-sinistra, insieme ad altri (numerosi) liberi muratori di G.O.D. (cioè del G.O.I.) e di altre comunioni massoniche italiane, nonché insieme ad altre/i concittadine e concittadini non-massoni, ho provveduto a costituire il Movimento “ Democrazia Radical Popolare” ( www.democraziaradicalpopolare.it ).
Di esso si parlerà un bel po’ nei prossimi giorni.
Non si tratta di un partito che voglia presentarsi alle prossime elezioni.
Non si tratta affatto di un partito.
Esso tenterà di proporsi come il filo conduttore e il trait d’union tra tutti i diversi partiti e le diverse anime del centro-sinistra, per “riunire ciò che è sparso”, come diciamo noi Fratelli, e per traghettare, da ambienti una volta gravitanti nel centro-destra, nuovi e decisivi consensi a beneficio di chi intende candidarsi a governare il Paese con ben altri presupposti dal velleitarismo parolaio di marca berlusconiana.

A questo proposito, in chiusura di questa Lettera N°2, ho il piacere di annunciare che sarà presto pubblicata una Lettera Aperta n.1 ai Dirigenti e alla Base del Centro-Sinistra italiano, che avrà i connotati di una vera e propria scossa elettrica.
Con questa anticipazione: non si possono concepire alleanze con i “terzi poli”, con tizio o con caio, se non si sono tracciati i confini della propria identità progettuale.
Prima di ogni altra cosa, il Partito Democratico deve guadagnare coraggio e capacità di iniziativa, tessendo attorno a sé le fila di una serie di alleanze alla sua sinistra e al suo fianco.
Prima ancora di dialogare verso il centro, e sempre ammesso che questo “dialogo centrista” abbia un senso anche oltre l’ipotesi di un governo contingente di solidarietà nazionale in questa legislatura, nel dopo-Berlusconi.
Occorre attirare di nuovo a sinistra tutti quei socialisti costretti alla diaspora (verso Berlusconi o verso l’astensione dal voto, soprattutto) dopo tangentopoli e la fine del PSI e che masticano amaro quando gli si prospetta un’alleanza con Di Pietro.
A costoro andrà spiegato che Di Pietro agì comunque (da PM) contro un sistema corrotto e troppo costoso per la collettività, che non avrebbe in ogni caso potuto durare a lungo.
A Di Pietro bisognerà far notare che la tradizione del socialismo democratico italiano si è sentita perseguitata e devastata da inchieste che, talora, è potuto sembrare non separassero bene il grano dal loglio. Come se si volesse gettare via il bambino insieme all’ acqua sporca.
Agli ex-democristiani del PD bisognerà parlare chiaro: o stanno dentro per realizzare un grande partito di centro-sinistra laico, libertario e moderno, altrimenti seguano la scia di Paola Binetti e vadano a pascolare le proprie fisime confessionali altrove.
Si possono mettere in politica molti valori di base del cattolicesimo e del cristianesimo (capacità di integrazione dei diversi, altruismo, generosità, compassione verso gli “ultimi”, integrità morale, eccetera) ma questi valori sono tipici di chi ha una fede adulta.
Coloro che sono ancora spiritualmente bambini e sentono di dover obbedire ciecamente e acriticamente a Mamma Curia, raggiungano la Binetti, Volonté e Buttiglione o addirittura i vari Roccella, Quagliarello, Lupi e altri della lobby clericale italiota.
Ma non stiano a rompere l’anima nel PD, sempre un po’ dentro e un po’ fuori, sempre in procinto di varcare il Rubicone per ricongiungersi agli altri amati lacerti della tradizione democristiana.
Il PD non deve essere né socialista, né radicale, né democristiano, né liberale: piuttosto una nuova sintesi di tutte queste importanti storie politiche.
L’attuale, maggiore partito di opposizione, dovrebbe anche aiutare la rigenerazione di tutte le realtà politiche alla sua sinistra; dialogare con i più vivaci movimenti della società civile: popolo viola, movimento a 5 stelle, etc.
Inoltre, dovrebbe essere lo stesso PD a calendarizzare al più presto le primarie. Invece di rimandarle. Per paura di che?
Così come dovrebbe essere lo stesso Bersani a lanciare Nichi Vendola come candidato del PD per l’intera coalizione.
Vendola è un candidato pulito, colto, capace, onesto e carismatico: una risorsa per tutto il centro-sinistra, ma soprattutto per un PD che voglia recuperare l’entusiasmo di chi non va più a votare, ma un tempo votava PDS e poi DS.
Bersani ha l’occasione di rafforzarsi come segretario del principale partito del futuro governo del Paese, una carica/funzione che va distinta da quella del leader di coalizione.
Ma su ciò avremo modo di tornare molto presto, con dovizia di analisi, ragionamenti, proposte, prospettive e progetti concreti.
Per convincere gli italiani. E vincere, naturalmente.

Per chiudere, vale quanto già detto nel P.S. della Lettera Aperta n.1 al Fratello Silvio Berlusconi del 26 luglio 2010: sarà meglio per qualunque scagnozzo al soldo del Fratello Gustavo Raffi o del Fratello Silvio Berlusconi tenersi a debita distanza da ciascuno di noi e dei nostri cari. Com’è noto, mordiamo…

GIOELE MAGALDI.



martedì, dicembre 14, 2010

Il club segreto che governa il mondo

Da La Stampa del 13 dicembre 2010


Il club segreto che governa il mondo


di Maurizio Molinari


CORRISPONDENTE DA NEW YORK


Nove banchieri delle più importanti istituzioni finanziarie di Wall Street si riuniscono il terzo mercoledì di ogni mese nel Distretto finanziario di Manhattan per assicurarsi il controllo e la floridezza del mercato che più preoccupa la Casa Bianca: quello dei derivati. L’amministrazione Obama ha tentato invano di sottoporli a rigidi controlli nella recente riforma finanziaria varata dal Congresso, e Paul Volcker, l’ex presidente della Federal Reserve consigliere dello Studio Ovale, ne è il critico più aspro, indicandoli come un mercato che «sfugge a ogni regola» e continua a minare la stabilità di Wall Street do-po aver già contribuito alla crisi del settembre 2008. Ma le pressioni di Casa Bianca e Congresso hanno una debole eco nelle riunioni che vedono attorno ad un tavolo banchieri di giganti come JP Morgan Chase, Goldman Sachs, Deutsche Bank e Morgan Stanley interessati soprattutto a mantenere il control- lo di scambi annuali per molti trilioni di dollari che sfuggono a ogni supervisione visto che i derivati sono prodotti finanziari in gran parte non quotati in Borsa.

Dunque vengono scambiati privatamente e spesso registrati nei bilanci in maniera così ambigua da suggerire sospetti di illeciti. E’ proprio per indagare sul possibile rischio di frodi capaci di mettere a rischio la stabilità delle maggiori banche - e dunque i risparmi di milioni di cittadini - che il ministero della Giustizia di Washington ha creato una task force investigativa, il cui titolare Robert Litan ha scoperto il segreto del «club del mercoledì» finito ieri sulla prima pagina del New York Times. A dare corpo all’indagine sono state le testimonianze raccolte fra gli alti funzionari di Bank New York Mellon, fondata nel 1784, che hanno consentito di ricostruire come la loro richiesta di entrare nel «club del mercoledì» - che porta il nome di Ice Trust - sia stata rifiutata dai nove banchieri sulla base della convinzione che «la domanda non era sostenuta da un sufficiente volume di scambi di derivati durante l’anno».

«Si tratta di una risposta assurda perché siamo una delle banche da più tempo attive nel Distretto finanziario» ha fatto presente Sanjay Kannambadi, ceo della sussidiaria creata da Bank New York Mellon per entrare nell’Ice Trust, secondo il quale «il vero motivo per cui ci hanno tenuti fuori è la volontà di mantenere alti margini di profitto e di non condividere con altri la redazione delle regole che governano questo tipo di scambi».

Di fronte a tale ricostruzione Robert Livan non ha fatto altro che riscontrare la possibile creazione di un gruppo finanziario impegnato a gestire il mercato dei derivati con metodi non pubblici, sollevando lo scenario di qualcosa che assomiglia a una setta segreta di banchieri nel cuore di Wall Street per gestire i prodotti derivati che continuano a essere quelli capaci di garantire i maggiori profitti economici.

Da qui l’inchiesta, solamente all’inizio, che minaccia di mettere a soqquadro Wall Street. Gary Gensler, presidente della Commodity futures trading commission incaricata di regolare gli scambi della maggioranza dei derivati, suggerisce la necessità di «una maggiore supervisione sull’operato delle banche» al fine di scongiurare il rischio di intese non pubbliche desti nate ad «aumentare i costi per tutti i cittadini americani».

Ma i membri del «club del mercoledì» respingono tali accuse, affermando l’esatto contrario. «Il sistema creato consente di ridurre i rischi esistenti in questo mercato e fino a questo momento la cooperazione fra noi si è rivelata un successo» ha dichiarato al New York Times una portavoce di Deutsche Bank, lasciando intendere che il super-club svolge quelle mansioni di controllo che la riforma finanziaria non è riuscita ad assegnare ad alcuna istituzione.

lunedì, novembre 01, 2010

Il Potere senza volto

Tratto dal «Corriere della sera», 10 giugno 1974, ripubblicato da Garzanti col titolo «Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo» nel volume «Scritti corsari», 1975

Che cos’è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell' intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile - o, per dir meglio, visibile - nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa è dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere.

Scrivo «Potere» con la P maiuscola - cosa che Maurizio Ferrara accusa di irrazionalismo, su «l'Unità» 12-6-1974 – solo perché sinceramente nelle Forze Armate. Non lo riconosco più neanche nella grande industria, perché essa non è più costituita da un certo numero limitato di grandi industriali: a me, almeno, essa appare piuttosto come un tutto (industrializzazione totale) e, per di più, come un tutto non italiano (transnazionale).

Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.
L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere […] è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre. La strategia della tensione è una spia, anche se sostanzialmente anacronistica, di tutto questo.

Maurizio Ferrara, nell'articolo citato (come del resto Ferrarotti, in «Paese sera», 14-6-1974) mi accusa di estetismo. E tende con questo a escludermi, a recludermi. Va bene: la mia può essere l'ottica di un «artista», cioè, come vuole la buona borghesia, di un matto. Ma il fatto per esempio che due rappresentanti del Potere (che servono però ora, in realtà, benché interlocutoriamente, il Potere nuovo) si siano ricattati a vicenda a proposito dei finanziamenti ai Partiti e del caso Montesi, può essere anche una buona ragione per fare impazzire: cioè screditare talmente una classe dirigente e una società davanti agli occhi di un uomo, da fargli perdere il senso dell'opportunità e dei limiti, gettandolo in un vero e proprio stato di «anomia». Va detto inoltre che l'ottica dei pazzi è da prendersi in seria considerazione: a meno che non si voglia essere progrediti in tutto fuorché sul problema dei pazzi, limitandosi comodamente a rimuoverli.

Ci sono certi pazzi che guardano le facce della gente e il suo comportamento. Ma non perché epigoni del positivismo lombrosiano (come rozzamente insinua Ferrara), ma perché conoscono la semiologia. Sanno che la cultura produce dei codici; che i codici producono il comportamento; che il comportamento è un linguaggio; e che in un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.

Per tornare così all'inizio del nostro discorso, mi sembra che ci siano delle buone ragioni per sostenere che la cultura di una nazione (nella fattispecie l'Italia) è oggi espressa soprattutto attraverso il linguaggio del comportamento, o linguaggio fisico, più un certo quantitativo – completamente convenzionalizzato e estremamente povero – di linguaggio verbale.

È a un tale livello di comunicazione linguistica che si manifestano: a) la mutazione antropologica degli italiani; b) la loro completa omologazione a un unico modello.

Dunque: decidere di farsi crescere i capelli fin sulle spalle, oppure tagliarsi i capelli e farsi crescere i baffi (in una citazione protonovecentesca); decidere di mettersi una benda in testa oppure di calcarsi una scopoletta sugli occhi; decidere se sognare una Ferrari o una Porsche; seguire attentamente i programmi televisivi; conoscere i titoli di qualche best-seller; vestirsi con pantaloni e magliette prepotentemente alla moda; avere rapporti ossessivi con ragazze tenute accanto esornativamente, ma, al tempo stesso, con la pretesa che siano «libere» ecc. ecc. ecc.: tutti questi sono atti culturali.

Ora, tutti gli Italiani giovani compiono questi identici atti, hanno questo stesso linguaggio fisico, sono interscambiabili; cosa vecchia come il mondo, se limitata a una classe sociale, a una categoria: ma il fatto è che questi atti culturali e questo linguaggio somatico sono interclassisti. In una piazza piena di giovani, nessuno potrà più distinguere, dal suo corpo, un operaio da uno studente, un fascista da un antifascista; cosa che era ancora possibile nel 1968.

I problemi di un intellettuale appartenente all' intelligencjia sono diversi da quelli di un partito e di un uomo politico, anche se magari l'ideologia è la stessa. Vorrei che i miei attuali contraddittori di sinistra comprendessero che io sono in grado di rendermi conto che, nel caso che lo Sviluppo subisse un arresto e si avesse una recessione, se i Partiti di Sinistra non appoggiassero il Potere vigente, l'Italia semplicemente si sfascerebbe; se invece lo Sviluppo continuasse così com'è cominciato, sarebbe indubbiamente realistico il cosiddetto «compromesso storico», unico modo per cercare di correggere quello Sviluppo, nel senso indicato da Berlinguer nel suo rapporto al Comitato Centrale del partito comunista (cfr. «l'Unità», 4-6-1974). Tuttavia, cime a Maurizio Ferrara non competono le «facce», a me non compete questa manovra di pratica politica. Anzi, io ho, se mai, il dovere di esercitare su di essa la mia critica, donchisciottescamente e magari anche estremisticamente. Quali sono dunque i miei problemi?

Eccone per esempio uno. Nell'articolo che ha suscitato questa polemica («Corriere della sera», 10-6-1974) dicevo che i responsabili delle stragi di Milano e di Brescia sono il governo e la polizia italiana: perché se governo e polizia avessero voluto, tali stragi non ci sarebbero state. È un luogo comune. Ebbene, a questo punto mi farò definitivamente ridere dietro dicendo che responsabili di queste stragi siamo anche noi progressisti, antifascisti, uomini di sinistra. Infatti in tutti questi anni non abbiamo fatto nulla:

  1. perché parlare di «Strage di Stato» non divenisse un luogo comune, e si fermasse tutto lì;

  2. (e più grave) non abbiamo fatto nulla perché i fascisti non ci fossero. Li abbiamo solo condannati gratificando la nostra coscienza con la nostra indignazione; e più forte e petulante era l'indignazione più tranquilla era la coscienza.

In realtà ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli giovani) razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non nascondiamocelo: tutti sapevamo, nella nostra vera coscienza, che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto immotivato e irrazionale: sarebbe bastata una parola perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro o a loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male. E magari erano degli adolescenti e delle adolescenti diciottenni, che non sapevano nulla di nulla, e si sono gettati a capofitto nell'orrenda avventura per semplice disperazione.

Ma non potevamo distinguerli gli uni dagli altri (non dico dagli altri estremisti: ma da tutti gli altri). È questa la nostra spaventosa giustificazione.

Padre Zosima (letteratura per letteratura!) ha subito saputo distinguere, tra tutti quelli che si erano ammassati nella sua cella, Dmitrj Karamazov, il parricida. Allora si è alzato dalla sua seggiola ed è andato a prosternarsi davanti a lui. E l'ha fatto (come avrebbe più tardi detto al Karamazov più giovane) perché Dmitrj era destinato a fare la cosa più orribile e a sopportare il più disumano dolore.

Pensate (se ne avete la forza) a quel ragazzo o a quei ragazzi che sono andati a mettere le bombe nella piazza di Brescia. Non c'era da alzarsi e da andare a prosternarsi davanti a loro? Ma erano giovani con capelli lunghi, oppure con baffetti tipo primo Novecento, avevano in testa bende oppure scopolette calate sugli occhi, erano pallidi e presuntuosi, il loro problema era vestirsi alla moda tutti allo stesso modo avere Porsche o Ferrari, oppure motociclette da guidare come piccoli idioti arcangeli con dietro le ragazze ornamentali, sì, ma moderne, e a favore del divorzio, della liberazione della donna, e in generale dello sviluppo... Erano insomma giovani come tutti gli altri: niente li distingueva in alcun modo. Anche se avessimo voluto non avremmo potuto andare a prosternarci davanti a loro. Perché il vecchio fascismo, sia pure attraverso la degenerazione retorica, distingueva: mentre il nuovo fascismo – che è tutt'altra cosa – non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.

Pierpaolo Pasolini

venerdì, settembre 24, 2010

Ci eravamo persi questo. Chiediamoci perché.

Tratto dal sito "Ticino on line" del 4/6/2009: http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=464556&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3

Sequestro record: 134 miliardi di dollari in titoli americani

CHIASSO - Lo scorso 1° giugno, presso la stazione ferroviaria internazionale di Chiasso, i Funzionari della SOT (Sezione Operativa Territoriale) di Chiasso, in collaborazione con i militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Ponte Chiasso, hanno portato a termine un sequestro record di titoli statunitensi. Il sequestro è avvenuto nel nel corso di normali controlli volti a contrastare il traffico illecito di capitali e ammonta a 134 miliardi di dollari (al cambio 143 miliardi di franchi), pari ad un controvalore in euro di oltre 96 miliardi.

I valori erano posseduti da due cinquantenni giapponesi scesi alla stazione ferroviaria di Chiasso da un treno proveniente dall’Italia che, al momento del controllo doganale, dichiaravano di non avere nulla da dichiarare. Un’accurata verifica dei loro bagagli consentiva invece di rinvenire, occultati sul fondo di una valigia, in uno scomparto chiuso e separato da quello contenente gli indumenti personali, n. 249 bond della “Federal Reserve” americana, del valore nominale di 500 milioni ciascuno e 10 “Bond Kennedy” del valore nominale di 1 miliardo di dollari ciascuno, oltre a cospicua documentazione bancaria in originale.

Per i bond e la documentazione di interesse valutario che li accompagnava, anch’essa sottoposta a sequestro, sono attualmente in corso indagini tendenti a stabilire l’autenticità dei titoli e la loro provenienza. Qualora i titoli risultassero autentici, in base alla vigente normativa valutaria, la sanzione amministrativa applicabile ai possessori potrebbe raggiungere i 38 miliardi di euro, pari al 40% della somma eccedente la franchigia ammessa di € 10.000.

martedì, settembre 21, 2010

Roberto Saviano ospite di Alessandro Profumo a Sabaudia?

Tratto da: "Il Fatto Quotidiano"

19 settembre 2010


di Nando dalla Chiesa

Farai la fine delle cornacchie. Le cornacchie sono quelle disseminate a mazzi di cadaveri sul lungomare di Sabaudia nei giorni che Roberto Saviano è stato ospite annunciato nella villa del banchiere Alessandro Profumo. Il bigliettino con il messaggio è infilato nel tergicristallo dell’auto. La destinataria si chiama Maria Sole Galeazzi e fa la giornalista pubblicista. Lavora da sei anni nella redazione di Latina Oggi, già proprietà di Ciarrapico e ora gestito da una cooperativa di giornalisti e poligrafici. Latina Oggi ha avuto negli ultimi anni una sorte particolare. Di trasformarsi da quotidiano di una tranquilla e pigra provincia in testimone degli assalti condotti da una criminalità spregiudicata alla vita del basso Lazio. Di trovarsi a dovere garantire la libera informazione in un territorio assurto a caso nazionale. Grazie a Fondi, il comune che il prefetto Bruno Frattasi non è riuscito a fare sciogliere, il consiglio comunale davanti al quale deve alzare le mani anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni. La fortezza degli intrecci costruiti intorno all’ex sindaco Luigi Parisella dal senatore ed ex poliziotto Claudio Fazzone.

Maria Sole si è trovata lì, in quella redazione. Un’ingenuità combattiva, forse impreparata alla dimensione degli eventi. Trent’anni, una laurea in lettere su Savinio, come corrispondente da Fondi è finita a occuparsi con continuità dei clan di ‘ndrangheta e di camorra. Dai Pesce Bellocco ai casalesi. Nei primi mesi del 2008 arriva l’operazione Damasco 1 promossa dalla Dda di Roma, poi nel luglio del 2009 arriva la Damasco 2 da Napoli. Le due operazioni sono collegate. La prima finisce addosso agli imprenditori locali, la seconda alla cosca dei Tripodo, il padre Domenico e i figli Carmelo e Venanzio. E coinvolge anche funzionari e dirigenti del Comune (che vengono solo fatti ruotare di incarico). “Che ho fatto? Ma nulla. Ho solo dato conto di quanto stava scritto nelle ordinanze o nella relazione del prefetto. E ho scritto qualche breve commento per inquadrare. Se c’è una cosa che non voglio sembrare è l’eroina che ha fatto indagini proibite. Ci sono miei colleghi molto più esposti, per non parlare di quelli calabresi e campani sempre sotto tiro. Per un po’ di tempo non ho avuto altro che telefonate mute e qualche spintone di impazienza. Sa, qui succede ogni tanto con i cronisti. Una volta un mio collega venne picchiato perché arrivò in un capannone che aveva subito un incendio doloso e i proprietari non volevano parlare.”

Il guaio è che fare le cose più ovvie a volte significa esporsi, se non le fanno pure gli altri. Se le connivenze, come qui accade da tempo, sono larghe e regalano ai clan e ai loro amici il senso dell’impunità. Così le pressioni aumentano quando Maria Sole diventa corrispondente da Sabaudia, sua città di origine e luogo di vacanza per la buona borghesia romana e napoletana, ignara probabilmente di comprare la frutta trasportata dal clan Mallardo di Giugliano, monopolista sul mercato ortofrutticolo, o di prendersi il caffé al tavolino del bar aperto con capitali riciclati. Anche Sabaudia odora di clan. Ci sono arrivati con la benedizione dello Stato, al confino. Poi hanno fatto indisturbati quel che hanno voluto. Investimenti in immobili, nei rifiuti, nelle pompe funebri. E la politica non ha certo tirato su le barricate. Un grappolo di amministratori con problemi giudiziari per interessi contrastanti con quelli del Comune. Una consigliere comunale della maggioranza, Rosa Di Maio, rinviata a giudizio con padre e fratello e il clan Cava, camorra. Coinvolta in due sequestri patrimoniali. E il padre che aveva ottenuto in affitto manciate di locali di proprietà della Regione, accusato di subaffitto o di cambio di destinazione abusivo proprio in faccia al municipio. “Ne ha tirato fuori pure un megaristorante con terrazza, un locale da parrucchiere. E io che avrei dovuto fare? Tacere? Lo devo porre o no il problema di come faccia a restare un consigliere comunale rinviato a giudizio in quella compagnia? Devo domandare o no al Comune perchè non chiede in tempo alla Regione i fondi per demolire gli altri appartamenti sequestrati, costruiti a venti metri dal Parco del Circeo? Guardi qua le foto. Si rende conto? Io non ho fatto alcuna inchiesta, nessun articolo eccezionale, volendo sono cavolate. Però dobbiamo evitare che la situazione degeneri, perché a Sabaudia ormai le infiltrazioni sono forti”.

L’avviso delle cornacchie, infatti. Le mail. E le prime (inutili) lettere al direttore, Alessandro Panigutti, che cercano di denigrarla, che l’accusano di essere in combutta con gli affaristi, tirando in ballo la mamma, impiegata in provincia, e il padre titolare di una palestra e i suoi presunti interessi. Maria Sole non c’è stata più e ha fatto la denuncia. “Per il resto posso fregarmene, ma se tirano in ballo i miei genitori in quel modo obliquo proprio no. Mio nonno materno, Dino Bartolini, che è ancora vivo, quando era dirigente dell’Opera nazionale combattenti, rifiutò una tangente da un miliardo, sia chiaro. E a mia madre, per le denunce che fece su alcuni cantieri, avvelenarono due cani. Vede, io ho i piedi per terra. Per un giornalista di provincia la più grande soddisfazione arriva quando dopo un articolo su una buca per strada o sull’immondizia telefona un cittadino comune e ringrazia, dicendo che il problema è stato risolto ed è merito del tuo articolo. Certo sarebbe bello potere fare un’inchiesta di quelle che chiedono giorni e giorni di lavoro. Però non è il mio compito. Solo, guai a fare un passo indietro. Lo hanno già fatto in tanti...”.