domenica, luglio 10, 2011

INTERVISTA AUDIO rilasciata da Gioele Magaldi il 24 giugno 2011 a La Zanzara (radio24)

http://www.grandeoriente-democratico.com/intervista_radio24_3/25_giugno_2010_Intervista_3_Radio_24.html

ATTENTI AL CAIMANO PIDUISTA

Tratto da: http://www.democraziaradicalpopolare.it/Democrazia_Radical_Popolare_Flash_News_del_9-10_luglio_2011.html

Democrazia Radical Popolare:  Flash News del 9-10 luglio 2011
(“ATTENTI AL CAIMANO PIDUISTA”, “LA COPPIA TREMONTI-MILANESE E QUELLA LETTA-BISIGNANI” e “TAV-NO TAV in VAL DI SUSA”)





“ATTENTI AL CAIMANO PIDUISTA”
Su la Repubblica dell’8 luglio 2011 l’ormai famigerata e iper-glossata intervista/chiacchierata con Silvio Berlusconi che, con ritrovata pericolosità manipolatoria della pubblica opinione, ribadisce quanto aveva già lasciato “filtrare” mesi fa.
Cosa ammannisce agli spaesati concittadini tartassati dalle manovre vessatorie di Tremonti l’immarcescibile Fratello Caimano?
Che lui farà il padre nobile del PDL, che Angelino Jolie detto Al Fano sarà il candidato premier nel 2013, che Gianni Letta sarebbe un perfetto Presidente della Repubblica.
Berlusconi dichiara, poi parzialmente smentisce o sminuisce, questa volta come l’altra.
Visto che il film proposto è lo stesso, riproponiamo i commenti che già facemmo nel pezzo Due Maggiordomi con una Fava: i finti progetti del Massone Piduista e Pitreista Silvio Berlusconi per Palazzo Chigi (Premier falsamente designato: Angelino Alfano) e per il Quirinale (Presidente della Repubblica falsamente designato: Gianni Letta), non senza ribadire ciò che pensiamo della recente svolta alfaniana, invitando, chi ancora non l’avesse fatto, a cimentarsi nella lettura di Angelino Jolie detto "Al Fano" e la patetica e servile messinscena del Consiglio Nazionale del P.D.L., cioè del partito dei lecca...
Certo, comunque, che ci vuole proprio una bella faccia di bronzo per proporre un modesto picciotto di provincia come futuro Presidente del Consiglio el’alter-ego del Massone Piduista e pregiudicato Luisi Bisignani (cioè Gianni Letta) quale Presidente della Repubblica.
Ma attenti al Caimano…
Che, probabilmente, dopo una lunga fase di torpore e di continue smarronate mediatiche, sta riprendendo a giocare di fino.
I suoi obiettivi? Logorare Giulio Tremonti (vedi il clima preparatorio della vicenda di Marco Milanese) e agevolare e fomentare occultamente una tale guerra di bande all’interno del PDL, da indurre alla fine tutti i cortigiani, per non sbranarsi più, ad INVOCARE a gran voce la sua sempiterna candidatura.
Ma nel frattempo, attraverso questa tiritera del padre nobile che trascende le umane miserie partitiche e si ritira ad austere meditazioni da vecchio saggio (o vecchio satiro, a secondo delle interpretazioni), affrontare meglio gli eventuali attacchi che potrebbero essere portati al suo semi-monopolio mediatico e preparare adeguatamente l’entrata in politica della figlia Marina Berlusconi, vero asso nella manica da giocare al momento giusto, né troppo presto, né troppo tardi.
Tanti auguri, ma riteniamo che gli amici di Grande Oriente Democratico si metteranno di mezzo rispetto a questi progetti, che non sembrano andare nella direzione di una nuova fase politica rigenerata e de-berlusconizzata del centro-destra italico.
Sarebbe auspicabile, piuttosto, che il PDL diventasse un partito serio e autentico (rinunciando a permanere un’azienda/feudo della casata di Arcore), in grado di eleggere il proprio Segretario e i propri dirigenti, invece di farli nominare per volere grazioso del Monarca Silvio.

“LA COPPIA TREMONTI-MILANESE E QUELLA LETTA-BISIGNANI”
In attesa di più sapide e approfondite riflessioni, facciamo presente che, così come è impensabile che Gianni Letta non sapesse tutto quello che imbastiva e “trafficava” Luigi Bisignani (e non da ieri, ma da anni e anni), così appare ridicolo non constatare che le gesta improprie del Consigliere politico del Ministro dell’Economia, Marco Milanese, erano consentite e avallate proprio dal suo stretto legame con Giulio Tremonti.
Il quale non poteva non sapere quali e quante manovre di potere metteva in opera Milanese.
Tremonti non è un cretino e non è né cieco né sordo.
La verità è che lo scontro tra la “Ditta” capeggiata da Letta-Bisignani e la mini-corte di Tremonti con gran ciambellano Milanese è uscito drammaticamente allo scoperto, mostrando che razza di gente amministra la res publica e si permette di venire a fare la morale su come si dovrebbero governare l’economia e gli altri settori rilevanti di interesse collettivo.
E se Luigi Bisignani e Marco Milanese devono rendere conto di svariate cose alla magistratura e al popolo italiano, non dubitiamo che analogo dovere riguardi anche Gianni Letta e Giulio Tremonti.
Altro che futuro Presidente della Repubblica (Letta) o presente Supremo Garante dei conti pubblici e del rigore di bilancio e futuro Primo Ministro di un governo di transizione (Tremonti): l’uno torni a fare il consulente/lobbista strapagato di Goldman Sachs e l’altro si rimetta a fare il tributarista strapagato di chi vuole pagare meno tasse che può all’erario.
Entrambi, Letta e Tremonti, si ritirino a vita privata, insieme ai loro manutengoli e al loro compare di Arcore.
Amen.

“TAV-NO TAV in VAL DI SUSA”
In questi giorni, tanti di noi (e specialmente Gioele Magaldi) hanno ricevuto svariate mails, messaggi, telefonate di persone che manifestavano la propria avversione o approvazione per l’ormai ultra-noto progetto di costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità (TAV) che congiunga Torino e Lione.
In astratto, Noi di Democrazia Radical Popolare siamo favorevoli alla realizzazione di infrastrutture tecnologicamente avanzate (pur con la dovuta attenzione all’eco-sostenibilità di qualsivoglia opera) e, dunque, saremmo favorevoli anche alla realizzazione di questo impegnativo progetto che tanto fa discutere.
Il problema, però, è anzitutto di METODO.
Se moltissimi abitanti della Val di Susa e loro amministratori locali (sindaci), con l’ausilio di docenti, professionisti vari, esperti, esprimono da tempo ragionate argomentazioni a sfavore di questo specifico progetto TAV Torino-Lione, sostenendo che l’opera è troppo costosa e non produrrà effetti competitivi per il trasporto delle merci (obiettivo principale a cui l’iniziativa sembra destinata), che ci sono grandi rischi per la “tenuta” della valle in caso di alluvioni qualora i tunnel previsti fossero realizzati, che ci sono rischi di malattie gravi in ragione degli squilibri geologici e minerali implicati dai lavori di costruzione previsti, allora forse bisognerebbe trattare la questione in termini più dialogici e meno ideologici.
D’altro canto, bisogna pur considerare che lo sviluppo infrastrutturale e tecnologico di ogni nazione-in epoca moderna e contemporanea- ha sempre comportato qualche danno collaterale all’ambiente circostante. Ma se quando si dovevano realizzare le grandi reti autostradali italiane si fossero fermati i progetti a causa delle lamentele di questa o quella parte di popolazioni locali più toccate dai disagi inerenti tali infrastrutture, oggi non potremmo spostarci agevolmente da una parte all’altra della penisola e saremmo un paese ancora più sotto-sviluppato di quanto già non siamo.
Bisogna infrangere il totem dell’immobilismo e dell’avversione dura e pura ad ogni cambiamento dell’ambiente circostante, così come il dogma della indiscutibile ragione di stato.
Lo Stato sono i cittadini.
E, specie in tempi di enfatizzazione retorica del federalismo, occorre che le popolazioni locali siano consultate preventivamente sulle grandi opere che interessano il loro territorio.
Questo, sia detto anche a beneficio del Ministro Maroni e di quei leghisti che, sulla vicenda della Val di Susa, hanno assunto atteggiamenti iper-centralisti e anti-autonomisti, confermando in modo osceno la cialtronaggine e l’opportunismo della propria linea politica.
D’altra parte, poiché determinate infrastrutture non interessano solo le cittadinanze locali, ma quelle più ampie della nazione o dei rapporti bilaterali tra paesi europei, sarebbe bene che le consultazioni fossero fatte su scala adeguata, con referendum coinvolgenti tutte le collettività nazionali interessate.
Come sintesi provvisoria, in attesa di studiare meglio le ragioni pro e contro questa specifica realizzazione della TAV Torino-Lione, Noi di Democrazia Radical Popolare proponiamo che:
  1. I Media nazionali invitino governo italiano, rappresentanti delle istituzioni locali del Piemonte e della Val di Susa, rappresentanti ed esperti dei gruppi a favore o a sfavore della realizzazione di questa infrastruttura, per un confronto aperto, leale, competente e non retorico né pseudo-ideologico della questione, al cospetto dell’intero popolo italiano (questo è il sale della DEMOCRAZIA)
  2. Il Governo e le forze politiche di tutto l’arco costituzionale prendano in considerazione la possibilità di un Referendum consultivo nazionale sulla vicenda
  3. I Gruppi di cittadini della Val di Susa (o le associazioni di altre provenienze) si impegnino a manifestare il proprio dissenso rispetto all’opera in corso sempre e comunque in modo pacifico, non-violento e rispettoso delle leggi, senza aggressioni o resistenza armata rispetto a coloro che-incolpevoli di alcunché-stanno eseguendo dei lavori legalmente autorizzati o rispetto a quei ragazzi delle forze dell’ordine che ubbidiscono ad ordini superiori e compiono soltanto il loro dovere di far rispettare la legalità
  4. Tuttavia, e questo lo diciamo con il pieno avallo degli amici di Grande Oriente Democratico, non vogliamo percepire nemmeno il più vago sentore di storie di infiltrati fra la folla pacifica (benché determinata) collocati in determinate situazioni per provocare e giustificare reazioni spropositate delle forze di sicurezza. Non vogliamo più nemmeno lontanamente pensare, inoltre, che anche in Val di Susa possa essere reiterata la squallida messa in scena degli IMPRENDIBILI BLACK BLOC (o BLOCK) che a Genova per il G8 del 2001 arrivarono, devastarono, provocarono e se ne andarono indisturbati senza che le forze dell’ordine si preoccupassero di prevenirne l’azione, interromperla o arrestare qualcuno dei partecipanti. Noi e gli amici di GOD siamo pro-globalizzazione (sebbene riteniamo che essa debba riguardare non solo le merci e la finanza, ma anche i diritti civili e politici, nonché la tutela di sacrosanti diritti dei lavoratori, specie quelli più esposti a sfruttamento) e non riteniamo che molti dei manifestanti anti-G8 avessero ben meditato il senso (talora squinternato e poco avveduto) delle proprie proteste. Però la vicenda di Genova 2001 è stata UNA PAGINA VERGOGNOSA, per le forze dell’ordine e per i servizi segreti italiani, così come per i servizi di intelligence di altri paesi che “monitoravano” l’evento. Vicende del genere, NOI non intendiamo mai più TOLLERARLE. E se sulla vicenda del G8 di Genova rimandiamo alla lettura dell’interessante libro di Franco Fracassi, G8 GATE. 10 anni d’inchiesta: I segreti del G8 di Genova, 2011, pubblicato dalla casa editrice Alpine Studio (vedi Copertina di:  Franco Fracassi, G8 GATE. 10 anni d’inchiesta: I segreti del G8 di Genova, Alpine Studio 2011 e Scheda di: Franco Fracassi, G8 Gate. 10 anni d’inchiesta: I segreti del G8 di Genova), sugli aspetti poco chiari (presenti e futuri) di questa vicenda della Val di Susa, lo ripetiamo FORTE e CHIARO: non vogliamo vedere violenze da parte di valligiani manifestanti o di loro simpatizzanti venuti da fuori, ma non vogliamo nemmeno vedere sospetti infiltrati o presunti black-block che prima agiscono violentemente, ma poi nessuno si premura di arrestare ed interrogare…E’ TUTTO CHIARO A TUTTI? Chi ha orecchie e intelletto per intendere, INTENDA.

LE CITTADINE E I CITTADINI DI DEMOCRAZIA RADICAL POPOLARE

lunedì, luglio 04, 2011

Democrazia diretta: come si scrive una costituzione

La nuova Costituzione dell’Islanda sta nascendo grazie a internet a Facebook e YouTube

giovedì 30 giugno 2011 di Umberto Calabrese 

Tratto da: http://www.agoramagazine.it/agora/spip.php?article17574


In Islanda dalla crisi economica del 2008 che ha mandato in bancarotta buona parte del Paese qualcosa è cambiato. E questo cambiamento passa anche dalla nuova carta costituente, una Costituzione 2.0: in Islanda a luglio termineranno i lavori, ma quotidianamente le bozze vengono condivise con i cittadini attraverso Facebbok e Twitter. Inoltre su è disponibile un canale video e attraverso Flickr si possono avere contributi fotografici.

L’Islanda sta rinascendo grazie a internet ed ai social network. Il lavoro della commissione costituzionale viene infatti condiviso quasi in tempo reale attraverso YouTube e compagni, così che ogni articolo della bozza possa ricevere input e correzioni dal popolo della rete. Tutto questo, in un Paese di 320 mila persone dove il 60% degli abitanti possiede un profilo su Facebook vuol dire, più’ o meno, il popolo tutto.
La bozza su cui stanno lavorando i venticinque membri dell’assemblea costituente viene regolarmente aggiornata e pubblicata online, con l’invito rivolto ai cittadini a inviare commenti e suggerimenti, alcuni dei quali già assimilati all’interno del testo in corso d’opera. Anche i lavori della stessa Assemblea sono pubblici e possono essere seguiti in diretta sulla rete: un rinnovamento digitale a 360°.
È proprio su Facebook social network che ogni decisione presa sulla nuova “carta costituzionale” viene messa al “vaglio” della popolazione. Gli islandesi possono così valutare quanto appena deciso, e proporre eventuali modifiche o suggerimenti, che verranno poi eventualmente valutati dalla stessa commissione.
Gli aggiornamenti “in tempo reale” delle sedute, non si fermano solamente al “canale” Facebook (o Twitter), ma vengono messi “in rete” anche attraverso altre piattaforme “virtuali” e, soprattutto, “sociali”.
I video relativi alle riunioni sono infatti caricati direttamente su Youtube, mentre le immagini migliori trovano la loro diffusione su Flickr.
La tecnologia, in tal caso, viene usata come mezzo di accesso “diretto” al processo decisionale da parte degli utenti della rete.
Una “sperimentazione”, quella dell’Islanda, che potrebbe fare quindi da “apripista”, per eventuali azioni simili anche in altre parti del mondo.
La nuova Costituzione on line è dunque l’atto che sancisce un mutamento politico incessante e prepotente, una vera rivoluzione, il culmine di un desiderio di partecipazione che restituisce davvero la res-pubblica ai legittimi proprietari.
L’Islanda non ha mai posseduto una costituzione propria, perché all’atto della proclamazione della Repubblica, l’isola si dotò della carta danese, ovviamente emendata ad hoc in quel passaggio che consegna l’autorità, invece che al re, al presidente della Repubblica.
La rivoluzione passata nel silenzio più assoluto sta arrivando alla Costituzione 2.0 che è stata preceduta da un lavoro preparatorio encomiabile.
I venticinque costituenti che siedono in Parlamento da novembre 2010 sono stati eletti in base a requisiti elementari: la maggiore età e il sostegno di 30 persone. Tutti tranne i minorenni e gli eletti nazionali, in pratica: si sono presentati in 522, e venticinque di loro sono ascesi agli onori pubblici. Dalle linee guida emerse in questi giorni, si possono già elencare alcuni principi cardine della Costituzione secondo gli islandesi: separazione tra Chiesa e Stato, la nazionalizzazione di tutte le risorse naturali e una chiara separazione di potere esecutivo e legislativo.
Particolarmente sentiti, dopo la crisi del 2008 ed il tentativo di scippo delle solite multinazionali a caccia di business, sono i temi ambientali.
È prevista infatti nella nuova Carta una totale tutela del patrimonio paesaggistico dell’Isola, che vanta più di ottanta tra parchi, monumenti naturali, riserve paesaggistiche e rifugi faunistici.
L’Islanda ha il miglior indice ambientale del 2010: qualità dell’aria, utilizzo delle risorse idriche, forestali, sfruttamento della pesca, biodiversità e agricoltura, sono quanto di meglio c’è nel pianeta in termini di qualità e sostenibilità. Attualmente governa una coalizione di sinistra formata da socialdemocratici, femministe ed ex-comunisti.
Il 27 giugno a Bruxelles si sono aperte le trattative per l’ingresso dell’Islanda nell’Unione europea - I dossier più complessi: pesca e Icesave (la banca online fallita sulla scia di Lehman Brothers).
l’Islanda potrebbe diventare il ventinovesimo membro Ue in un paio di anni (la Croazia entrerà nel 2013). Il piccolo Paese nordico gode infatti di una legislazione largamente in linea con quella europea, dato che già fa parte del See, lo spazio economico associato all’Ue che raggruppa anche Norvegia e Liechtenstein.
L’Islanda ha una popolazione di soli 300mila abitanti, meno di Malta, ma mantiene un’importanza strategica per Bruxelles, legata alle sue grandi distese di acque territoriali: le più pescose del pianeta e oggi di sfruttamento esclusivo dei pescatori islandesi.
Una situazione destinata a cambiare in caso di entrata nell’Ue: la condivisione delle risorse ittiche si annuncia pertanto il dossier più spinoso per l’opinione pubblica islandese, che potrebbe rifiutare l’adesione in un referendum.
Ma a complicare le trattative ci sarà anche il caso Icesave, la banca online fallita sulla scia di Lehman Brothers. Reykjavik deve restituire 3,8 miliardi di euro ai depositanti di Olanda e Regno Unito, ma il piano di rimborso è stato bocciato in ben due referendum dai contribuenti islandesi, sui quali avrebbe pesato un debito di 12mila euro pro capite.
Proprio la doppia crisi bancaria e valutaria che ha investito l’isola nel 2008 è all’origine dell’attuale processo di adesione. Il modello di sviluppo basato sul credito facile e la spregiudicatezza finanziaria si è rivelato insostenibile, sollevando il dubbio se una nazione così piccola possa cavalcare l’onda della globalizzazione e allo stesso tempo restare al di fuori dell’UE e dell’euro. Prima del prossimo decisivo referendum, gli islandesi hanno ancora del tempo per riflettere sui pro e i contro dell’integrazione con il resto del Continente.
Ma il popolo islandese invece di preoccuparsi, si sta dotando di una rivoluzionaria Costituzione alimentata dalla rete, e potrebbe anche contenere un articolo in cui non sarà previsto nessun rimborso, e l’UE che farà? Certo un popolo che come quello siciliano ha il primato del primo parlamento moderno. Infatti, intorno all’anno Mille si trovano resoconti di assise in Islanda (l’Alþing), nelle isole Isole Far Oer e nella Sicilia normanna. In Sicilia si evolse in parlamento legislativo intinerante con prima sede a Mazzaro del Vallo e poi Taormina, ecc...Ma fu nel 1130 con al convocazione delle Curiae generales da parte di Ruggero II a Palermo, nel Palazzo dei Normanni con la proclamazione del Regno di Sicilia che si può parlare di primo parlamento in senso moderno.
Ma senza ombra di dubbio l’Islandesi come i siciliani intorno all’anno mille fecero una prima rivoluzione democratica con assemblee popolari, in Islanda la storia si ripete e nei dintorni del 2011 si danno una Costituzione popolare e democratica usando le moderne Agorà di Facebook e You tube...
Nell’Isola di Islanda è in atto la prima sommossa democratica del millennio e nell’Isola di Sicilia i giovani hanno le Forchette rotte e non sono né grillini, né cretini ma guardano al futuro rivendicando il diritto di non far più mangiare a nessuno il proprio futuro... in Spagna il popolo è in piazza in quanto non è merce per banchieri e politici... in Grecia le piazze sono in fuoco... credo che per le democrazie plebiscitarie e i loro leader, per il consumismo esasperato, le banche e le ideologie dell’800 e ’900 il sipario stia per calare, il mondo ha fame di democrazia, perché la democrazia è l’unica forma, imperfetta quanto si vuole, ma è il senso della nostra vita!

domenica, luglio 03, 2011

Debito Nazionale degli Stati Uniti in tempo reale

U.S. National Debt Clock : Real Time

Operazione Italia



Tratto da:  http://anonops-ita.blogspot.com/2011/06/comunicato-30062011.html
 

Operation Italy

Target:

www.telecomitalia.it

Comunicato

All'attenzione dei cittadini del mondo,

Anonymous ha deciso di attaccare ancora e lo fa colpendo Telecom Italia
Anonymous vuole una rete libera e cmbatte da sempre per la libertà i internet nel mondo.

In Italia da un po' di tempo la situazione è critica, ci sono dei filtri applicati al p2p che limitano la banda dell'utente

Noi siamo Anonymous
Noi non perdoniamo
Aspettateci sempre

Fonti:
http://computerflorence.blogspot.com/2011/02/telecom-italia-minaccia-il-p2p.html