martedì, marzo 30, 2010

Domande e risposte tra il governatore Formigoni ed una cittadina bresciana

Le 3 domande poste il 19/3/2010 a Formigoni

L'art. 33 della Costituzione recita: "Enti e privati hanno il diritto a istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo stato", è giusto che la Regione Lombardia abbia girato alla scuola privata lombarda ben 45 milioni di € nell'a.a. 2008/09?
2) E' giusto che la Regione Lombardia destini l'80% dei fondi per il diritto allo studio ai soli studenti della scuola privata che sono solo il 9% della popolazione scolastica??
3) E' giusto che i Dirigenti Scolastici siano costretti a tassare le famiglie per continuare a sopravvivere e non chiudere i "portoni" per collasso. Il contributo volontario ai genitori viene chiesto per tutto: per pagare le supplenze ma anche per non lasciare le aule e i ragazzi privi di gessetti, carta igenica, detersivi e fotocopie. E'questa l'unica entrata certa su cui le scuole possono contare per il futuro. L'anno prossimo mia figlia si iscriverà alla classe 2^ del Liceo Statale dovrò versare un "contributo di laboratorio" pari a € 150, ma la scuola pubblica non dovrebbe essere gratuita?

La risposta di Formigoni in data 25/3/2010
Gentile signora XXXXXX,
la sua mail appare una fotocopia di altre. Mi auguro comunque che sia l'occasione per una riflessione seria perciò vorrei risponderle con un ragionamento e anche qualche dato.
In Italia sembra impossibile a volte ragionare in modo non ideologico: la scuola viene considerata pubblica solo se è statale e si perpetua un'impostazione centralistica e dirigistica di istruzione e organizzazione scolastica, salvo poi lamentarsi che lo Stato non fa abbastanza. In altri Paesi europei, dei più diversi orientamenti culturali e politici, dalla Francia all'Inghilterra, alla Finlandia all'Olanda non è così. E credo che non sia un caso se i sistemi scolastici in cui c’è ibertà di scelta e autonomia scolastica con la definizione di standard nazionali di qualità e di valutazione sono quelli in cui si ottengono i risultati migliori in termini di apprendimento, di crescita e di vantaggio competitivo per gli studenti. Basta leggere i rapporti dell'OCSE per rendersene conto.
Mentre noi siamo ancora qui a disquisire su come interpretare l'art. 33 della Costituzione, i nostri ragazzi e giovani, specie se non sono di famiglia abbiente, non possono usufruire di tutte le opportunità che un sistema libero e paritario di istruzione potrebbe offrire loro. E intanto il nostro ascensore sociale è fermo.
Desidero ricordare anche la sentenza della Corte Costituzionale n° 454 del 1994, nella quale è stato ribadito che l'obbligo scolastico può essere adempiuto in modi diversi dalla frequenza delle scuole pubbliche statali, e che sarebbe ingiustificatamente discriminatoria l’esclusione, di chi assolva in uno dei modi diversi da tale tipo di frequenza, da provvidenze destinate non alle scuole bensì agli alunni.
Oggi la scuola pubblica, in Italia, comprende sia la scuola statale sia la scuola paritaria; infatti, la legge nazionale 62 del 2000, approvata durante il Governo D'Alema, afferma che la scuola è pubblica in base al servizio che rende alla società, indipendentemente dalla figura giuridica del gestore. La scuola, sia statale sia paritaria, è scuola di tutti e per tutti perché è scuola della società e della nazione.
A fronte di una parità giuridica manca ancora però una parità economica: lei non sa che la scuola statale costa alla collettività oltre 7.300 euro l'anno per studente, di cui 5.700 euro in capo allo Stato e il restante a carico delle Regione e degli enti locali.
Per le scuole paritarie, che offrono un servizio pubblico, lo Stato paga un contributo medio di 511 euro per studente. Quindi ogni studente iscritto alle scuole non statali genera paradossalmente un risparmio per lo Stato di 5.200 euro.
Forse non sa che le scuole paritarie svolgono un servizio indispensabile per la collettività: le scuole dell'infanzia non statali in Lombardia sono 1.491 e danno un servizio a oltre 157 mila bambini, il 59% del totale. Cosa succederebbe se si chiudessero tutte? Le scuole statali non sarebbero certo in grado di accogliere tutti
questi bambini.
Ora alcuni dati sulla Dote scuola di regione Lombardia, per non fare confusione.
I beneficiari della dote scuola per l’anno scolastico 2009/10 sono stati 257.848, di cui 67.206 iscritti ad una scuola paritaria e 190.642 iscritti a scuole statali.
In Lombardia gli studenti iscritti alle paritarie sono il 19% del totale, ben sopra la media nazionale del 12%.
Tra coloro che richiedono la componente Buono Scuola il 34% ha un reddito inferiore ai 15.458 Euro e oltre il 10% chiede anche il sostegno al reddito poiché ha un ISEE inferiore o uguale a 15.458 Euro. Con la Dote Scuola Regione Lombardia compie un atto di equità sostenendo sempre le persone e non le scuole, perché non sia
svantaggiato chi sceglie una scuola non statale avendo già pagato le tasse.

Per parte mia come Presidente di Regione Lombardia mi impegnerò perché a tutti i cittadini sia offerta la possibilità di godere di un sistema di istruzione in cui possano esercitare la libertà di scelta e trovare la massima qualità ed equità, con una particolare attenzione a chi ha maggior merito e a chi ha maggior bisogno di mezzi e di sostegno.
Con viva cordialità.
Roberto Formigoni

La mia risposta del 26/3/2010
Gent.le signor Formigoni,

in una cosa le devo dare ragione, stiamo discutendo di un articolo della
Costituzione, "L'art. 33 "Enti e privati hanno il diritto a istituire scuole
e istituti di educazione senza oneri per lo stato" .
Tale articolo è di una chiarezza lapalissiana e quindi non dovrebbe aver bisogno di nessuna interpretazioni, salvo le distorsioni interpretative di una certa politica. sinistra compresa, che volendo servire Dio e Mammone, ha piegato la norma a suo uso e consumo. E ogni commento a ciò mi sembra perfettamente inutile.
E a proposito di parità, gli stipendi dei 22.000 insegnanti di religione cattolica - assunti nella scuola pubblica solamente con il placet delle curie (alla faccia dei pubblici concorsi!) – costano allo Stato ogni anno circa 950 milioni di euro. Non si capisce perché questo relitto del Concordato del ’29 tra fascismo e Vaticano, riconfermato nell’84 da Craxi-Casaroli, non venga abolito, o almeno perché non sia il Vaticano a pagare direttamente chi fa catechismo nelle scuole pubbliche. Vengono inoltre erogati ogni anno alle strutture cattoliche 700 milioni di euro per convenzioni tra Stato ed Enti Locali su sanità e scuola. A questo proposito si comprende meglio perché, come da anni cercano di affermare anche i Cobas della scuola, gli asili e le scuole materne non siano appannaggio diretto di Stato e Comuni, in quanto la fetta da distribuire alle curie è ben ricca e consistente. Questi ultimi dati sono certamente per difetto anche perché sappiamo che l’unica voce della scuola che da anni continua ad aumentare, sia durante i governi di centrodestra che in quelli di centrosinistra, è il finanziamento delle scuole private, alla faccia dell’articolo 33 della Costituzione che afferma che esse devono essere “senza oneri per lo stato”. Per esempio il decreto interministeriale 28/05/09 fissa la quota dei contributi statali a 120.000.000 di euro per tutte le scuole “paritarie” cioè le private -confessionali, confindustriali o semplici esamifici – nonostante i pesanti tagli alla scuola pubblica. Nel 2004 lo stato aveva elargito 258 milioni di finanziamento alle scuole cattoliche, 44 milioni alle 5 università cattoliche, più 20 milioni per il campus biomedico dell’Opus Dei (diventati 30 nel 2005). Nel 2005 l’ammontare dei contributi è stato di 527 milioni. Nel 2006 – anno di ulteriori pesanti tagli alla scuola pubblica – 532,3 milioni di Euro.
Perchè in un ottica di risparmio non accollare al Clero lo stipendio di questi insegnanti, vede che bel risparmio per lo Stato e di conseguenza per la Regione. Ma avete mai analizzato seriamente cosa fanno gli studenti durante l'ora di religione ?
Cordiali saluti
xxxxxxxx

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