lunedì, novembre 01, 2010

Il Potere senza volto

Tratto dal «Corriere della sera», 10 giugno 1974, ripubblicato da Garzanti col titolo «Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo» nel volume «Scritti corsari», 1975

Che cos’è la cultura di una nazione? Correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la cultura degli scienziati, dei politici, dei professori, dei letterati, dei cineasti ecc.: cioè che essa sia la cultura dell' intelligencija. Invece non è così. E non è neanche la cultura della classe dominante, che, appunto, attraverso la lotta di classe, cerca di imporla almeno formalmente. Non è infine neanche la cultura della classe dominata, cioè la cultura popolare degli operai e dei contadini. La cultura di una nazione è l'insieme di tutte queste culture di classe: è la media di esse. E sarebbe dunque astratta se non fosse riconoscibile - o, per dir meglio, visibile - nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica. Per molti secoli, in Italia, queste culture sono stato distinguibili anche se storicamente unificate. Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa è dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere.

Scrivo «Potere» con la P maiuscola - cosa che Maurizio Ferrara accusa di irrazionalismo, su «l'Unità» 12-6-1974 – solo perché sinceramente nelle Forze Armate. Non lo riconosco più neanche nella grande industria, perché essa non è più costituita da un certo numero limitato di grandi industriali: a me, almeno, essa appare piuttosto come un tutto (industrializzazione totale) e, per di più, come un tutto non italiano (transnazionale).

Conosco, anche perché le vedo e le vivo, alcune caratteristiche di questo nuovo Potere ancora senza volto: per esempio il suo rifiuto del vecchio sanfedismo e del vecchio clericalismo, la sua decisione di abbandonare la Chiesa, la sua determinazione (coronata da successo) di trasformare contadini e sottoproletari in piccoli borghesi, e soprattutto la sua smania, per così dire cosmica, di attuare fino in fondo lo "Sviluppo": produrre e consumare.
L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere […] è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l’Italia: si tratta dunque di un’omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre. La strategia della tensione è una spia, anche se sostanzialmente anacronistica, di tutto questo.

Maurizio Ferrara, nell'articolo citato (come del resto Ferrarotti, in «Paese sera», 14-6-1974) mi accusa di estetismo. E tende con questo a escludermi, a recludermi. Va bene: la mia può essere l'ottica di un «artista», cioè, come vuole la buona borghesia, di un matto. Ma il fatto per esempio che due rappresentanti del Potere (che servono però ora, in realtà, benché interlocutoriamente, il Potere nuovo) si siano ricattati a vicenda a proposito dei finanziamenti ai Partiti e del caso Montesi, può essere anche una buona ragione per fare impazzire: cioè screditare talmente una classe dirigente e una società davanti agli occhi di un uomo, da fargli perdere il senso dell'opportunità e dei limiti, gettandolo in un vero e proprio stato di «anomia». Va detto inoltre che l'ottica dei pazzi è da prendersi in seria considerazione: a meno che non si voglia essere progrediti in tutto fuorché sul problema dei pazzi, limitandosi comodamente a rimuoverli.

Ci sono certi pazzi che guardano le facce della gente e il suo comportamento. Ma non perché epigoni del positivismo lombrosiano (come rozzamente insinua Ferrara), ma perché conoscono la semiologia. Sanno che la cultura produce dei codici; che i codici producono il comportamento; che il comportamento è un linguaggio; e che in un momento storico in cui il linguaggio verbale è tutto convenzionale e sterilizzato (tecnicizzato) il linguaggio del comportamento (fisico e mimico) assume una decisiva importanza.

Per tornare così all'inizio del nostro discorso, mi sembra che ci siano delle buone ragioni per sostenere che la cultura di una nazione (nella fattispecie l'Italia) è oggi espressa soprattutto attraverso il linguaggio del comportamento, o linguaggio fisico, più un certo quantitativo – completamente convenzionalizzato e estremamente povero – di linguaggio verbale.

È a un tale livello di comunicazione linguistica che si manifestano: a) la mutazione antropologica degli italiani; b) la loro completa omologazione a un unico modello.

Dunque: decidere di farsi crescere i capelli fin sulle spalle, oppure tagliarsi i capelli e farsi crescere i baffi (in una citazione protonovecentesca); decidere di mettersi una benda in testa oppure di calcarsi una scopoletta sugli occhi; decidere se sognare una Ferrari o una Porsche; seguire attentamente i programmi televisivi; conoscere i titoli di qualche best-seller; vestirsi con pantaloni e magliette prepotentemente alla moda; avere rapporti ossessivi con ragazze tenute accanto esornativamente, ma, al tempo stesso, con la pretesa che siano «libere» ecc. ecc. ecc.: tutti questi sono atti culturali.

Ora, tutti gli Italiani giovani compiono questi identici atti, hanno questo stesso linguaggio fisico, sono interscambiabili; cosa vecchia come il mondo, se limitata a una classe sociale, a una categoria: ma il fatto è che questi atti culturali e questo linguaggio somatico sono interclassisti. In una piazza piena di giovani, nessuno potrà più distinguere, dal suo corpo, un operaio da uno studente, un fascista da un antifascista; cosa che era ancora possibile nel 1968.

I problemi di un intellettuale appartenente all' intelligencjia sono diversi da quelli di un partito e di un uomo politico, anche se magari l'ideologia è la stessa. Vorrei che i miei attuali contraddittori di sinistra comprendessero che io sono in grado di rendermi conto che, nel caso che lo Sviluppo subisse un arresto e si avesse una recessione, se i Partiti di Sinistra non appoggiassero il Potere vigente, l'Italia semplicemente si sfascerebbe; se invece lo Sviluppo continuasse così com'è cominciato, sarebbe indubbiamente realistico il cosiddetto «compromesso storico», unico modo per cercare di correggere quello Sviluppo, nel senso indicato da Berlinguer nel suo rapporto al Comitato Centrale del partito comunista (cfr. «l'Unità», 4-6-1974). Tuttavia, cime a Maurizio Ferrara non competono le «facce», a me non compete questa manovra di pratica politica. Anzi, io ho, se mai, il dovere di esercitare su di essa la mia critica, donchisciottescamente e magari anche estremisticamente. Quali sono dunque i miei problemi?

Eccone per esempio uno. Nell'articolo che ha suscitato questa polemica («Corriere della sera», 10-6-1974) dicevo che i responsabili delle stragi di Milano e di Brescia sono il governo e la polizia italiana: perché se governo e polizia avessero voluto, tali stragi non ci sarebbero state. È un luogo comune. Ebbene, a questo punto mi farò definitivamente ridere dietro dicendo che responsabili di queste stragi siamo anche noi progressisti, antifascisti, uomini di sinistra. Infatti in tutti questi anni non abbiamo fatto nulla:

  1. perché parlare di «Strage di Stato» non divenisse un luogo comune, e si fermasse tutto lì;

  2. (e più grave) non abbiamo fatto nulla perché i fascisti non ci fossero. Li abbiamo solo condannati gratificando la nostra coscienza con la nostra indignazione; e più forte e petulante era l'indignazione più tranquilla era la coscienza.

In realtà ci siamo comportati coi fascisti (parlo soprattutto di quelli giovani) razzisticamente: abbiamo cioè frettolosamente e spietatamente voluto credere che essi fossero predestinati razzisticamente a essere fascisti, e di fronte a questa decisione del loro destino non ci fosse niente da fare. E non nascondiamocelo: tutti sapevamo, nella nostra vera coscienza, che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto immotivato e irrazionale: sarebbe bastata una parola perché ciò non accadesse. Ma nessuno di noi ha mai parlato con loro o a loro. Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male. E magari erano degli adolescenti e delle adolescenti diciottenni, che non sapevano nulla di nulla, e si sono gettati a capofitto nell'orrenda avventura per semplice disperazione.

Ma non potevamo distinguerli gli uni dagli altri (non dico dagli altri estremisti: ma da tutti gli altri). È questa la nostra spaventosa giustificazione.

Padre Zosima (letteratura per letteratura!) ha subito saputo distinguere, tra tutti quelli che si erano ammassati nella sua cella, Dmitrj Karamazov, il parricida. Allora si è alzato dalla sua seggiola ed è andato a prosternarsi davanti a lui. E l'ha fatto (come avrebbe più tardi detto al Karamazov più giovane) perché Dmitrj era destinato a fare la cosa più orribile e a sopportare il più disumano dolore.

Pensate (se ne avete la forza) a quel ragazzo o a quei ragazzi che sono andati a mettere le bombe nella piazza di Brescia. Non c'era da alzarsi e da andare a prosternarsi davanti a loro? Ma erano giovani con capelli lunghi, oppure con baffetti tipo primo Novecento, avevano in testa bende oppure scopolette calate sugli occhi, erano pallidi e presuntuosi, il loro problema era vestirsi alla moda tutti allo stesso modo avere Porsche o Ferrari, oppure motociclette da guidare come piccoli idioti arcangeli con dietro le ragazze ornamentali, sì, ma moderne, e a favore del divorzio, della liberazione della donna, e in generale dello sviluppo... Erano insomma giovani come tutti gli altri: niente li distingueva in alcun modo. Anche se avessimo voluto non avremmo potuto andare a prosternarci davanti a loro. Perché il vecchio fascismo, sia pure attraverso la degenerazione retorica, distingueva: mentre il nuovo fascismo – che è tutt'altra cosa – non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l'omologazione brutalmente totalitaria del mondo.

Pierpaolo Pasolini

venerdì, settembre 24, 2010

Ci eravamo persi questo. Chiediamoci perché.

Tratto dal sito "Ticino on line" del 4/6/2009: http://www.tio.ch/aa_pagine_comuni/articolo_interna.asp?idarticolo=464556&idsezione=1&idsito=1&idtipo=3

Sequestro record: 134 miliardi di dollari in titoli americani

CHIASSO - Lo scorso 1° giugno, presso la stazione ferroviaria internazionale di Chiasso, i Funzionari della SOT (Sezione Operativa Territoriale) di Chiasso, in collaborazione con i militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Ponte Chiasso, hanno portato a termine un sequestro record di titoli statunitensi. Il sequestro è avvenuto nel nel corso di normali controlli volti a contrastare il traffico illecito di capitali e ammonta a 134 miliardi di dollari (al cambio 143 miliardi di franchi), pari ad un controvalore in euro di oltre 96 miliardi.

I valori erano posseduti da due cinquantenni giapponesi scesi alla stazione ferroviaria di Chiasso da un treno proveniente dall’Italia che, al momento del controllo doganale, dichiaravano di non avere nulla da dichiarare. Un’accurata verifica dei loro bagagli consentiva invece di rinvenire, occultati sul fondo di una valigia, in uno scomparto chiuso e separato da quello contenente gli indumenti personali, n. 249 bond della “Federal Reserve” americana, del valore nominale di 500 milioni ciascuno e 10 “Bond Kennedy” del valore nominale di 1 miliardo di dollari ciascuno, oltre a cospicua documentazione bancaria in originale.

Per i bond e la documentazione di interesse valutario che li accompagnava, anch’essa sottoposta a sequestro, sono attualmente in corso indagini tendenti a stabilire l’autenticità dei titoli e la loro provenienza. Qualora i titoli risultassero autentici, in base alla vigente normativa valutaria, la sanzione amministrativa applicabile ai possessori potrebbe raggiungere i 38 miliardi di euro, pari al 40% della somma eccedente la franchigia ammessa di € 10.000.

martedì, settembre 21, 2010

Roberto Saviano ospite di Alessandro Profumo a Sabaudia?

Tratto da: "Il Fatto Quotidiano"

19 settembre 2010


di Nando dalla Chiesa

Farai la fine delle cornacchie. Le cornacchie sono quelle disseminate a mazzi di cadaveri sul lungomare di Sabaudia nei giorni che Roberto Saviano è stato ospite annunciato nella villa del banchiere Alessandro Profumo. Il bigliettino con il messaggio è infilato nel tergicristallo dell’auto. La destinataria si chiama Maria Sole Galeazzi e fa la giornalista pubblicista. Lavora da sei anni nella redazione di Latina Oggi, già proprietà di Ciarrapico e ora gestito da una cooperativa di giornalisti e poligrafici. Latina Oggi ha avuto negli ultimi anni una sorte particolare. Di trasformarsi da quotidiano di una tranquilla e pigra provincia in testimone degli assalti condotti da una criminalità spregiudicata alla vita del basso Lazio. Di trovarsi a dovere garantire la libera informazione in un territorio assurto a caso nazionale. Grazie a Fondi, il comune che il prefetto Bruno Frattasi non è riuscito a fare sciogliere, il consiglio comunale davanti al quale deve alzare le mani anche il ministro dell’Interno Roberto Maroni. La fortezza degli intrecci costruiti intorno all’ex sindaco Luigi Parisella dal senatore ed ex poliziotto Claudio Fazzone.

Maria Sole si è trovata lì, in quella redazione. Un’ingenuità combattiva, forse impreparata alla dimensione degli eventi. Trent’anni, una laurea in lettere su Savinio, come corrispondente da Fondi è finita a occuparsi con continuità dei clan di ‘ndrangheta e di camorra. Dai Pesce Bellocco ai casalesi. Nei primi mesi del 2008 arriva l’operazione Damasco 1 promossa dalla Dda di Roma, poi nel luglio del 2009 arriva la Damasco 2 da Napoli. Le due operazioni sono collegate. La prima finisce addosso agli imprenditori locali, la seconda alla cosca dei Tripodo, il padre Domenico e i figli Carmelo e Venanzio. E coinvolge anche funzionari e dirigenti del Comune (che vengono solo fatti ruotare di incarico). “Che ho fatto? Ma nulla. Ho solo dato conto di quanto stava scritto nelle ordinanze o nella relazione del prefetto. E ho scritto qualche breve commento per inquadrare. Se c’è una cosa che non voglio sembrare è l’eroina che ha fatto indagini proibite. Ci sono miei colleghi molto più esposti, per non parlare di quelli calabresi e campani sempre sotto tiro. Per un po’ di tempo non ho avuto altro che telefonate mute e qualche spintone di impazienza. Sa, qui succede ogni tanto con i cronisti. Una volta un mio collega venne picchiato perché arrivò in un capannone che aveva subito un incendio doloso e i proprietari non volevano parlare.”

Il guaio è che fare le cose più ovvie a volte significa esporsi, se non le fanno pure gli altri. Se le connivenze, come qui accade da tempo, sono larghe e regalano ai clan e ai loro amici il senso dell’impunità. Così le pressioni aumentano quando Maria Sole diventa corrispondente da Sabaudia, sua città di origine e luogo di vacanza per la buona borghesia romana e napoletana, ignara probabilmente di comprare la frutta trasportata dal clan Mallardo di Giugliano, monopolista sul mercato ortofrutticolo, o di prendersi il caffé al tavolino del bar aperto con capitali riciclati. Anche Sabaudia odora di clan. Ci sono arrivati con la benedizione dello Stato, al confino. Poi hanno fatto indisturbati quel che hanno voluto. Investimenti in immobili, nei rifiuti, nelle pompe funebri. E la politica non ha certo tirato su le barricate. Un grappolo di amministratori con problemi giudiziari per interessi contrastanti con quelli del Comune. Una consigliere comunale della maggioranza, Rosa Di Maio, rinviata a giudizio con padre e fratello e il clan Cava, camorra. Coinvolta in due sequestri patrimoniali. E il padre che aveva ottenuto in affitto manciate di locali di proprietà della Regione, accusato di subaffitto o di cambio di destinazione abusivo proprio in faccia al municipio. “Ne ha tirato fuori pure un megaristorante con terrazza, un locale da parrucchiere. E io che avrei dovuto fare? Tacere? Lo devo porre o no il problema di come faccia a restare un consigliere comunale rinviato a giudizio in quella compagnia? Devo domandare o no al Comune perchè non chiede in tempo alla Regione i fondi per demolire gli altri appartamenti sequestrati, costruiti a venti metri dal Parco del Circeo? Guardi qua le foto. Si rende conto? Io non ho fatto alcuna inchiesta, nessun articolo eccezionale, volendo sono cavolate. Però dobbiamo evitare che la situazione degeneri, perché a Sabaudia ormai le infiltrazioni sono forti”.

L’avviso delle cornacchie, infatti. Le mail. E le prime (inutili) lettere al direttore, Alessandro Panigutti, che cercano di denigrarla, che l’accusano di essere in combutta con gli affaristi, tirando in ballo la mamma, impiegata in provincia, e il padre titolare di una palestra e i suoi presunti interessi. Maria Sole non c’è stata più e ha fatto la denuncia. “Per il resto posso fregarmene, ma se tirano in ballo i miei genitori in quel modo obliquo proprio no. Mio nonno materno, Dino Bartolini, che è ancora vivo, quando era dirigente dell’Opera nazionale combattenti, rifiutò una tangente da un miliardo, sia chiaro. E a mia madre, per le denunce che fece su alcuni cantieri, avvelenarono due cani. Vede, io ho i piedi per terra. Per un giornalista di provincia la più grande soddisfazione arriva quando dopo un articolo su una buca per strada o sull’immondizia telefona un cittadino comune e ringrazia, dicendo che il problema è stato risolto ed è merito del tuo articolo. Certo sarebbe bello potere fare un’inchiesta di quelle che chiedono giorni e giorni di lavoro. Però non è il mio compito. Solo, guai a fare un passo indietro. Lo hanno già fatto in tanti...”.

lunedì, settembre 20, 2010

Perchè la banca d'Italia è fallita

di Marco Saba - 14/03/2009

Fonte: studimonetari

(Scrivo questo articolo perché ne prenda visione la commissione voluta dal Ministro dell'Economia Tremonti, istituita per elaborare e proporre nuove regole da presentare al G20 di aprile 2009)

Abuso della credulità popolare e appropriazione indebita del potere d'acquisto, reati contro il patrimonio ed una catena margherita di frodi ai danni del pubblico sono solo alcune delle peculiarietà del nostro sistema bancario attuale (1) basato sul "miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci" che deriva dal meccanismo truffaldino della riserva frazionaria. Ne ho parlato diffusamente nei miei libri (2) ed in precedenti articoli (3) ma qui aggiungerò alcune considerazioni inedite. Il rischio fondamentale che sta correndo il sistema è che il pubblico si accorga che sta giocando una partita a poker dove un baro, il sistema bancario, viene sponsorizzato ad oltranza dallo stato. Questo trascinerà nel baratro ambedue, lasciando al popolo sovrano le macerie. Vediamo di ricapitolare, senza ri-capitolare - possibilmente.



Fin dall'inizio nel 1860 la banca centrale, che all'epoca si chiamava Banca Nazionale, barava nell'emissione delle banconote emettendone quattro volte la riserva aurea che aveva in deposito. Il rapporto era quindi uno a quattro e se tutti avessero chiesto la conversione delle banconote in oro, il sistema sarebbe subito fallito e non ci troveremmo nella condizione attuale. Invece, grazie ad una serie di artifici ed alla collusione di alcuni politici e statali, il sistema prosperò e siamo arrivati ad un rapporto attuale ufficiale di uno a cinquanta. Questo rapporto si è poi diluito ancor più col sistema dei derivati, ma per ora limitiamoci al "cinquantato credito". Un cinquantato credito non più verso una riserva aurea di cui si è appropriata di fatto la Banca d'Italia dopo il 1973, alla fine degli accordi Smithsoniani, ma verso la base monetaria creata dalle monete metalliche statali più le banconote private della BCE. Spiegherò il sistema illustrando un grave fraintendimento della criminologia contemporanea: il cosiddetto Schema Ponzi.

Lo "Schema Ponzi rivisitato"

In criminologia si fa riferimento allo Schema Ponzi per indicare una truffa in cui si raccolgono soldi promettendo dividendi elevati, dividendi che vengono prelevati direttamente dai nuovi aderenti allo schema secondo un sistema piramidale. Il sistema crolla quando finiscono i nuovi arrivati e diventa impossibile pagare ulteriormente i dividendi. Per questo è essenziale l'immigrazione continua di nuovi lavoratori, che pagano nuovi contributi, per mantenere in piedi lo Schema Ponzi del sistema pensionistico italiano, ma questo è un altro discorso... In realtà Carlo Ponzi negli anni venti del secolo scorso si era messo semplicemente d'accordo con un banchiere che praticava la riserva frazionaria, all'epoca al 10%. Ovvero, per ogni 100 dollari che Ponzi versava, il banchiere ne creava novecento e gliene ritornava 100 per pagare gli interessi. Cinquanta venivano distribuiti ai partecipanti allo schema e 50 se li teneva Ponzi. Al banchiere rimanevano 800 da prestare e reincassare, oltre agli interessi, tramite il "meccanismo del riflusso" - ovvero, incassando le rate ripagate periodicamente dai prestatari ed appropriandosene, proprio come fanno ancor oggi le banche. Così si spiega facilmente perché, anche quando ormai i quotidiani avevano montato uno scandalo descrivendo però il sistema come, appunto, uno Schema Ponzi tradizionale, la società di Ponzi riusciva ancora senza problema a rimborsare i clienti sia del capitale che degli interessi. Nel "vero" schema Ponzi, chi ci rimetteva erano le altre banche concorrenti che non partecipavano allo schema: mancando dei versamenti della moneta-base della clientela di Ponzi, non potevano innescare l'appropriazione indebita attraverso la moltiplicazione frazionaria. Bastava che si mettessero d'accordo tra banche, come fanno oggi attraverso la partecipazione in Bankitalia, per spartirsi proporzionalmente il malloppo, e tutto sarebbe andato a meraviglia...o quasi. Fino a quando cioè, come sta accadendo ora, una gran parte della popolazione si accorge del trucco. E' proprio perché i criminologi non sanno del reale funzionamento dello Schema Ponzi originale che diventa difficile individuare tutti quei crimini collegati a quel sistema. Per questo i magistrati non capiscono che le centrali internazionali del clearing interbancario, non sono altro che delle megalavanderie dei profitti dello "Schema Ponzi rivisitato". Tutto il denaro del riflusso bancario viene riciclato e lavato attraverso queste centrali di compensazione, attraverso migliaia conti "non pubblicati", come nel caso di Clearstream scoperto dal giornalista francese Denis Robert (4). Senza l'appropriazione indebita effettuata attraverso la privatizzazione della rendita monetaria, parecchie belle fortune sarebbero davvero inspiegabili...

Facciamo giustizia

La moneta emessa dalla privata Banca Centrale Europea (BCE) pesca nel potere d'acquisto di tutta la comunità europea, costretta ad accettarla perché "a corso legale", in realtà "corso forzoso". E questo è il primo 100% di valore che si paga in modo invisibile. Di più, quando lo stato ha bisogno di soldi, emette titoli di debito AL VALORE NOMINALE della moneta anziché sostenerne semplicemente le spese di emissione, come invece fa per le monetine metalliche. La BCE però nel bilancio occulta la rendita monetaria effettiva mettendola al passivo, sicché il cosiddetto signoraggio - come inteso da Bankitalia - risulta la differenza tra il falso passivo ed i titoli più i guadagni realizzati dalla banca centrale attraverso altre speculazioni e manipolazioni del mercato, messi all'attivo. La rendita monetaria quindi, illecita soprattutto perché privata e non incamerata come tassa di stato, viene chiamata signoraggio e la Banca d'Italia non ha nessuna intenzione di restituirla (5). Alla luce di quanto è emerso, è triste notare che il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha addirittura citato in giudizio il giornalista Ugo Gaudenzi che aveva osato chiamarlo "criminale". Draghi farebbe bene a ricordarsi le lezioni del suo professore Federico Caffè, che non era certo a favore di un sistema truffaldino destinato ad arricchire una "èlite di nati stanchi" - per non dir di peggio! - negando di fatto, alla popolazione la redistribuzione della ricchezza. Questa però la chiamerei meglio: "bancarotta morale". Invece di lottare disperatamente per rimandare l'inevitabile, consiglio a Draghi un ravvedimento operoso. Segua l'esempio del Prof. Nino Galloni, altro allievo di Caffè, e scriva libri per educare i giovani, piuttosto.
La magistratura in generale non può fornire una soluzione alla truffa dell'emissione monetaria a doppio debito dei cittadini, più gli interessi. Lo ha dimostrato una sentenza recente a sezioni riunite della Cassazione (6). Va anche notato che i magistrati vengono pagati dalla Tesoreria dello Stato, gestita misteriosamente dal 1907 dalla Banca d'Italia, senza regolare gara d'appalto ma attraverso un "tacito" rinnovo ventennale... Mi pare evidente che c'è un pauroso conflitto d'interessi incestuoso per cui codesti magistrati andrebbero automaticamente esonerati dalle cause che riguardano cittadini e banche. Per quanto se ne sa, solo il procuratore generale Bruno Tarquini, ormai a riposo, si è occupato dello scandalo monetario nel suo libro istruttivo "La banca, la moneta e l'usura - La Costituzione tradita", ControCorrente Edizioni, 2001. Un questore che aveva avviato una causa giudiziaria in merito, Arrigo Molinari, venne assassinato a coltellate poco prima della convocazione in Tribunale (27 settembre 2005)... La polizia europea antifrode - OLAF - se ne è lavata le mani nel 2005 (7). Lo stato occulta la piena verità sulle politiche monetarie attraverso il segreto di stato imposto per legge (8), in barba alla cosiddetta "trasparenza". Il nuovo statuto regionale federale lombardo (9) addirittura, travalicando le intenzioni della Costituzione nell'articolo sul referendum abrogativo, all'art. 50 paragrafo 2 recita: Non è ammessa l’iniziativa popolare in materia statutaria, elettorale, finanziaria, tributaria, di bilancio, di ratifica di accordi con Stati esteri e di intese con enti territoriali interni ad altro Stato o con altre Regioni.

Siamo quindi in un vuoto che potrà essere colmato attualmente solo attraverso l'istituzione di uno strumento quasi-monetario pubblico (10), e/o attraverso l'istituzione di giurie popolari, come nel caso della Corte d'Assise Speciale che giudicò i gerarchi fascisti nel dopoguerra, che facciano emergere i reati facendo piena luce (11), o, in caso estremo, attraverso l'insorgenza e la rivoluzione, come nell'America del 1776. Da notare, per finire, che la situazione del debito italiana è simile a quella della Francia del 1780, dove più della metà delle entrate andavano a servire il debito pubblico. Fu un fattore scatenante della rivoluzione francese del 1789...

A voi la scelta.




Note:

1) Per capire bene la somma di illegalità e mostruosità giuridiche nella gestione attuale del sistema del credito, dal punto di vista del diritto romano, è necessario ed opportuno leggere il testo del Prof. Jesus Huerta De Soto "Money, Bank Credit, and Economic Cycles". liberamente scaricabile da internet:
http://mises.org/books/desoto.pdf

2) "Bankenstein", ed. Nexus (2006), e "O la banca o la vita", Arianna Editrice (2008).

3) L'ultimo è "Salvataggio bancario, un brutto scherzo goliardico", Rinascita, 5 marzo 2009.

4) "Soldi - Il libro nero della finanza internazionale", di Denis Robert e Ernest Backes, Nuovi Mondi Media, 2004

5) Scrive la Banca d'Italia sul suo sito, in data 2 agosto 2006, ovvero sotto al governatorato di Mario Draghi: "Alla luce delle superiori considerazioni questo Istituto respingerà ogni ulteriore richiesta di pagamento di quote del reddito da signoraggio e far valere la decisione delle Sezioni Unite in ogni procedimento giurisdizionale allo stato pendente o che in futuro dovesse essere instaurato nei suoi confronti."
http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio/signoraggio_ss_uu_comunicazione.pdf

6) Cass., sez. I, 21 giugno 2002, n. 9080 e Cass.16751/06, 21 luglio 2006.

7) Polizia Europea Antifrode OLAF: Non siamo competenti per indagini relative a presunte frodi connesse al fenomeno del cosiddetto "signoraggio" - 9 settembre 2005
http://studimonetari.org/articoli/olafesignoraggio.html

8) Il decreto n. 561 del 13 ottobre 1995, pubblicato sulla "Gazzetta Ufficiale" n. 302 del 29 dicembre 1995.

9) http://www.parlamentiregionali.it/dbdata/documenti
/%5B482bef087b02c%5Dlombardia_14.05.08_IIlettura.pdf

10) Come proposto nel disegno di legge regionale sui Buoni Regionali di Solidarietà:
http://studimonetari.org/propostaleggeregionalebrs.pdf

11) Si tratterebbe di giudicare circa 320.000 bancari, evidenziando quei casi in cui si può dimostrare l'elemento psicologico del reato. I dirigenti e la direzione strategica delle banche sono quelli che rischiano di più, assieme ai dipendenti Bankitalia.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it

domenica, settembre 19, 2010

La grecia e il signoraggio al cubo - di Giulietto Chiesa

Tratto da Nexus Edizioni: http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Economia/La-grecia-e-il-signoraggio-al-cubo---di-Giulietto-Chiesa/

La grecia e il signoraggio al cubo - di Giulietto Chiesa
10/06/2010


L'hanno chiamata “operazione salvataggio” della Grecia. In realta' il cosiddetto “aiuto” del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea e' un'ulteriore bastonata collettiva inferta ai cittadini greci. Ulteriore, perche' la Grecia non si troverebbe in questa situazione se non avesse gia' perduto la sua sovranita'.

L'hanno gia' perduta, sotto i colpi del mercato finanziario mondiale, tutti gli altri Stati Europei. E la perdita della sovranita' e' racchiusa nella consegna, alla speculazione finanziaria internazionale, del suo debito. Basti dire che, se l'operazione “funzionera'”, il debito della Grecia passera' nei prossimi tre anni, dall'attuale 115% del prodotto interno lordo al 150. Cioe' si puo' gia' prevedere, matematicamente, che nel 2013 la situazione in Grecia sara' peggiore di quella di oggi, con un paese in recessione, disoccupazione crescente, consumi a terra.
Sempre che la ribellione popolare, nel frattempo, non sia sfociata nel sangue e non costringa un governo “socialista” a sparare sulla gente. E poi vedremo cosa succedera' ad altri due governi “socialisti”, Spagna e Portogallo, che stanno anticipando le mosse per evitare di trovarsi nella stessa situazione della Grecia. Ma le anticipano obbedendo alle direttive della finanza internazionale, fatte proprie dall'Unione Europea. Il che significa che la loro situazione s'aggravera' comunque, e il servizio sul debito, imposto dagli speculatori, diventera' sempre piu' grave. Perche'? Semplicemente perche' non si puo' trovare una soluzione all'interno della logica che ha prodotto il disastro della finanza mondiale, ai cui inizi (inizi, non fine) stiamo assistendo. Diranno, i giornali e le tv, che e' colpa dei greci, degli spagnoli, dei portoghesi, poi degli italiani, che vivono “al di sopra delle loro possibilita'”. E i gonzi ci crederanno, aiutati in questo dagli economisti di regime (quasi tutti) che hanno magnificato la truffa, essendone ampiamente remunerati.

Naturalmente la storia vera e' un'altra. E' la storia dell'Impero di questi ultimi 20 anni. Che ha imposto al mondo intero la sua globalizzazione. E cos'e' stata, in sostanza, la globalizzazione americana? Un trucco, inventato dall'e'lite finanziaria americana (protetta e fortificata dal dollaro come moneta mondiale, imposto con la forza) per costringere il mondo intero a pagare il suo debito, estero e di bilancio. Detto in termini piu' brutali, ma anche piu' esatti, un popolo, quello americano (e quello delle e'lites dei paesi ricchi e dei paesi meno ricchi) e' divenuto a tal punto consumatore compulsivo da essere ormai incapace di risparmiare. Il miliardo d'oro e' diventato un debitore cronico inguaribile. In primo luogo le classi medie americane.
Tutto e' stato fatto per tenerle (per tenerci) al guinzaglio con uno smodato livello di consumi, cioe' con un parossistico indebitamento. Il risparmio interno americano e' da tempo con segno negativo (consumi che superano i redditi). Chi paga? Paghera' il resto del mondo. Come? Attraverso la deregulation: la piu' gigantesca e spregiudicata manovra di raggiro violento mai tentata nella storia umana, se si eccettuano, forse, le costruzioni delle piramidi.
In cosa e' consistita la manovra? Nel consegnare ai mercati (a Wall Steet, che e' il mercato numero uno) gli strumenti per determinare, dall'esterno, le politiche economiche dei singoli paesi. E come si fa? Prendendo possesso dei titoli di debito di quei paesi, mettendoli in vendita e determinando i tassi d'interesse per il loro servizio. E' cosi' che tutti gli Stati sono diventati debitori, chi piu', chi meno. Non solo: debitori impossibilitati a pagare e costretti a indebitarsi ulteriormente presso gli stessi strozzini.
Per fare questo occorreva pero' un trucco preliminare: rendere le Banche Centrali del tutto indipendenti dai rispettivi governi e privatizzarle. In tal modo le Banche Centrali hanno lavorato per costringere i governi sotto le forche caudine dei mercati finanziari. Cioe' un pugno di qualche centinaio di persone, mai elette da nessuno, ha stretto una miriade di lacci attorno al collo dei popoli.

Quando i mercati finanziari sono crollati per conto proprio, ecco questa gang mondiale correre in soccorso alle banche truffatrici per salvarle. Con cosa? Con prestiti pubblici, pagati dai cittadini, a tassi quasi nulli. Ma le banche truffatrici, cosi' salvate, non hanno allargato il cappio con cui tenevano e tengono impiccati gli Stati ex sovrani. Che ora vanno in bancarotta uno dietro l'altro. E, per non andare in bancarotta, impongono misure restrittive drammatiche sui redditi della gente comune e sui servizi vitali per la popolazione. Cioe': per tenere in vita la speculazione selvaggia, che ha prodotto mondialmente, in questi ultimi decenni, un trasferimento netto di ricchezza dai poveri verso i ricchi attorno al 20% del Pil mondiale, si impoveriscono ancora gli strati piu' poveri della popolazione. Il rigore viene imposto non agli speculatori, ma ai cittadini.
Si spezza un patto sociale creando le condizioni per una esplosione di conflitti, dal quale sperano, sempre loro, di uscirne con soluzioni autoritarie. Questo e' il signoraggio elevato al cubo. C'e' una sola soluzione (ma non la si sente proporre dai sindacati, dai partiti che dovrebbero essere di sinistra, dalle opposizioni). Nazionalizzare il debito degli Stati e sottrarlo ai mercati finanziari. Il Giappone l'ha fatto, l'Argentina anche: entrambi ne sono usciti benissimo. Rinazionalizzare le Banche Centrali e' la seconda mossa indispensabile. Respingere la decisione europea di inasprire i controlli degli Stati da parte dei mercati finanziari.
E' la fine dell'Europa, dell'euro? Niente affatto. E' la fine della truffa. In ogni caso chi agita questi spauracchi dovrebbe sapere che questo meccanismo e' gia' al collasso, e non lo salvera' neppure la somma di sacrifici che si richiedono ai popoli incolpevoli e raggirati. Hanno ragione i greci che dicono: “non pagheremo”. Questa e' la risposta che deve risuonare in ogni piazza d'Europa.